Quando è stata l’ultima volta che avete fatto un backup? Di recente, ne sono certo, e avete fatto bene. Ormai i ricordi personali, i prodotti del nostro lavoro, le cose che amiamo e ci definiscono, vivono in gran parte su qualche tipo di supporto digitale, e questo processo di migrazione dal fisico al virtuale è inarrestabile. Che ne direste allora di salvare non solo le vostre cose, ma la vostra stessa identità personale, i vostri ricordi, eventi vissuti e quant’altro, dentro un computer? Ve la sentireste di effettuare un “Mind Uploading”, ovvero di trasferire la vostra mente dal cervello a un sistema di elaborazione artificiale in grado di riprodurne completamente le funzioni, così da lasciare intatto tutto ciò che siete, pensate, desiderate e ricordate, garantendovi una specie di surrogato dell’immortalità?
Adesso non è possibile, ma forse tra una ventina d’anni il cervello umano potrebbe essere immortale, grazie all’upload dei propri ricordi in forma digitale, consultabili in ogni momento attraverso un computer. La suggestione di per sé è molto vicina alla fantascienza, ma con i nuovi progressi della medicina e delle neuroscienze, molti ricercatori sono convinti si possa presto realizzare un’operazione di questo tipo, impedendo di fatto che la memoria di una persona vada persa dopo la morte.
Entro il 2045 sarà possibile salvare i ricordi grazie ai progressi della neuroscienza. Il costo? Quasi 9mila euro per ottenere un cervello immortale digitalizzando la memoria umana.
Quello del mind uploading è un tema ricorrente della fantascienza. Dopo “Trascendence”, l’ultima in ordine di tempo è la serie TV “Upload“ , diffusa attualmente da Prime Video e giunta alla seconda Stagione.
Upload è ambientato nel 2033, in un futuro in cui gli esseri umani sono in grado di “caricare” (upload) la propria coscienza, al momento della morte del proprio corpo, in un aldilà digitale, un ambiente più o meno ideale a seconda del prezzo pagato per ottenerlo. Quando Nathan (il protagonista) va incontro a morte prematura, per un incidente stradale dalle dinamiche oscure, provocato apparentemente dalla sua auto a guida autonoma, viene accolto nella sua versione di “Paradiso Personalizzato” (nota come “Lake View”, di proprietà della Horizen) da Nora, un’assistente umana incaricata di affiancare le fasi iniziali di adeguamento e apprendimento al nuovo piano di esistenza. La serie segue i due mentre Nathan si abitua alla vita lontano dai suoi cari e Nora fatica a rimanere a galla economicamente e a lavorare insieme a Nathan nel mondo virtuale, come suo angelo ovvero aiutante, mentre il mistero sulla morte di quest’ultimo si dipana. Nel 2033 la vita dopo la morte è nel programma di aldilà digitale UPLOAD, ma può anche accadere che un “Angelo Custode” in carne e possa innamorarsi di un defunto digitalizzato. Immancabili i colpi di scena. E qui mi fermo per non essere tacciato di spoiling.
Prescindendo dall’improbabile scenario fantascientifico della serie TV, molti transumanisti ipotizzano che un giorno potremmo essere in grado di scansionare il cervello umano e “caricarlo” su un computer. Questo potrebbe consentire agli umani di sopravvivere alla morte in forma digitale, o di conservare una copia di se stessi che resti per molto tempo dopo la morte. Oggi non siamo neanche lontanamente in grado di farlo, ma la domanda è: “Possiamo conservare il cervello fino a quando la tecnologia non rendesse possibile la sua digitalizzazione?”
Ebbene Sì. Ne sono certi, per esempio, gli studiosi della startup americana Nectome, che da qualche tempo, con il contributo del fondatore Robert McIntyre, già ricercatore del Mit (Massachusetts Institute of Technology) nel campo dell’Intelligenza Artificiale, stanno verificando la fattibilità scientifica di un processo simile. La startup, nata nel 2015, sta provando a sviluppare tecnologie che permettano di fatto la digitalizzazione del cervello, di quanto ricorda e delle emozioni provate di fronte ai ricordi. Ma lontanamente di quanto si sia letto o visto in molti libri e film distopici (come di recente la testé menzionata serie tv Upload), non c’è alcun legame con l’ibernazione o il trapianto dell’organo, bensì si tratterà di un’operazione più simile alla realizzazione di un backup, come se la memoria divenisse un archivio su Cloud.
Sfide e investimenti
I maggiori limiti riguardano l’operazione in sé, ovvero la trasformazione degli impulsi nervosi di circa 86mila milioni tra neuroni e altre cellule specifiche nella ricezione degli stimoli, in quella che sarebbe di fatto una memoria digitale fatta di bit, nella componente emotiva, tra l’altro, l’aspetto che differenzia maggiormente gli uomini dai computer. Allo stesso modo, per portare avanti una simile ricerca, non si può fare affidamento a un cervello umano standard, dal momento che i ricordi stessi sono frutto di continui cambiamenti nel corso della vita.
