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Smeraldia di Fabio Livoti

Editore: pubblicazione indipendente
Anno di pubblicazione: 2020
Genere: Fantasy

Dalla quarta di copertina

Gli abitanti dell’Impero intitolato alla Dea Smeraldia sanno di certo come godersi la vita. Quelli della capitale Salandria, in particolare, attendono le notti di ‘verdilunio’ per dare sfogo alle brame più recondite dell’animo umano. Con il volto celato da maschere bianche rigorosamente uguali, affollano le strade e i canali della città lagunare al fine di celebrare la luna verde, guardiana dello scorrere del tempo. Tuttavia, nulla dura in eterno: il destino di alcuni basterà a rendere testimone dei cambiamenti sociali ogni suddito dell’imperatrice Diltèa. Talvolta per mezzo della magia proibita, i predestinati si ritroveranno a confrontarsi con i misteri di un’antica civiltà che getteranno dubbi e ombre sui paradigmi politico-religiosi delle Terre di Smeraldia.

Recensione

Se mi conoscete un po’, non dico tanto, una cosa la sapete: il fantasy non è il mio genere.

Con “Smeraldia” però ho fatto un’eccezione e c’è un motivo, anzi, più di uno.

“Smeraldia” non è un fantasy puro, ma un intreccio ben costruito di molteplici generi.

Il fulcro della narrazione è l’idea che “alla fine di un’era, ogni pianeta si prepara a dimenticare in fretta il passato per poter dare inizio a un nuovo capitolo della propria esistenza”: questo incipit mi ha fatto drizzare le antenne.

Accanto all’indiscutibile struttura fantasy, con i suoi personaggi fantastici, dotati di poteri soprannaturali e abili con gli incantesimi, troviamo una complessa trama fatta di intrighi politici, dove potere temporale e spirituale sembrano accavallarsi, misteri, fino a sfiorare addirittura il thriller ‒ e qui sono nel mio mondo.

L’ambientazione è resa con maestria: siamo in una terra incantata, ma potremmo essere benissimo a Venezia, con le sue gondole, il doge e i palazzi nobiliari descritti come in un ritratto.

La prosa è elegantissima e mi ha catturata: è di un livello alto senza essere aulica ed è assolutamente consona al contesto. È davvero un piacere leggere qualcosa di così curato e ricercato.

In alcuni passaggi ho intravisto anche un monito nei confronti della nostra società:

“L’avidità della nostra razza ci ha condotti dove ci troviamo oggi, attoniti di fronte all’ineluttabile fine della quale, checché se ne dica, siamo gli unici responsabili.”

“…Insegnino ai nostri figli il rispetto per il globo offeso e per ogni forma di vita che avrà l’onore di abitarlo, poiché fra di essi vi saranno le creature, gli uomini e le donne del domani. Ogni discendente dovrà, quanto prima, essere un individuo migliore di ciascuno di noi.”

All’inizio della lettura, soprattutto per chi come me non è avvezzo al genere, il fiume di nomi così stravaganti e l’alternarsi senza un ordine apparente di diversi livelli temporali può dare l’effetto di essere investiti da uno tsunami e può scoraggiare. Poi però, prendendo dimestichezza, conoscendo i personaggi, la lettura diventa meno faticosa e anche i vari piani temporali trovano il loro preciso incastro, merito senz’altro dell’abilità dell’autore, a cui va riconosciuta anche l’ottima capacità di caratterizzazione.

Ciò che mi ha spinta a proseguire è stata in un primo momento la curiosità: volevo vedere se un autore che scrive così bene è pure in grado di portare a compimento con criterio un romanzo di quasi 400 pagine dalla struttura così complessa.

Risultato senza dubbio raggiunto.

Claudia Cocuzza