- “Sior Pare, mi vieni a vedere sabato in comune che faccio una lettura?”
- “E cossa ti ezi, el contator del gas?” (E cosa leggi? Il contatore del gas?)
L’umorismo del Sior Pare non manca mai, come una sua nipote tiene a puntualizzargli sempre “Ti ga sempre a batùa pronta” (Hai sempre la battuta pronta). In ogni occasione, infatti, non c’è modo di trattenerlo anche nelle situazioni più serie.
- “Ma no, è una lettura seria! Leggiamo alcuni brani per la giornata della memoria“
- “Cossa xe a giornata dea memoria?” (Cos’è la giornata della memoria?)
- “Xe quea dea Shoa” (È quella della Shoa)
- “Quea dei ebrei? Va ben ciò, vegnemo!” (Quella degli ebrei? Va ben, veniamo!)
Così è successa una cosa che raramente succede in questa casa, se non per andare a qualche visita medica. Sveglia mattiniera, sia per me che per il Sior Pare, di sabato mattina. Cosa non si fa per andare a vedere un’amica fare queste letture, organizzate dall’associazione teatrale del quartiere, dedicate alla giornata della memoria.
Nella speranza di trovare un parcheggio disabili vicino, per farlo camminare il meno possibile, arriviamo fino a davanti al municipio, purtroppo con scarsissimo risultato. Non c’è un posto auto libero, in quanto è giornata di mercato. Fortunatamente è una bellissima giornata di sole, e quindi, anche se troviamo posto distante, la passeggiata diventa piacevole da fare.
Entriamo in municipio e la sala in cui saranno letti i brani è tappezzata di lavori fatti dalle scuole del quartiere.
Ci sediamo vicini al leggio, così sente meglio, in attesa che inizino le letture.
Ascolta uno dopo l’altro i brani in un silenzio religioso. Tranne un solo sussulto, quando sente il nome di Primo Levi.
L’esibizione finisce e ci aggreghiamo, insieme alla compagnia, a condividere un momento conviviale insieme. Si sa che la compagnia è sempre stato il suo forte. Uno spritz e via.
Ci salutiamo e…
- “Ciò, visto che semo qua, ti vol che ‘ndemo a torse un poeo rosto?” (Eh, visto che siamo qua, vuoi che andiamo a prenderci un pollo arrosto?)
Facciamo il giro della piazza, tra le poche bancarelle rimaste del mercato, cogliamo l’occasione di prendere quelle verdure che nei supermercati non troviamo mai, e ci avviamo verso la sua rosticceria storica preferita.
Quando prendiamo il pollo arrosto di solito è sempre contento e soddisfatto, ma oggi rimane assorto più del solito nei suoi pensieri.
- “Allora papà ti sono piaciute le letture?“
- “Ciò, el brano de Primo Levi xe sta beo, tanto intenso. D’altronde, se no me sbaglio, xe sta anca in campo de concentramento. No me ricordo se in Germania o a Auschwitz proprio. Se xe sta in Polonia ghe gera i campi più duri, e più diffisii.” (Eh, il brano di Primo Levi è stato bello, tanto intenso. D’altronde, se non mi sbaglio, è stato anche in campo di concentramento. Non mi ricordo se in Germania o ad Auschwitz proprio. Se è stato in Polonia, là c’erano i campi più duri e difficili)
- “Eh si, era proprio lì ad Auschwitz. Ma lo sapevi che anche Giovannino Guareschi era stato in prigionia?“
- “Sì, me pareva de averlo sentìo tempo fa, ma no savarìa dove.” (Sì, mi sembrava di averlo sentito, ma non saprei dove)
E così, finendo a parlare della sua amata storia, ha esternato i pensieri raccolti durante le letture.
- “Ciò, xe storie tanto tristi e dure, ma fa parte dea nostra storia. Bisogna studiarle e ricordarle.” (Eh, sono storie tanto tristi e dure, ma fanno parte della nostra storia. Bisogna studiarle e ricordarle)