Sono sull’autostrada e sto tornando da un evento, mi fermo in un autogrill per un caffè. Una signora mi si avvicina, mi ha riconosciuta perché segue le mie conferenze.
“Mi piace ciò che dici, sono d’accordo con il tuo pensiero, è bellissimo averti incontrata, sapessi quante volte ho pensato di poterti vedere di persona”.
Ringrazio, sorrido e le do la mano, la osservo.
“Vorrei tanto parlarti, posso telefonarti? Magari se hai tempo possiamo fare una chiacchierata, vorrei raccontarti tante cose di me, tu sei il mio mito”.
Continuo ad osservare la signora e a pensare che anche io una volta facevo così, quando incontravo qualcuno che credevo importante per la mia crescita.
Allora le dico che io sono qui adesso, non è questo il miracolo degli incontri? Io sono qui adesso…
Qual è il senso di sentirci per telefono? Per parlarmi di cosa? Dell’idea che si è fatta si se stessa? Della sua storia? Dei suoi problemi? Cosa c’è da raccontare? La vita ci ha portato qui… questo è l’evento. Questo è il momento della parola oppure del silenzio che ci ha portate entrambe nello stesso istante, nello stesso posto. La signora senza volerlo con la sua voglia di incontrarmi ha reso possibile il “miracolo” e il suo io sta cercando di sottrarsi, con una serie di scuse… di ritardi.
“Devo telefonarti, ti devo raccontare bene di me. Devo parlarti dell’ansia che non mi passa, che non mi fa più vivere”.
È incredibile, qualcosa dentro di lei ha reso possibile l’incontro con il suo mito e lei non riesce a trovare la soluzione alla sua ansia.
È stata in grado di spostare l’Universo e non riesce a togliere la polvere dalla sua casa.
Ha contribuito a fare in modo che due cellule dell’universo, fra miliardi, si incontrassero e ha paura dell’ansia che è certamente molto meno importante e che per di più proviene da lei. O forse il suo atteggiamento, sempre pronto a rimandare e a “raccontare tutto la prossima volta” è la causa del suo disagio?
La mia saggia nonna diceva: “Lascia che le cose accadano come capita, alla fine si metteranno a posto da sole”.
Ma chi sono io per la signora? Solo un’immagine che abita dentro di lei. Condivide il mio pensiero, o forse in me ritrova il richiamo di una voce interiore che vuole renderla libera dal suo Io, da ciò che lei crede di essere.
“Ciò che ti serve verrà da te se non chiedi cose che non ti servono” diceva la nonna.
Così io sono arrivata a lei per attivare un ricordo della sua Natura, della sua anima. La mia presenza è la sua presenza. Attraverso di me senza saperlo, lei si è ritrovata. Non c’è da aggiungere altro, parlare ancora può solo far sfumare la forza di questo incontro. Perché incontrarsi ha fatto realizzare tutto al di là delle ragioni del nostro Io.
Tutto è una lunga ininterrotta catena di incontri, quando avvengono bisogna arrendersi. Una volta è per sempre.
Ogni incontro può essere la soluzione definitiva di tutti i nostri mali, se però accettiamo di abbandonarci a ciò che ci accade. Soprattutto se ti capita di incontrare l’immagine che abita dentro di te, un mito o un sogno che diventa reale.
Maura Luperto