Su 389 punti totali campionati, 1 ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge sulle coste e sui laghi. Situazione critica alle foci dei fiumi: inquinate nel 58% dei casi. Persistono i malati cronici: 32 punti monitorati in 13 regioni risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni. Le situazioni più critiche sulla depurazione riguardano Sicilia, Lombardia, Campania, Calabria e Lazio che da sole generano l’80% del carico complessivo degli agglomerati in infrazione europea.
Mala depurazione e scarichi illegali restano il principale nemico del mare e delle acque interne. A parlare chiaro sono i dati del bilancio finale di Goletta Verde e Goletta dei laghi, le due campagne itineranti di Legambiente, con partner principali CONOU e NOVAMONT, che quest’estate con un team di oltre 300 volontari e volontarie dei Circoli di Legambiente hanno monitorato mare e laghi.
Su un totale di 389 punti campionati in 18 regioni, in mare e in 34 laghi italiani, 1 punto ogni 3 è risultato oltre i limiti di legge. Le criticità maggiori sono state prevalentemente riscontrate a ridosso delle foci di fiumi, rii e canali che, sfociando in mare o nel lago, portano con sé cariche batteriche a volte molto elevate, derivanti spesso dagli scarichi fognari non depurati dai comuni dell’entroterra.
Preoccupa anche la situazione dei cosiddetti malati cronici che l’associazione ambientalista ha raggruppato in una lista di 32 punti tra mare e laghi, tutti in corrispondenza di foci di corsi d’acqua, che risultano inquinati e fortemente inquinati da oltre 10 anni secondo i monitoraggi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi. Luoghi dimenticati, vere e proprie fogne a cielo aperto che riguardano ben 13 regioni.
Una fotografia quella scattata da Legambiente nel complesso preoccupante. Per questo l’associazione ambientalista torna nuovamente a ribadire l’urgenza di destinare più investimenti per efficientare la depurazione e completare la rete fognaria, a partire dall’utilizzo delle risorse europee del PNRR.
L’Unione Europea, sottolinea Legambiente, ha più volte ammonito l’Italia avviando ben quattro procedure d’infrazione per il mancato adeguamento alla direttiva europea sui reflui, due delle quali già sfociate in condanna per le quali la Penisola sta pagando multe salate. Sino ad ora le multe, relative solo alla condanna (C-251/17) relativa alla prima procedura infrazione (2004/2034) che riguarda 69 agglomerati urbani (ognuno dei quali comprende più comuni), sono costate al nostro paese oltre 77 milioni di euro e continueremo a pagare fino a che l’emergenza non verrà superata. Ma nell’affrontare il problema della cattiva depurazione, per l’associazione ambientalista è importante prevedere anche più controlli alle foci e lungo i corsi d’acqua e promuovere più informazione tra i bagnanti.
Ancora oggi il 40% dei reflui fognari delle nostre città non è adeguatamente depurato (elaborazione Legambiente su dati Commissione Ue), un problema che non riguarda solo il sud Italia ma anche il Nord della Penisola. A oggi sono 939 agglomerati non in regola, che generano un carico complessivo di quasi 30 milioni di abitanti equivalenti su un totale di 77 milioni. Se si guarda però anche al carico generato da questi agglomerati, espresso nel numero di abitanti equivalenti, emergono le criticità in regioni che non si trovano solo nel Mezzogiorno. L’80% del carico complessivo degli agglomerati in stato di infrazione proviene da 5 regioni: dalla Sicilia in primis (il 23%) ma anche da Lombardia (il 19%), Campania (il 17%), Calabria (l’11%) e Lazio (che contribuisce per il 10%, con 6 agglomerati in infrazione su 162 regionali).
ll bilancio di Legambiente a tutela del mare e delle acque interne è stato presentato giovedì mattina a Roma da Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, Serena Carpentieri, vice direttrice e responsabile campagne di Legambiente, Andrea Minutolo, responsabile scientifico dell’associazione. È inoltre intervenuto Riccardo Piunti Presidente del CONOU. Partner principali delle due campagne, anche per il 2021, sono infatti CONOU, Consorzio Nazionale degli Oli Minerali Usati, che grazie alla raccolta e rigenerazione di un rifiuto pericoloso ha consentito all’Italia di diventare una realtà di eccellenza in Europa nel settore dell’economia circolare, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Media partner il mensile di Legambiente, la Nuova Ecologia.
