Ed eccoci arrivati ad un’altra festività. I giorni più difficili per il Sior Pare, i giorni in cui sente di più l’assenza di Siora Mare. Anche perché Pasqua l’abbiamo sempre vissuta in maniera un po’ strana.
Perché la Pasqua non è solo la domenica, da noi si inizia il venerdì santo. E a fare la spesa, ovviamente, devi andare prima. Calcolare bene tre pasti e tre cene e poi ovviamente la grigliata di Pasquetta!
E che diavolo mangiate quindi nei giorni precedenti vi chiederete voi. La mia famiglia è sempre stata molto religiosa e praticante (lo so, non si direbbe conoscendomi), per cui il venerdì santo, come tutti i venerdì di quaresima, si mangia di magro. Il che per noi vuol dire mangiare pesce come se non ci fosse un domani, bottiglie di prosecco e tante chiacchiere in compagnia. Ricordo ancora una volta, avrò avuto 18 anni, ero negli Scout e avevano deciso di passare la cena del venerdì santo insieme a mangiare pane azzimo e erbe amare. Dentro di me maledicevo il fatto di essere lì e il buon pesce che avrei avuto a casa.
E il sabato? Beh, siamo in lutto, Nostro Signore è morto e si deve mangiare ancora di magro! E via ancora di pesce e prosecco.
E poi arrivava la sera del sabato. Il Sior Pare e la Siora Mare andavano a Messa. Io facevo finta di andarci e mi trovavo con le mie amiche per guardarci qualche film come “Ghost”, “Dirty Dancing” (che trasmetteranno domani sera in Tv), “Top Gun”… insomma, i film cult delle adolescenti anni ’90! Poi si tornava a casa e si faceva finta di niente, “auguri, auguri, buona Pasqua!” si apriva la colomba, un po’ come fosse Natale e si andava a letto. In attesa della giornata fatidica con i parenti.
Quando ero piccola il giorno di Pasqua lo passavamo quasi sempre a casa dei miei Zii al Lido di Venezia visto che loro venivano qui a Natale. Si mangiava carne a sfinimento e poi si faceva un giro tutti insieme in spiaggia. Noi piccoline poi venivamo sempre guidate dalla Siora Mare a caccia grossa. Si andava sulle dighette, un retino, un secchiello e via, a caccia di GRANCHI!
Era diventato un vero e proprio rito, tanto che io e le mie cugine non aspettavamo altro che quel giorno per toglierci i vestiti da festa, metterci delle tute distrutte (quelle classiche felpate con Snoopy o simili degli anni ’80) e perderci nella nostra avventura.
Sembrava davvero di essere in qualche film d’azione dell’epoca e noi le protagoniste coraggiose, chi andava di vedetta, chi raccoglieva, chi si immolava alla causa. Fu così che mia cugina avvistò il suo bel granchio ed iniziò ad urlare, sempre più sporgendosi dallo scoglio:
- “Un Granchio, un granchio, un gran… (SPLASH) …CHIO!“
Quante parole prese, ma quante risate! Tuttora ogni Pasqua questo aneddoto viene raccontato come evento fondamentale delle nostre vite.
Con il passare degli anni e la nonna che invecchiava abbiamo perso questa abitudine, così hanno iniziato loro a venire da noi. Per cui si mangiava a sfinimento e poi (ormai più adulte) ci nascondevamo in giardino a fumare e a raccontarci i nostri amori e le nostre disgrazie. In fondo noi cugine ci vedevamo due volte all’anno più o meno.
Io sono sempre stata una giramondo, e la Pasqua dopo i vent’anni l’ho passata spesso fuori, ma quando rimanevo era diverso. In ferie dal lavoro, non avevo allenamenti o partite, erano tre giorni tutti per noi. E ogni tanto servono. Per cui, dopo esserci passati la serata del sabato a pesce e prosecco, poi il Sior Pare andava in Chiesa per cantare con il coro e io quasi sempre andavo in discoteca, tornando poi in stati pietosi alle 6 del mattino.
Il Sior Pare intanto aveva già cucinato tutto nei giorni precedenti, il ragù, le verdure, gli arrosti… Tra bottiglie di vino e pentole a pressione chiuse in veranda facevi fatica ad entrare in casa! Il Sior Pare alle 11 aveva la Messa Solenne con ancora il coro, poi, per fortuna, il viaggio dal Lido è lungo, per cui Zii e cugine arrivavano verso mezzogiorno, mi buttavano giù dal letto, e via a prepare la caraffa di Spritz e gli antipasti per tutti. Grissini con il prosciutto crudo migliore portati dalla Zia, le Olive di ogni tipo, sottaceti vari, le fette di soppressa…
Il menù? Gli immancabili cannelloni ripieni, tortellini (in brodo o al ragù o entrambi), tagliatelle al ragù. Vitello arrosto, agnello, polpettone, bollito misto. Contorni vari: carciofi, fondi, piselli, funghi, insalatina, insalata mista. Dessert: Colombe, uova di cioccolata, fugasse. Amari: senza fine.
Eravamo un esercito? Alla fine tra parenti, morosi poi mariti, amicizie diventate famiglia… siamo sempre stati non meno di sette. Ed è questo che rende triste il Sior Pare in questo periodo. Essere solo noi. E allora che si fa?
Si prepara la lista della spesa quindici giorni prima, si prende tutto quello che serve. Poi il giovedì si prende il pesce, ne prendi meno ovviamente, prendi un po’ più di prosecco però. E intanto inizi a chiedere cosa vorresti mangiare per Pasqua. E sai che la tecnologia ci sarà comunque vicina tra videochiamate e foto, e sì, non potremo essere in tanti come al solito a pranzo, ma non c’è un solo giorno che non sia degno di essere festeggiato con del buon cibo e del buon vino in questa casa, figuriamoci Pasqua!
Anna