Cortina, marzo 2021. Neve, neve come da anni non si era più vista e piste immacolate violate soltanto dai battipista che, inutili nell’assoluta e disperata assenza degli sciatori, continuano nel loro lavoro quasi a voler esorcizzare questa sconvolgente situazione.
Cortina, che in questo periodo era abituata alla presenza di innumerevoli persone, è l’emblema della tragedia economica in cui ci ha seppellito questo malefico virus che non sembra voglia cedere le armi. Vuoto, disperatamente vuoto il Corso principale con le sue decine di negozi dalle serrande tristemente abbassate. I pochi esercizi aperti danno per un breve istante una sorta di speranza per un prossimo futuro di ritorno a quella normalità che agogniamo da oltre un anno.
Ho visto in prima persona gli occhi persi nel nulla di ristoratori, albergatori, commessi di negozio totalmente inermi di fronte a un futuro di lavoro che non può più fornire alcuna certezza. Si vive sperando, ma le lacrime che ho visto scendere silenziose dagli occhi di un’anziana e storica ristoratrice mi hanno strizzato l’anima: resto aperta solo perché c’è mio figlio che da poco aveva preso in mano l’attività, mi dice scusandosi per non potermi dare fosse anche solo un panino. Le lacrime le scendono lente, da lei non volute ma impossibili da frenare,
E la cosa vale per decine e decine di altri che come lei stanno prendendo la terribile decisione di mollare tutto e che Dio ci protegga.
Ho toccato con mano la disperazione assoluta e, allo stesso tempo, anche l’irrefrenabile determinazione di tanti a voler proseguire vivendo nella proiezione di un divenire fatto di nessuna certezza.
E il silenzio avvolge Cortina, bellissima e splendida immersa nella neve. Meravigliose le Dolomiti con le loro rocce aspre ingentilite da questo gelido mantello, meravigliosi e imponenti giganti addormentati in attesa di ciò che verrà.
EC