L’uomo non può fare a meno di porsi domande, di cercare di capire il significato della sua esistenza, come anche sapere quali influenze subisce o più esattamente sotto quali influenze vive.
Credo che non esista altra influenza al di fuori di quella che si esercita su se stessi.
Essa di riassume in un punto di vista comune, non privo di interesse, che consiste nel dire che si vuole vedere e credere unicamente in ciò che si accetta di vedere e di credere.
In altri termini, si può ritenere che in una persona vi sia una certa autodeterminazione nell’essere ciò che è. Tuttavia si può osservare che questa teoria è del tutto accettabile nel momento in cui, tutto sommato, uno si sente “normale”.
In compenso, quando si esce dalla “normalità “, questa teoria delle influenze diventa decisamente inaccettabile. Come si può infatti credere e pensare che il destino di un bambino che nasce vittima di una grave malattia genetica o in condizioni economiche disastrose che comprometteranno la sua salute, la sua vita e tutte le sue speranze di diventare un individuo nel senso più pieno del termine, risulti dalla sua autodeterminazione?
Come potrebbe una persona scegliere di nascere malata o inferma se può scegliere di vivere sana e in piena autonomia? Vediamo dunque che questa teoria alla quale si rifanno tutti coloro che credono al Karma e alla predestinazione non è molto generosa.
Bisogna allora considerare le cose da un altro punto di vista.
“Chi si preoccupa del proprio futuro faccia come se non lo avesse affatto” recita un proverbio cinese. Cioè – il futuro non esiste, è da fare, da inventare. Ma, soprattutto, più si vive nel presente, più si impara a essere presenti a se stessi, meno si hanno motivi per preoccuparsi del proprio futuro.
In un mondo in cui tutto spinge a parlare del futuro, a preparare il futuro, a operare per il futuro, può sembrare paradossale o sconvolgente affermare che non esiste. Eppure è così!
Se si sogna tanto il futuro è perché si vive nel timore o nella speranza. Questi due sentimenti ci proiettano fuori da noi stessi, ci allontanano dalle nostre vere preoccupazioni, ci impediscono di vivere pienamente e semplicemente il momento presente. Ora, il futuro risulta sempre dal presente, e noi non possiamo vivere il presente se non in funzione delle qualità che possediamo, a prescindere da qualsiasi giudizio di valore.
Quindi in questo senso le componenti della personalità ci richiamano all’ordine, ci frenano nella nostra fuga disperata in avanti. “Retrocedere”, è un termine che non piace molto, perché implica una regressione, un arretramento, una perdita, e tutto ciò non ha nulla di gratificante, di entusiasmante, di energico. Eppure, poiché non ci si può impedire di provare sentimenti contraddittori o emozioni più o meno forti, che ci fanno muovere e smuovere dentro, è bene che nella nostra mente abitino dei principi che ci inducano alla calma, a frenare, affinché si riesca a prendere coscienza del ritmo che ci è proprio e si possa così vivere nel presente.
Maura Luperto