“Nell’anno del PNRR e delle risorse europee destinate ai Paesi membri dell’Ue per accelerare la transizione ecologica – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – l’Italia sta trascurando l’annoso tema della mala depurazione, la grande opera incompiuta della Penisola, prevista da una legge del 1976, per la quale il nostro Paese è stato già condannato dall’Ue a pagare ad oggi quasi 80 milioni di euro di multe. Il trattamento delle acque reflue è fondamentale per assicurare la salute dei cittadini, tutelare l’ambiente e il turismo ed è per questo che lanciamo un nuovo appello al Governo affinché vengano realizzati nuovi depuratori, ammodernati quelli esistenti e completata la rete fognaria. Non sono ammessi più ritardi né scuse. I fondi ci sono, l’Italia destini una parte delle prime risorse europee del PNRR che ha ricevuto proprio in questi giorni per chiudere questa pagina imbarazzante della storia del Paese realizzando anche per gli impianti per il trattamento dei fanghi di depurazione con produzione di biometano e per il riutilizzo delle acque depurate in agricoltura e nell’industria”.
Il monitoraggio di Goletta Verde e Goletta dei Laghi non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta a scovare le criticità ancora presenti nei sistemi depurativi per porre rimedio all’inquinamento dei nostri mari e laghi.
Il monitoraggio in questione ha preso prevalentemente in considerazione i punti scelti in base al “maggior rischio” presunto di inquinamento, individuati dalle segnalazioni non solo dei circoli di Legambiente ma degli stessi cittadini attraverso il servizio SOS Goletta (200 segnalazioni raccolte). I parametri indagati sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) e vengono considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e “fortemente inquinati” se almeno uno dei due parametri viene superato per più del doppio del valore normativo.
Dati finali di Goletta Verde e Goletta dei laghi: su 263 campioni prelevati lungo le coste marine dai volontari di Goletta verde, 22 punti sono stati giudicati inquinati mentre ben 70 punti sono risultati fortemente inquinati: complessivamente oltre i limiti di legge quindi il 35% del totale. 1 punto inquinato ogni 81 km di costa. Il 50% dei punti monitorati dalla campagna (131 punti su 263) ha riguardato le foci di fiumi e canali. Delle 131 foci campionate, il 58% (76 su 131) è risultato oltre i limiti di legge, a dimostrazione di come le foci siano i punti critici che portano inquinamento a mare a causa delle note criticità depurative del nostro Paese, e siano dunque questi i punti maggiormente da attenzionare da parte delle istituzioni competenti. Eppure sono molte le aree lungo la costa che non vengono controllate dalle autorità di riferimento che si concentrano prevalentemente sulle aree adibite alla balneazione, abbandonando a loro stessi i tratti di costa antistanti le foci dove viene dato per scontato che l’inquinamento sia presente. Dei 263 campioni eseguiti da Goletta verde ben 120 hanno riguardato aree non controllate dalle autorità competenti – secondo le indicazioni riportate dal Portale Acque del Ministero della Salute – e nel 52% dei casi sono risultate oltre i limiti di legge. E non migliora la situazione per quanto riguarda l’informazione ai bagnanti, altro obiettivo centrale della campagna di Goletta verde. Nei tratti di costa non controllati dalle autorità competenti e, di conseguenza, interdetti alla balneazione, in cui i tecnici di Goletta verde hanno eseguito i prelievi, nel 63% dei casi non c’è il divieto di balneazione. In quelle balneabili, mancano i cartelli informativi obbligatori avvistati solo nel 10% dei punti.
