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DIARIO DI VIAGGIO: La regola del distacco

C’è una regola da affrontare ogni volta che si decide di partire per un viaggio. La regola del distacco. C’è una tensione interna e subconscia che parte dal momento in cui si decide di viaggiare.

Non a caso la parola viaggio deriva dal latino “viaticus” o “viaticum”, cioè quello che serviva al viaggiatore per affrontare, appunto, il cammino o viaggio. Non è fighissima questa descrizione? Cosa serve al viaggiatore moderno per intraprendere il suo viaggio? Tutto! A noi serve tutto. Prima di chiudere la porta di casa ci sono timori, liti, corse, angosce, ripetuti controlli: “Ho preso tutto, dove sono passaporto e biglietto” (che normalmente tiene lei, se siete accoppiati, perchè tu comunque non sei capace). Al massimo tu puoi sorvegliare i trolley, controllati comunque con un occhio da lei, perchè sei distratto.

A te uomo è concesso l’orario della partenza da casa e il nervosismo dell’arrivare in ritardo perchè lei non è pronta. D’altra parte tu sei già pronto, perchè non hai fatto niente e devi ancora chiudere le persiane come ti aveva chiesto. Puntualmente si monta in macchina e scatta “l’oggetto dimenticato” e “ma non l’avevi preso tu?” Lo sbuffo e la corsa di sopra, che non deve mancare mai perchè sia un vero viaggio.

Fino a destinazione c’è un po’ d’ansia, in fondo al nostro cervello gira ancora il pensiero “dell’Invio”. Il ditino che ha schiacciato sulla tastiera enter o invio, dopo la fatidica domanda da sudori freddi “conferma il pagamento”. Anche dopo le lunghe ricerche, discussioni, pianificazioni e quel sito con il nostro viaggio, che abbiamo letto e riletto cento volte per la paura di prenotare una barca a Madonna di Campiglio o un motorino a Venezia.

SI CAMBIA. Sappiamo che gli aeroporti cambieranno completamene, almeno per un po’, così come sono cambiati dopo l’11 Settembre. Se già prima il passeggero medio arrivava in aeroporto un po’ nervoso, oggi sarà ancora peggio. Anche chi viaggia per lavoro tutte le settimane (ve lo dice uno che macinava una media di 200 voli l’anno), cerca di essere sempre attento, perchè l’inghippo, la novità, il problema è sempre dietro l’angolo. Si dice che anche il più esperto top manager riesca a perdersi o fare delle azioni non degne del suo prestigio, in un aeroporto.

Tra i tanti esempi, che a mano a mano vi racconterò, mi viene da pensare a quel signore in giacca e cravatta e la sua ventiquattrore che, arrabbiato, non capiva perchè la macchina del self check-in non gli desse la carta d’imbarco per il suo volo British Airways e dopo aver sentito una gentile signorina spiegargli che era il self check-in di Air France, la sua risposta “chiara e confusa” fu: non capisco, è blu, come i colori della British Airways.

IL POSTO IN MEZZO. C’è la fase critica di quanto pesa il bagaglio, ho fatto le prove a casa, ho distrutto la bilancia perchè è fatta per gli umani senza vestiti e non per i vestiti nelle valigie con rotelle, e i posti già presi che non siano cambiati con magari il posto in mezzo. Il posto in mezzo che non dovrebbe esistere, punto. Sempre che tu non voglia fare sesso a tre, nessuno vuole stare in mezzo. L’importante poi è trovare la sicurezza e il proprio gate/uscita e anche qui ricordo, nel caos di una sala partenze, quel povero signore che vedevo girare, girare e girare finché arrabbiato non fermò un addetto e chiese dov’era l’entrata per accedere ai voli e l’addetto rispose: “lì, dove c’è scritto tutte le Uscite”. E lui giustamente sudato e alterato, urlando rispose: “ma perchè minchia scrivete Uscite se uno deve Entrare!” In effetti…

Vai alla famosa sicurezza, il metal detector (dove anche lì, se ti fermano, lei ti dice lo sapevo) e tu hai solo la colpa di esserti messo la cintura che non metti mai, ma il giorno che fermeranno lei la prenderai in giro e un po’ ti preoccuperai perchè da solo sei perso, anche perchè è lei che ha i documenti. Meno si divertiranno gli addetti alla sicurezza che avranno il loro daffare per spiegarle il motivo per cui l’hanno fermata. Finalmente area sterile, siiii, solo per chi parte e ne ha diritto. Negozi, ristoranti, bar, profumi, cioccolato, gente da tutto il mondo.

Anche con la Pandemia, non ho dubbi che tra qualche mese lo shopping prima di salire a bordo riprenderà comunque. Ci siamo abituati al panico del terrorismo, code, limitazioni, liquidi, accendini, ci abitueremo a viaggiare anche con naso e bocca coperti, un po’ più fatalisti con i nuovi incontri, perchè chi ci dice che sotto, lei o lui, abbiano il naso e la bocca?

Dopo gli annunci, dove non si sente bene, non si capisce, nessuno ascolta, scatta il: Che gruppo siamo? Hanno chiamato il nostro gruppo? Hai sentito? E vedi sempre la coppia, quella che era rilassata fino a un secondo prima: Dove sono le carte d’imbarco? I passaporti? Li hai tu? No, tu. No, te li ho dati quando sono andata a fare la pipì. Panico! Eccoli! Erano in borsa.  Tu sta zitto, comunque le hai fatto confusione.

Non si trova la tua carta d’imbarco, lei te l’ha data per pagare il profumo che ti sei comprato. Prega di non averla persa perchè ti conviene suicidarti con la cintura che non ti metti mai. Trovata! Si parte!

Tutti a bordo. Settanta minuti per sistemare il bagaglio a mano, sperando che ci sia posto sopra di te altrimenti è come guardare Mamma, ho perso l’aereo, scrutare i vicini, i posti migliori, chiudere tutto e rialzarsi un secondo dopo perchè ti serve la felpa. A noi Italiani, perchè noi in aereo moriamo di freddo, viaggiamo con felpa e sciarpa e non vediamo l’ora di tornare a una temperatura da umani. Gli altri, gli stranieri, in maglietta e infradito.

Dopo non aver ascoltato le norme di sicurezza che tutti dovrebbero ascoltare ma che pochi seguono, si parte. Il volo. Che meraviglia. Finalmente verso la meta tanto sudata, felici e rilassati almeno fino a quando la prima scorreggia del passeggero ignoto, seduto davanti, dietro o a lato, ti avvolge, ma tu hai la sciarpa e ti proteggi!

Buon volo. Ci vediamo in una grande città, in una splendida spiaggia tropicale, in un piccolo borgo medievale, sotto a un vulcano o dentro a un museo. L’importante è viaggiare e anche quando siamo chiusi dentro casa o vediamo un week end, le vacanze, un viaggio di lavoro, lontani, quasi impossibili, ricordatevi che per un viaggiatore non ci sono limiti e non ci sono confini e se vi diranno “tu viaggi con la mente”, potrete rispondere “sì, in realtà sono in vacanza in questo momento”.