Koko: un gatto chiaccherone per il Sior Pare

Il Sior Pare è sempre stato un grande amante dei gatti, e, come ogni gattaro che si rispetti, senza si sente perso.

Due anni fa la nostra gatta Kyoko, dopo vent’anni di onorato servizio, ha deciso di attraversare il ponte. È stato davvero un trauma per tutti noi, anche se ormai era completamente consumata dalla vecchiaia. Soprattutto lo è stato per il Sior Pare che, nonostante il suo ripetere di non voler più gatti, continuava a girare per casa sconsolato. Non poteva sedersi sul divano o sulla sedia senza cercarla con lo sguardo ed aspettare che lei gli saltasse sulle ginocchia per la sua razione di coccole e fusa.

Era una cosa che comunque ci aspettavamo da un momento all’altro, così io avevo giocato d’anticipo. Lui aveva già compiuto 80 anni e aveva i suoi doloretti e Siora Mare ormai non era già più in grado di capire bene cosa succedesse intorno a lei. Essendo a piano terra e avendo il giardino non era il caso di prendere un gattino piccolo. Ci voleva un’adozione del cuore.

Qualche mese prima una mia cara amica aveva traslocato. Tra i tanti cani e gatti che aveva, ce n’era uno di 13 anni, dal pelo lungo (probabilmente figlio di un Maine Coon ) bianco e rosso. Di una bellezza incredibile, ma con un piccolo problema. Dopo una zuffa con il cane dei vicini era rimasto privo di una zampa posteriore, per ciò aveva bisogno di essere finalmente “figlio unico” e avere una casa e degli umani tutti per sé.

– “Varda che no vogio più gatti!” (Guarda che non voglio più gatti!)

– “Ma no podè star da soei, ghe vol qualchidun che ve fassa compagnia… e po’, pensa… un can ghe ga stacà ‘na satta… ga bisogno anca eo de aver do cocoe… (Ma non potete star da soli, ci vuole qualcuno che vi faccia compagnia… e poi, pensa… un cane gli ha staccato una zampa… ha bisogno anche lui di ricevere due coccole)

– “ Ciò, e ti me porti un triciclo?” (Eh, e mi porti un triciclo?)

Fu così che a fine luglio 2018 arrivò in casa Koko. Dopo qualche giorno di ambientamento fu subito chiaro che non sarebbe stata una passeggiata.

Ora, immaginatevi un gattone di 8 chili a pelo lungo che saltella su una zampa sola urlando per tutta la casa. Già, perché Koko non è il classico gatto anziano che sonnecchia tutto il giorno e vuole solo coccole. No, lui parla. Per ore. Per ogni motivazione possibile.

I discorsi notturni di Koko

La giornata tipo inizia alle 8, come un orologio svizzero Koko si sveglia, corre dal Sior Pare ed inizia il suo lungo monologo: “Mao mao ma ma maiiii!” Dopo, circa 5 minuti di concerto, l’umano si alza a fatica, entra in cucina e sempre seguito da miagolii su miagolii gli dà da mangiare. Dopo essersi rifocillato, va in bagno miagolando con voce roca, fa quel che deve, e poi, urlando come se lo avessero sgozzato, scatta come un fulmine per tornare a mettersi dietro qualche mobile o in una cesta nascosta e riprendere a dormire. Tutto questo è molto di aiuto al Sior Pare perché sa che è l’ora di far colazione e di prendere le sue pastiglie.

Il silenzio torna in casa, il Sior Pare si rimette a letto tranquillo sapendo già che alle 11 la sua sveglia felina tornerà a chiamarlo per l’ora della merenda. Così si alza, gli da il cibo, ed inizia a prepararsi per la sua nuova giornata. Dopo avergli pulito la cassetta, si veste e se ne va a far la spesa. Dopodiché si mette ai fornelli. Koko intanto dorme tranquillo. Solitamente verso le 14, mentre il Sior Pare sorseggia il suo caffè in cucina, si sente provenire un “Maaaaaoooo” dalla parte opposta della casa. Eccolo subito saltellare tra un Miao e l’altro verso la sua ciotola.