Per quanto riguarda Goletta dei laghi, quest’anno la campagna di Legambiente ha ampliato il numero di bacini lacustri posti sotto la sua lente di ingrandimento passando dai 28 del 2020 ai 34 di questa edizione, sempre in 11 regioni italiane. Rispetto alle scorse edizioni quest’anno la campagna è tornata a monitorare alcuni laghi, quali Salto e Turano nel Lazio, e ne ha sostituiti altri aggiungendone di nuovi, come l’Averno e il Fusaro in Campania, l’Ampollino in Calabria, i laghi di Piana degli Albanesi, Pozzillo e Diga San Giovanni in Sicilia. Sono stati effettuati 126 prelievi in altrettanti punti di campionamento e giudicati, secondo la classifica della Goletta dei Laghi per le analisi microbiologiche, oltre i limiti di legge il 33% dei prelievi (15 inquinati e 27 fortemente inquinati). In totale sono 61 i campioni prelevati in foce, 65 quelli prelevati a lago. Dei campioni giudicati oltre i limiti, il 64% è stato prelevato in foce a canali, fiumi o torrenti.
Malati cronici
Sono 32 i punti che secondo i prelievi di Goletta Verde e Goletta dei Laghi degli ultimi 12 anni, risultano inquinati o fortemente inquinati da oltre 10 anni e riguardano ben 13 regioni. In Lombardia tra i punti cronici monitorati in questi da Goletta dei Laghi ci sono la foce Rio Bolletta a Porto Ceresio (VA) sul Lago Ceresio, la foce del torrente Caldone a Lecco e quella del torrente Cosia a Como sul Lago di Como, la foce del torrente nei pressi del porto di Padenghe sul Garda (BS) sul Lago di Garda, la foce del torrente Boesio a Laveno Mombello (VA) e la foce torrente Bardello a Brebbia (VA) sul Lago Maggiore. Sempre sul Lago Maggiore, ma sulla sponda piemontese, tra i malati cronici c’è la foce del torrente Vevera, ad Arona (NO). Sul lago di Bolsena invece, nel Lazio, troviamo la foce del torrente nei pressi del parco giochi a Montefiascone (VT). Per quanto riguarda i malati cronici monitorati da Goletta Verde, nel Lazio preoccupa la situazione della Foce del fiume Marta (Tarquinia, VT), la foce del canale altezza via Filadelfia (canale Crocetta – Pomezia, RM), della Foce del Fosso Grande (Ardea, RM), del Fosso Zambra (Cerveteri, RM), del Rio Vaccina (Ladispoli, RM), la Foce del Rio SantaCroce (Formia, LT). Anche in Campania risultano oltre i limiti di legge da 10 anni: la Foce fiume Savone (Mondragone, CE), la foce del Fiume Sarno (Torre Annunziata/Castellammare di Stabia, NA) e quella Torrente Asa (Pontecagnano Faiano, SA). Malati cronici anche in Calabria: Foce del fiume Esaro (Crotone), Spiaggia presso il canale a destra del Castello (Le Castella nel Comune di Isola di Capo Rizzuto, KR), Foce del torrente Annunziata (Lido Comunale di Reggio Calabria), Foce del Fiume Mesima (San Ferdinando, RC) e Foce del torrente Ruffa (Turiano, VV). Per la Sicilia i malati cronici sono la foce del Gattano a Gela (CL) e la foce dell’Alcantara tra Calatabiano e Giardini di Naxos (CT/ME).
“Gli oltre 8000 km di costa e i 1500 laghi sparsi su tutto il territorio nazionale – dichiara Riccardo Piunti, Presidente CONOU – ci ricordano che la salvaguardia delle acque in Italia è una priorità. Anche quest’anno abbiamo partecipato all’iniziativa di Legambiente, che capillarmente analizza e controlla lo stato delle acque del nostro Paese, perché ne condividiamo obiettivi e finalità.Il CONOU, per parte sua, è impegnato ogni giorno, con le aziende della Filiera, per evitare che un rifiuto pericoloso come l’olio lubrificante usato, possa essere disperso nell’ambiente e danneggiare terreni e acque. I risultati sono arrivati: oggi riusciamo a raccogliere il 100% dell’olio usato e lo rigeneriamo per oltre il 98%, riuscendo a riconvertire il rifiuto in un’importante risorsa. Per questo il nostro Consorzio rappresenta un modello virtuoso e di successo di economia circolare nonché un primato assoluto in Europa.” Dal 1984 a oggi il CONOU ha raccolto 6,1 milioni di tonnellate di olio usato, avviandone a rigenerazione 5,5 milioni e consentendo così la produzione di 3,2 milioni di tonnellate di olio rigenerato e un risparmio sulle importazioni di petrolio di circa 3 miliardi di euro.