Di fronte a questa sfida, raccontano i ricercatori, l’organo umano dovrebbe essere come imbalsamato, in modo tale che resti intatto nel corso di un lasso temporale sufficiente al completamento del “back up”, che implica singolarmente molte perplessità non solo scientifiche, ma anche etiche, dal momento che i soggetti più idonei per svolgere questo tipo di studi sarebbero i malati terminali o chi riversa in uno stato di coma. Per riuscire in questo arduo compito, a dispetto di molte critiche ricevute, la società ha già raccolto il sostegno del Mit e le risorse provenienti da diversi investitori, che credono nell’ambizioso progetto.
Secondo l’imprenditore e miliardario russo Dmitry Itskov, nel 2045 questa prospettiva potrà essere più realistica, in proporzione ai progressi del Metaverso nei prossimi anni, con la vita quotidiana delle persone che sarà sempre più digitale e con una crescita sempre maggiore dei dati attribuibili ai singoli individui. Una prospettiva della quale è convinto anche Raymond Kurzweil, direttore del dipartimento Ingegneria di Google.
Posti prenotati
Al di là della fattibilità, gli obiettivi posti al momento riflettono la volontà di conservare la memoria storica, siccome i ricordi di un singolo cervello umano permetterebbero di disporre di una conoscenza significativa per estendere il bagaglio delle fonti consultabili, per quanto soggettive e filtrate dall’individuo. Gli oppositori paragonano questo processo alla criogenesi, che parallelamente studia un modo per l’ibernazione dei corpi, prevenendo la morte delle persone. A dispetto dei molteplici dubbi, sarebbero già venticinque le persone che hanno prenotato un posto, affinché Nectome possa digitalizzare la propria memoria, attraverso un’iscrizione che costa la modica cifra di 10mila dollari, l’equivalente di quasi 9mila euro.
Il tranello della copia digitale
Gli esseri umani potrebbero un giorno arrivare ad una sorta di “immortalità digitale”, ma quest’ultima nasconderebbe comunque un “tranello” secondo quanto spiega a Live Science la direttrice, nonché fondatrice, del Center for the Future Mind della Florida Atlantic University, Susan Schneider. A tal proposito, spiega la Schneider, che se nel processo di trasferimento della mente di un soggetto umano su un supporto digitale il cervello sopravvive, non si può parlare di immortalità perché il soggetto biologico comunque sopravvive e un giorno dovrà comunque affrontare il dolore della morte. Anche se il soggetto muore, però, durante il processo non si può parlare di immortalità in quanto sopravviene la morte e dunque il cervello non sopravvive al processo ma ne resta solo una copia. Dunque, in ogni caso, si può parlare solo di “doppio digitale” e non di “immortalità digitale”.
Il trasferimento della mente su un supporto digitale sarebbe, dunque, solo un workaround, una soluzione alternativa per allungare la vita di una coscienza, non quella di un vero soggetto umano che, si presume, è fatto anche di altre cose oltre di una coscienza che, almeno in teoria, risiede all’interno di un organo, ossia il cervello.
Conclusioni e Considerazioni finali
Sicuramente il film Upload è stato ispirato da questa teoria al confine fra scienza e fantascienza, ma non si può negare che, andando avanti a passi da gigante con il progresso tecnologico, tale confine diventa sempre più labile. E non parliamo di abitare Marte o di terraformare Venere, né di viaggi nel tempo, ma di digitalizzare la memoria umana e chissà, forse un giorno anche la coscienza. E la privacy? i propri ricordi in mano a scienziati del futuro che allestiranno una “Banca della Memoria Umana” oggetto di business? Perché alla fine la storia si ripete: chi finanzia si aspetta il profitto dopo il recupero dell’investimento. Questo fa veramente paura, forse più degli incroci fra uomini e scimmie, poiché non abbiamo idea e non ce l’avremo finché non sarà troppo tardi per tornare indietro. Preferisco concludere con un pensiero positivo, ovverosia pensare che copie digitali di noi stessi possano un giorno viaggiare nello spazio ed esplorare nuovi mondi, superando così i limiti del nostro fragile, ma sempre unico e prezioso corpo umano.
Vincent
Scrittore, Musicista, Informatico
Fonti : Corriere della Sera, articolo di Lorenzo Nicolao “Nuova suggestione per la scienza: un cervello immortale digitalizzando la memoria”,
Wired Scienza e Medicina https://www.wired.it/scienza/medicina/2014/05/02/fai-il-backup-di-te-stesso/
Mind Uploading, Wikipedia
Articolo “Nectome vuole conservare (e digitalizzare) il tuo cervello” https://www.futuroprossimo.it/2021/01/nectome-vuole-conservare-e-digitalizzare-il-tuo-cervello/
Film fantascienza “Upload”, attuale, su Amazon Prime, prima e seconda stagione