Terapia domiciliare: il bene dell’altro è la priorità

Un protocollo di cure domiciliari che ha risparmiato a quasi 20mila persone il ricovero in ospedale. Il gruppo Facebook Terapia Domiciliare in ogni Regione, fondato dall’avvocato Erich Grimaldi per difendere i diritti dei malati di Covid, conta oggi più di 450mila iscritti e migliaia di testimonianze colme di gratitudine.

Medici, psicologi, infermieri si mettono a disposizione volontariamente e gratuitamente, 24 ore su 24, delle persone che chiedono aiuto, zattere in un mare in tempesta dove non si vede la riva.

Perché non c’è da curare solo la malattia, ma a peggiorare la situazione ci sono ansia, paura, la frustrazione conseguente al silenzio di chi si trincera dietro a “Tachipirina e vigile attesa”, il senso di abbandono in uno dei momenti più bui della nostra società. E intanto il male avanza imperterrito. Nel corpo e nell’anima.

A tutto questo si aggiunga un bombardamento mediatico che terrorizza le persone più fragili e sole ma fa vacillare anche i più forti.

E mentre i Soloni pontificano sui social, nelle case degli italiani l’incertezza impera in ogni ambito.

È come essere in un deserto infuocato e intravvedere l’oasi che ti salverà la vita. Questo è il sentimento che pervade chiunque legga i post di chi è stato “preso in carico” e curato a casa. Il protocollo medico? Varia da persona a persona. Nato da un confronto costante tra professionisti che tolgono tempo alle loro vite per soccorrere il prossimo. Ha bisogno di aiuto un bambino? Intervengono i pediatri. Lo stesso dicasi per cardiologi, fisioterapisti e specialisti in ogni ambito.

Contatto medico paziente avvenuto”. A distanza di molti mesi, mette ancora i brividi. L’ha ideata una delle moderatrici volontarie della prima ondata, Gabriella Calfizzi. Quattro semplici parole a indicare lo spirito di abnegazione di persone che hanno deciso di fare la differenza, andando a moderare migliaia di post di richieste d’aiuto.

In una società libera il lavoro di questi medici, queste persone, questo gruppo non avrebbe nemmeno motivo di esistere. In una società in cui il bene dell’altro è la priorità, staremo a parlare di un sistema che ha preso atto di come le cure precoci possano salvare tante vite.

Nel mondo distopico in cui viviamo, invece, sono proprio queste persone a fare la differenza. E sono anche osteggiate. Derise, combattute, se non addirittura punite, vedi i richiami ai medici in prima linea.

Inutile chiedersi il perché, ognuno si faccia la propria opinione. Noi invece vogliamo raccontare quanto di buono c’è ancora nell’umanità parlando con Emanuela Vasto, che con Marzia è la più “vecchia” moderatrice del gruppo, quella che ci ha creduto subito e da un anno e mezzo è un faro di luce per chi si ammala, assieme ai suoi “colleghi” che si sono avvicendati nel ruolo, tra cui figurano anche pazienti guariti che esprimono la propria gratitudine ricambiando il dono.

“Il gruppo in partenza era nato non come supporto ai pazienti – spiega – ma per far conoscere le battaglie legali portate avanti dall’avvocato Grimaldi, in primis perché l’idrossiclorochina era stata messa off label. Noi moderatori, ora che il gruppo è diventato così grande, non svolgiamo tutti gli stessi compiti. Alcuni, per esempio, con l’ingresso dell’assistenza, con infermieri e farmacisti, sono diventati di supporto a queste necessità. Altri invece si occupano proprio dei post di aiuto, mettendo in contatto medici e pazienti. Abbiamo imparato insieme a gestire la pagina. Dormo pochissimo e poi ci sono stati periodi in cui abbiamo avuto un boom di post di persone malate, che scrivevano anche di notte. Erano in ansia, cercavano aiuto”.

“Stanotte sono andata a dormire alle due perché ho contattato tutti i pazienti per la manifestazione che ci sarà domenica a Milano. Da sempre sono la moderatrice del mattino, davo il buongiorno in chat e “facevo il giro dei pazienti” proprio come fosse un reparto ospedaliero. Ordinavo i loro post in ordine cronologico, controllavo chi fosse in attesa,  li mettevo in comunicazione con i medici. Ero la più veloce, prioritario non perdere alcun paziente”.

