Cent’anni dopo il suo primo viaggio, il “Treno della memoria” ripercorrerà il tragitto del convoglio speciale che nel 1921 portò da Aquileia a Roma la salma del Milite Ignoto, tumulata poi il 4 novembre nel sacello dell’Altare della Patria, al Vittoriano.
All’epoca il treno, durante il proprio viaggio, attraversò cinque regioni e 120 stazioni.
Il convoglio è partito venerdì 29 ottobre alle 12.45 dal primo binario della stazione di Cervignano Aquileia con destinazione Venezia Santa Lucia. Due le soste intermedie, la prima a Udine e la seconda a Treviso. Poi Venezia, dove ha sostato fino a tarda notte.
Sabato 30 Ottobre il treno è ripartito alla volta della Stazione di Bologna Centrale, dove si fermerà tutto il giorno, per riprendere il viaggio domenica 31 ottobre alla volta della Stazione di Firenze Santa Maria Novella. Lunedì 1 novembre il convoglio arriverà ad Arezzo, da dove ripartirà martedì 2 novembre per l’ultimo tratto del viaggio della memoria, destinazione stazione di Roma Termini.
LA STORIA. Al termine della Prima Guerra Mondiale, il generale italiano Giulio Douhet propone che vengano resi i più alti onori alla salma di un combattente caduto in guerra e non identificato. Una volta approvata la legge, il Ministero della Guerra nomina una commissione con l’incarico di recarsi nelle zone di operazioni belliche per raccogliere undici salme di Caduti che non siano in alcun modo identificabili. Tra queste, ne sarà scelta una per la definitiva tumulazione al Vittoriano. Il monumento romano acquisisce quindi una riconsacrazione e diventa quello che tutti oggi conoscono come “l’Altare della Patria”.
Alla designazione delle salme viene nominata una commissione composta di un generale, un colonnello, un tenente mutilato e un sergente decorati di medaglia d’oro, un caporal maggiore e un soldato semplice decorati di medaglia d’argento, affinché tutto l’esercito sia rappresentato nei suoi vari gradi e nelle sue qualifiche. Compito della commissione, individuare le salme senza qualsivoglia segno di riconoscimento che non sia quello di soldato italiano.
Attraversato tutto l’arco del fronte, la commissione arriva nella zona del Carso e del fiume Timavo e rinviene un’ultima salma, quella di un soldato che presenta le gambe spezzate e il capo perforato da proiettili di fucile. È l’estremo simbolo del martirio. Anche l’undicesima salma viene rinchiusa in una cassa di legno identica alle altre dieci, custodi delle spoglie già raccolte: a questo punto nessuno, con alcun mezzo, potrà distinguere un caduto dall’altro.
Le bare sono benedette dal vescovo di Trieste con l’acqua del Timavo. Scelto il Milite Ignoto, le altre dieci salme saranno sepolte all’interno del Cimitero degli Eroi, dietro la Basilica di Aquileia.
MARIA, LA “MAMMA” DI TUTTI GLI IGNOTI. La triestina Maria Bergamas, che ha perduto il figlio in guerra, viene chiamata a scegliere una bara tra le undici benedette dal vescovo. Improvvisamente, la donna s’inginocchia davanti alla seconda. In quella bara c’è “un figlio”, e in quel momento lei è la mamma di tutti.
Ed è così che il ragazzo di cui nessuno conosce il nome, il colore degli occhi, il sorriso, la provenienza e l’età – ma per cui in qualche parte d’Italia una mamma sta piangendo – diventa il Milite Ignoto.
La salma del Milite Ignoto viene rinchiusa in una seconda cassa di zinco e in una terza di quercia. È ricoperta di simboli: una bandiera, un elmetto, un fucile. Su un affusto di cannone viene trasportata in un vagone ferroviario ornato di fiori: alle otto del mattino del 29 ottobre 1921 inizia il suo ultimo viaggio verso Roma.
LA FINE DEL VIAGGIO. Il 1° novembre 1921 è un martedì. Il treno entra lentamente nella stazione Termini: ad attenderlo ci sono il re, la famiglia reale e le più alte autorità dello Stato. Dodici decorati di medaglia d’oro trasportano la salma all’esterno della stazione e la depongono ancora una volta su un affusto di cannone. Il feretro viene portato all’interno del tempio di Santa Maria degli Angeli ed esposto al pubblico.
È il 4 novembre 1921: se c’è una parte ancora più emozionante della storia, è l’amore di una nazione intera. Dopo averne salutato il passaggio lungo tutto il tragitto ferroviario, più di un milione di italiani accoglie il feretro lungo le strade di Roma. Ed è proprio un soldato semplice a porre sulla bara l’elmetto da fante. I militari presenti e i rappresentanti delle nazioni straniere sono sull’attenti, tutto il popolo è inginocchiato.
Il viaggio dell’eroe ignoto finisce qui, idealmente accompagnato dai 650mila Caduti durante la Grande Guerra.
cricol