Dieta ed esercizi di rilassamento

Perché è utile ricorrere al rilassamento corporeo nei problemi di sovrappeso?
Uno dei problemi che più frequentemente si riscontrano nelle persone in sovrappeso è la passività, la mancanza di esercizio fisico. È come se il grasso, il peso, fossero un modo di zavorrarsi per evitare di agire, di prendere responsabilità.

Ci sono delle tecniche di rilassamento che sono specifiche per chi è in sovrappeso e decide di mettersi a dieta, sono tecniche che permettono al soggetto di prendere una funzione gradualmente attiva e non a creare una situazione di “abbandono nella passività”.

Il soggetto partendo dal riconoscimento delle differenze fra contrazione e distensione, attività e passività arriva poco per volta a ricreare queste condizioni in modo consapevole.
Si può paradossalmente affermare che si diventa attivi anche nella scelta della passività.

Allo stesso modo avviene il passaggio dalla dipendenza all’autonomia. Attraverso l’iniziale rapporto di “dipendenza” dalla figura del terapeuta, il paziente comincia a sperimentare la sua autonomia, cioè la possibilità di gestire da solo il suo equilibrio psicofisico e di mantenerlo. Per questo una parte importante del programma terapeutico che accompagna i soggetti che si sottopongono alla distensione prevede che le tecniche di rilassamento apprese vengano ripetute in casa autonomamente.

Attraverso le sensazioni che emergono dai punti di contatto del proprio corpo, il paziente ha la possibilità di appropriarsi del suo “spazio reale” cioè di definire i suoi contorni, i suoi confini, il suo rapporto con l’ambiente. Può raggiungere pian piano una migliore integrazione del proprio schema corporeo e dell’immagine mentale a esso relativa. Spesso accade che negli obesi ci sia un vissuto inadeguato del proprio “spazio corporeo“, come se tra corpo e immagine mentale si fosse perduta una corrispondenza.

Le tecniche di rilassamento creano, inoltre, quelle condizioni che permettono di spezzare il circolo vizioso: “Sono in ansia, mangio, non sento (gioia, dolore, paura, tristezza); ingrasso; non mi piaccio più; ansia; riprendo a mangiare”. Il momento di stress, di ansia, non è più un “vuoto” da riempire col cibo, ma viene facilmente riconosciuto come tale e il paziente apprende le modalità per gestire e superare questo disagio in modo diretto, attraverso la capacità di allentare le proprie tensioni. Inoltre, attraverso una corretta respirazione si creano le condizioni per cui è possibile fornire al sangue/inconscio quel quantum energetico che permette all’individuo di assumere il “nutrimento” necessario.

Otto Rank scrive: “La prima introiezione del bambino al momento della nascita è l’aria.” L’aria è il primo latte che il bambino riceve quando viene al mondo. Imparare a respirare, a trattenere il respiro, a lasciarlo andare è un modo per riappropriarsi di quel “primo latte/affetto” di cui spesso il paziente obeso si sente deprivato.

È un modo per non bloccare le emozioni (come si sa la contrazione del diaframma è un’istintiva difesa contro le emozioni viscerali) per incontrare più profondamente se stessi, il proprio immaginario, i propri sogni. Attraverso l’inspirazione inoltre si entra in contatto più profondo con gli altri, si “portano dentro” i soffi, i respiri, gli odori del mondo. Si potrebbe affermare che con l’inspirazione noi ci nutriamo del mondo, il mondo entra dentro di noi, ci impossessiamo dell’ambiente e subito dopo, attraverso l’espirazione profonda, impariamo a non trattenerlo ma, dopo averlo elaborato, a rimetterlo nella circolarità del respiro del mondo.

Si spezza così simbolicamente il cerchio dell’isolamento dagli altri, la stretta della solitudine, che è molte volte causa di quel senso di vuoto che si cerca di colmare col cibo.

Maura Luperto