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Tullo Ostilio – Il Lupo di Roma – Il Terzo Re

Di Franco Forte, Mina Alfieri, Scilla Bonfiglioli. Mondadori, 2021.

Dalla quarta di copertina

Tullo non ama gli dei. Non capisce l’ostinazione con cui il suo re, Numa Pompilio, li onora e li compiace con feste e preghiere. Come se i numi, quegli esseri oscuri e capricciosi, fossero lì per ascoltare le richieste degli uomini. Le sue, di sicuro, non le hanno mai esaudite, neanche il giorno in cui hanno lasciato morire Clara, la sua splendida moglie, una ragazza in boccio che faceva invidia alle ninfe. No, Roma non ha bisogno di sacrifici e orazioni; ciò che le serve è un sovrano che pensi al popolo, non a Giove. Un condottiero che renda l’Urbe sempre più forte, rispettata, temuta, perché nessuno osi attaccare i suoi cittadini. E quando, al funerale stesso di Numa, il popolo lo acclama come Lupo di Roma, suo terzo re, Tullo sa che la guerra e la conquista saranno l’unico scopo della sua esistenza. Perché Tullo Ostilio è un uomo feroce, infelice e tormentato dai fantasmi del passato, dai sensi di colpa per la morte di Clara. Ma è anche un monarca che ama intensamente il suo popolo, e a quella gente, alla sua potenza, consacra la vita. Le città vicine cadono sotto la straordinaria abilità dei guerrieri romani; anche l’odiata Alba Longa, la città fondata dal figlio di Enea, patria di Romolo, viene distrutta. Rimane da combattere la battaglia più temeraria: quella contro gli dei.

Recensione

Velia 686 a. C.

Tullo si trova nei pressi del colle Celio insieme a Clara, la sua giovane e bellissima sposa. Hanno fatto l’amore al riparo da occhi indiscreti e stanno ancora indugiando fuori dalle mura della città, desiderosi di godere della luce del tramonto. Clara, con i capelli accesi dalla luce dorata del sole, a un tratto si allontana dal marito e si spinge verso il fiume, per raccogliere i fiori più belli. All’improvviso Tullo la sente urlare il suo nome. Subito, lasciandosi guidare da quell’invocazione di aiuto, si precipita in suo soccorso e la vede con la veste strappata sul petto. La donna indietreggia mentre un uomo incombe su di lei. Tullo, fuori di sé dalla rabbia, si scaglia su di lui e infine riesce ad avere la meglio. Poi con le mani ancora sporche di sangue, il respiro affannato, corre dall’amata sposa per accertarsi che stia bene. La raggiunge, le sfiora il viso con le mani. La donna, però, crolla a terra esanime trafitta da parte a parte da una ferita mortale. La perdita della moglie lo risucchia dentro una spirale di violenza, dietro la quale si cela la fragilità di un uomo ossessionato dalla morte che ha funestato la sua vita. Venuto a mancare Numa, il secondo re che ha governato su Roma con saggezza, cercando di garantire pace e prosperità, è proprio Tullo a regnare sull’Urbe. Egli, però, al contrario del suo predecessore, non tiene in nessun conto gli dei. Ciò che gli sta a cuore sono le necessità del suo popolo e non certo i capricci di Giove e delle altre divinità che ritiene colpevoli di non essere intervenute e avere invece lasciato che gli venisse strappato prematuramente il suo amore.

«La pace è per i morti» era solito dire suo fratello Avilio. «Ma la guerra è per i vivi» ed egli, incapace di placare l’odio e il dolore, non desiderava altro che sentire i canti di guerra che avrebbero portato Roma a dominare il mondo».

Il romanzo trasporta nell’atmosfera dell’epoca fin dalle prime pagine, i personaggi sono circondati da un’aura tragica. Tutto è mostrato, la prosa è fluida ed efficace, il ritmo travolgente che avvince fino all’epico finale, rappresentato dall’ultima battaglia di Tullo: l’unica che davvero vale la pena combattere…

Anche il terzo volume della saga de I sette re offre un fortunato connubio in cui la ricerca storica concede spazio all’immaginazione. Vien fuori una narrazione fascinosa, destinata a riscuotere l’entusiasmo di una numerosa platea di lettori che non si limita esclusivamente agli amanti del genere.   

Maria Elisa Aloisi