Le loro giornate continuano divise, il Sior Pare con le sue attività e Koko a poltrire. Tutto questo fino alle 20.30. Nel momento in cui ci si siede a tavola ecco il richiamo della foresta:

– “Mauuuuuuu! Mauuuuuuu! Maaaaaauauauauuuuuuu!”

– “Cossa ti vol? Ti ga fame? ” (Cosa vuoi? Hai fame?)

– “Maaaaao!! Ma ma, ma maiiii! Ma maaaaaaiiiiii!

– “Ma se ti ga ancora tuto eà! Ti vol l’acqua netta?” (Ma se hai ancora tutto là! Vuoi dell’acqua pulita?)

– “Ma ti ghe ne vol ancora? Dai, ciapa un fìa de parsutto…” (Ma ne vuoi ancora? Dai, prendi un po’ di prosciutto…)

Koko chiede a gran voce il prosciutto

Il Sior Pare intanto tenta di mangiare, ma Koko non demorde finché almeno un pezzo di carne o affettato non finisce tra le sue fauci voraci. La cosa buffa è che anche mentre mangia continua a borbottare come se stesse facendo commenti sulla qualità del cibo datogli. Nella maggior parte dei casi, alla fine Koko ha di certo mangiato più di lui, e se ne può andare sempre miagolando in bagno, per poi uscirne, correndo come un fulmine, con un Mao degno del più grande Tenore.

Dopo un po’ si arrampica sul primo divano (che è il più basso) e se ne sta lì a sonnecchiare mentre noi guardiamo la televisione. Mai sedersi lì se non c’è lui, il rischio è sentirsi dire parole per almeno 5 minuti finché non gli si lascia il suo posto.

Finalmente ha cenato e sarà tranquillo, penserete voi. Macché, si sa che i gatti sono animali notturni. Koko si sveglia verso l’1 e poi alle 3, e poi alle 5, il tutto cantando un repertorio infinito di miagolii che svegliano pure me al piano di sopra.

In tutto questo il Sior pare ogni tanto sbotta:

– “Basta, no eo soporto più sto ascaro! No el me fa più dormir, no go più ‘na vita! Basta! Questo xe proprio l’ultimo!” (Basta, non lo sopporto più questo villano! Non mi fa più dormire, non ho più una vita! Basta! Questo è proprio l’ultimo!)

Questo fino a qualche settimana fa. Io mi ero presa finalmente un weekend di ferie per andare al lago, mi chiama al mattino presto con una voce mogia mogia:

– “Ciò… scusime se te ciamo cussì presto… ti geri drìo dormir o ti xe già al lago?” (Eh… scusami se ti chiamo così presto… stavi dormendo o sei già al lago?)

– ” Cossa nasse? Ti sta ben?” (Che succede? Stai bene?)

– “No… Koko xe sta mal tuta ea note...” (No… Koko è stato male tutta la notte…)

Per fortuna l’amica che ci ha affidato Koko era a casa ed è riuscita a portarlo in clinica a fargli degli esami e dove lo hanno tenuto sotto osservazione qualche giorno. Io torno a casa il giorno seguente. Suono il campanello di casa e arriva il Sior Pare con gli occhioni lucidi ad aprirmi:

-” Cossa ghe xe che ti ga sta faccia?” (Cosa c’è che hai questa faccia?)

-” Ciò… me so alsà daea carega stando ‘tento a no calpestar Koko, eo sercavo e niente, no ghe xe. Ma stavolta basta davero, mi eo so già come che ti ea pensi ti. Ma me affesiono massa!” (Eh… mi sono alzato dalla sedia stando attendo a non calpestare Koko, lo cercavo e niente, non c’è. Ma stavolta basta per davvero, io lo so già come la pensi tu. Ma mi affeziono troppo!)

Per fortuna anche questa volta è andata bene e il nostro amato gatto triciclo è tornato a casa più coccolone e chiaccherone che mai, con somma gioia del Sior Pare che non lo molla un attimo e prosegue a dialogare con lui per ore finalmente felice.

Anna Bigarello