Sono la moderatrice dei post più problematici insieme a Veronica, che mi ha supportata spesso nella ricerca del medico più adatto. Ho moderato pazienti con gravi difficoltà, di storie ne ho vissute tantissime. All’inizio ti fai prendere dall’ansia, perché ti senti addosso tutta la responsabilità di seguire persone molto malate e sofferenti. Mano a mano ho imparato a capire quali fossero le vere urgenze e quanto invece fosse uno stato d’ansia in cerca d’ascolto e di protezione. Questo mi ha cambiata, ho dovuto imparare a gestire prima la mia ansia e poi quella di chi mi scriveva. Abbiamo vissuto un periodo, nel boom della pandemia, in cui ci siamo stancate tanto. Dovevi avere la forza e il tempo da dedicare a chi stava soffrendo. Alcuni di noi dicevano non ce la faccio, se pubblico un post e vedo che il medico non arriva subito sto male”.

La cosa più bella è quando arriva il post di ringraziamento. Quando le persone guariscono. Mi ricordo della famiglia di Enea, un bambino piccolo con cui siamo stati in contatto per quasi tutto il mese. Poi alla fine mi arriva in privato la foto del bimbo, io non l’avevo mai visto. Bellissimo. Mi scrive “Emanuela siamo tutti guariti, vedi che c’è un post di ringraziamento, vallo a leggere”. Queste sono le cose stupende che accadono dopo. Sono in contatto con tanti guariti. Per la manifestazione di Milano alcuni hanno addirittura messo a disposizione il biglietto sospeso per chi non ha la possibilità di acquistarlo e vuole essere presente”.

“Nonostante siano guariti, resta questo legame profondo che non si perderà mai, questa riconoscenza che hanno nei tuoi confronti sebbene io mi dica che non faccio niente. Ti commuovi, sono le cose che ti fanno andare avanti. Qui in Sardegna la terapia domiciliare non è molto conosciuta. Quando sono andata a Cagliari con Erich, una volta scesa dal palco mi sono trovata accerchiata da una folla di gente che voleva il numero di telefono per aiutare. Tutte queste dimostrazioni di affetto riempiono il cuore”.

Nelle istituzioni regna un silenzio che fa più rumore del grido d’aiuto di chi ha combattuto o sta combattendo contro il Covid. Lo scorso 8 aprile il Senato ha espresso con votazione praticamente unanime la necessità di impegnare il Governo per istituire un tavolo di lavoro per la revisione delle linee guida nazionali per la cura domiciliare precoce, tenendo conto delle esperienze dei  medici di medicina generale e specialisti che dal marzo 2020 hanno curato e continuano a curare ‘in scienza e coscienza’ migliaia di persone. Eppure il Ministero ricorre al Consiglio di Stato, contrastando la chiara manifestazione di volontà del Senato.

“Prima ero arrabbiata, poi non ho avuto nemmeno il tempo di pensare. Siamo arrivati al punto che era un problema anche trovare un attimo per andare a fare una doccia”.  

Domenica 6 giugno Emanuela sarà a Milano, assieme a medici, pazienti guariti, sostenitori e all’avvocato Erich Grimaldi. Dopo Roma, ancora una volta le persone sono costrette a scendere in piazza per veder riconosciuto il diritto alla cura.

“Le cure domiciliari restano ancora oggi la prima trincea di lotta al Covid 19. Tante, troppe le richieste di aiuto che ancora oggi i medici del gruppo #terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione continuano a ricevere, a fronte delle indicazioni del Ministero della Salute di perseverare con la vigile attesa per far fronte alla malattia. Nonostante i ripetuti tentativi di un ottenere un incontro/confronto con lo stesso Ministero, il voto del Senato dello scorso 8 aprile con il quale è stato espressamente chiesto al Governo di lavorare alle linee guida tenendo conto il prezioso lavoro sul campo dei medici di medicina generale e specialisti che dal marzo 2020 hanno curato e continuano a curare ‘in scienza e coscienza’ migliaia di persone”, non vi è stato alcun coinvolgimento del nostro Comitato – scrive la portavoce Valentina Riganò – A questo proposito il Comitato Cura Domiciliare ha organizzato una Conferenza Nazionale per il prossimo 6 giugno, alle ore 15 in piazza del Duomo a Milano, durante la quale parleremo del lavoro svolto dai medici, sarà data voce ai pazienti curati a domicilio e a tutti coloro che da marzo si battono perché la medicina territoriale torni ad essere centrale e proattiva nella lotta all’emergenza Coronavirus, che non è ancora finita”

“Nel corso della conferenza di piazza Duomo a Milano sarà possibile continuare a sottoscrivere la petizione, come già avvenuto durante la manifestazione di Roma, onde chiedere al Ministro della Salute di coinvolgere i medici del Comitato Cura Domiciliare Covid 19 nella stesura di linee guida che tengano conto della loro esperienza sul campo”, spiega l’avvocato Erich Grimaldi. “Chiederemo, in ogni caso, ulteriore confronto al Ministro della Salute, in quanto le voci dei medici e dei cittadini non possono continuare a rimanere inascoltate”.

cricol