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Grande errore della Mondadori: Horrorstor

Il più grande pregio dell’ultimo libro di Grady Hendrix, Horrorstor: a Novel, è quello di non essere un libro… Dopo un moderato lasso di tempo dall’uscita in lingua originale, la Mondadori ha deciso di tradurre e vendere sugli scaffali: Horrorstor, un innovativo racconto horror.

Ma la casa editrice italiana a questo giro ha veramente mancato il bersaglio.  Molto stringatamente, la storia raccontata è di stampo horror ed è interamente ambientata dentro un negozio simil-Ikea, e infatti, ed è questo il punto forte del prodotto, il libro in sé pare essere un vero e proprio catalogo dell’Ikea! Horrorstor potrebbe essere classificato in parte come un romanzo di  letteratura ergodica. La letteratura ergodica è qualcosa di popolarmente poco sentito, ma è in realtà uno degli stili più importanti  della nostra epoca. Se ne possono vedere le prime radici nel futurismo, oppure, molto più recentemente, nello stile americano di David Foster Wallace.

La letteratura ergodica è quella condivisa da alcuni grandi autori francesi come Queneau con i suoi “Cento Miliardi di Poemi” o Perec con “La Scomparsa” e “La Vita: Istruzioni per l’Uso”. Il caso più eclatante di letteratura ergodica è, e rimarrà senza dubbio, “Casa di  Foglie” di Danielewski.  Libro famoso soprattutto per la sua strana avventura editoriale italiana; fondamentale per capire cosa sia nel più profondo questo strano stile. Casa di Foglie è inseparabile dalla sua forma. L’estetica è una delle colonne portanti del romanzo. Stile e forma come una cosa soltanto. Tant’è che nel romanzo, quando nella narrazione la casa inizia a deformarsi, anche il testo stesso inizia a comportarsi in modo “strano” – si è persino costretti a girare sottosopra in continuazione il libro. Le due edizioni, quella in lingua originale e quella in italiano, del capolavoro di Danielewski, sono pressoché identiche, poiché l’estetica fa parte del messaggio dell’autore.

La letteratura ergodica è un’esperienza completa. Pare quindi che la Mondadori, purtroppo, non abbia colto questo particolare! Ci ha donato una ottima traduzione di Horrorstor, su questo non ci sono dubbi, ma il problema è il seguente: tenendo tra le mani il testo originale, nella sua forma originale, si vive un’esperienza totalmente diversa rispetto a quella dell’edizione italiana. L’originale, come già accennato, ha la forma e l’aspetto di un catalogo di mobili, persino la plastica delle pagine e la seguente rifrazione della luce su di esse crea l’effetto di rivista di un negozio. Prendendo tra le mani l’edizione italiana, si ha la sensazione di essere in presenza di un libro. Un libro con un dorso prepotente, con le copertine di un colore smorto e perfettamente rettangolari. Il macro dettaglio peggiore, probabilmente, sono le prime pagine, ovvero quelle classiche pagine che riportano autore, casa editrice, ecc.  ecc. che nella versione italiana sono presenti (ovviamente assenti nella versione originale) e che uccidono tutta l’estetica concettuale ideata da Hendrix. È un dispiacere vedere trattato in questo modo un “libro” innovativo come Horrorstor, depredato di gran parte del suo fascino; d’altronde, vedreste mai uno spettacolo teatrale nel quale nel foyer, prima di entrare in sala, un signore vi arriva da dietro sussurrandovi all’orecchio: “Quello che vedrete sarà tutto finto!”

Matteo Abozzi