Si sa, il Sior Pare è un uomo molto legato alle tradizioni, anche se un po’ se le sa girare a suo piacimento (vedi la sua particolare visione della Quaresima). Tra quelle cristiane, le veneziane, quelle di famiglia e quelle che ormai lo sono solo per lui, ogni scusa è buona per far festa.
Di certo non si discosta da questo la festa dei morti, non Halloween, per carità, quella proprio non la può vedere, parlo del 2 novembre.
Da tradizione bisognerebbe andare in cimitero nell’isola di San Michele. Quand’ero piccola lo facevamo anche, ma ormai è diventato quasi impossibile tra turisti, scioperi e il tempo che, solitamente, non è mai clemente, anzi! Così la si festeggia un po’ a modo nostro.
Scendo a pranzo convinta che sia domenica. Non so perché, mi sono pure svegliata troppo presto per i miei canoni. Lo trovo in salotto intento a guardarsi la Santa Messa del Papa.
- “Sior Pare, ancùo xe festa, cusino mi ‘na volta tanto! (Sior Pare, oggi è festa, cucino io una volta tanto!)”
- “Fa queo che ti vol… mi intanto me vardo el Papa e go impissa anca ‘na candea! (Fa quello che vuoi… io intanto mi guardo il Papa e ho acceso anche una candela!)”
Io non amo cucinare, a meno che non sia grigliare o far ricette orientali. Da troppi mesi avevo una voglia tremenda di riso al Curry alla giapponese, ma ci vogliono almeno due ore e questo tempo difficilmente riesco a trovarlo, senza contare che il Sior Pare ama cucinare ed è una delle poche cose che riesce ancora a far da solo. Mentre io inizio con la preparazione di tutti gli ingredienti (questa è la mia ricetta se volete), lui inizia a venire su e giù in cucina, è il suo regno, guai a chi glielo tocca!
- “Ma cossa ti xe drìo cusinar? (Ma cosa stai cucinando?)”
- “Il riso al curry, papà…”
- “El spessatin giaponese? Bon… Ma ti sa che giorno xe oggi? (Lo spezzatino giapponese? Buono… ma sai che giorno è oggi?)”
- “I morti, papà…“
- “…cani…” *
- “Quei… (quelli)”
- “El xe proprio ea giornada giusta ancùo… varda che bel caìgo, finalmente xe novembre e taca l’autunno! Ti te ricordi co ‘ndavimo in simitero a Venessia? Piova, caìgo, acqua alta… ogni volta ghe ne gera una e se tornava casa sempre tuti mogi, no nel senso de tristi, beh… anca queo… ma nel senso proprio de bagnai fradici! (È proprio la giornata giusta oggi… guarda che bella nebbia, finalmente è novembre e inizia l’autunno! Ti ricordi quando andavamo in cimitero a Venezia? Pioggia, nebbia, acqua alta… ogni volta ce n’era una e si tornava a casa sempre tutti bagnati, non nel senso di tristi, beh… anche quello… ma nel senso proprio di bagnati fradici!)”
- “Mi ricordo sì…“
- “Bisogna anca che ‘ndemo da to mare… (Bisogna anche che andiamo da tua madre)”
- “Ea tua… (La tua…)”
- “Anca daea mia, sì, sempre eà xe… però magari ‘desso che tacherà ad esserghe manco casin de turisti… (Anche dalla mia, sì, sempre là è… però magari adesso che inizieranno ad esserci meno casino di turisti…)”
- “Appena riesco papà più che volentieri!“
Dopo una bella scorpacciata di Curry Rice eccolo che si alza e torna con le fave dei morti:
- “Ti e gavevi tolte ti, vero? Ciò, xe ancùo che e va magnae… anca se queste xe e triestine, no e nostre… co gavevo ea botega a San Lio ghe ne vendevo a pacchi! (Le avevi comprate tu, vero? Eh, è oggi che vanno mangiare… anche se queste solo le triestine, non le nostre… quando avevo la bottega a San Lio ne vendevo a pacchi!)””
Tutto felice, tra un racconto e l’altro, si gusta i dolcetti mentre si piazza davanti al suo nuovo canale preferito: “History Channel”.
- “Ciò, co ‘na giornata cussì grigia, cossa ti vol che fassa? Podarìa vardarme Coco, visto che xe el giorno giusto, ma se eo gavemo visto quindeze giorni fa! Tanto fa presto a rivar e sette e meza che taca “Nui e crui”! (Eh, con una giornata così uggiosa cosa vuoi che faccia? Potrei guardarmi Coco, visto che è il giorno giusto, ma ce lo siamo guardati quindici giorni fa! Tanto fanno presto ad arrivare le sette e mezza che inizia “Nudi e crudi”!)”
È quasi ora di cena, scendo e lo trovo ipnotizzato davanti alla tv:
- “I ga ciapà un cocodrillo!!! Che bravi! N’altro invesse se ga fatto mal, ma adesso no go capìo in quanti che i xe rimasti! (Hanno preso un coccodrillo!!! Che bravi! Un altro invece si è fatto male, ma adesso non ho capito in quanto sono rimasti!)”
Per fortuna è avanzato del curry anche per la cena, lui ormai o cucina prima o la sera ci si arrangia con quel che c’è, sia mai che si perda anche solo un secondo del suo programma preferito!
Mangia tutto preso dalla televisione, finisce la puntata e intanto finiscono anche i dolcetti. Sono quasi le dieci ormai e ci stiamo guardando le partite di Champion’s League.
- “Ghe sarìa ‘naltra roba de tradission che no gavemo fato ancùo… (Ci sarebbe un’altra cosa da tradizione che non abbiamo fatto oggi…)”
- “Cosa papà?“
- “Eh… de soito se va in cimitero, se magna e fave dei morti e dopo… (Eh… di solito si va in cimitero, si mangiano le fave dei morti e dopo…)”
- “E dopo?“
- “Ciò, ghe vol e castagne!!! Miga che ti ga vogia de farghene un fìa? (Eh, ci vogliono le castagne!!! Mica che hai voglia di farne un po’?)”
Come si fa a dir di no a un tradizionalista (quando gli comoda) come lui? Eccomi quindi tornare una ventina di minuti dopo con una terrina piena di castagne fumanti:
- “Ahhh, ‘desso xe davero i morti… cani. Ma, ostia, ‘na roba me so desmentegà! (Ahhh, adesso sono davvero i morti… cani. Ma, ostia, una cosa mi sono dimenticato!)”
- “Cosa papà?“
- “Me so già verto ea biretta, ma ghe vorìa el vineo bon noveo… Beh, amen, ormai me bevo questa! (Mi sono già aperto la birretta, ma ci vorrebbe il vinello buono novello… Beh, amen, ormai mi bevo questa!)”
Anche in un giorno un po’ triste come questo, per noi soprattutto quest’anno, il Sior Pare ci insegna una cosa importantissima (oltre a non mescolare gli alcolici e scendere di gradazione): c’è sempre un buon motivo per far festa ed esser allegri, basta davvero poco a volte.
Anna
* A Venezia è abitudine unire sempre le parole morti e cani. Quando si dice una, inevitabilmente si dice anche l’altra.