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Turismo industriale, viaggio nelle fabbriche mai aperte

Fino a marzo 2022, nell’ultimo weekend del mese: spettacoli in location suggestive della produzione tessile del passato, visite nelle manifatture in attività, trekking urbano, turismo industriale per le famiglie. #TipoPrato.

Come si fa a riconoscere un tessuto di qualità? Vi piacerebbe entrare in fabbrica e toccare con mano la storia di una stoffa pregiata? Siete pronti per un viaggio alla scoperta della Prato del tessile: con TIPO-Turismo Industriale Prato, le manifatture storiche e quelle d’avanguardia si aprono per la prima volta agli appassionati di archeologia industriale, architettura, moda e design e a chi voglia scoprire i segreti del più grande distretto tessile europeo . Un’esperienza di visita esclusiva in luoghi industriali suggestivi e ricchi di fascino, in cui è presente la mano di grandi architetti e si respirano le storie di coloro chi li hanno vissuti.

TIPO è un progetto immersivo ed esperienziale pensato per tutti coloro che vogliono scoprire la nuova frontiera del turismo, quello industriale. Nell’ultimo weekend del mese, fino a marzo 2022, i visitatori saranno guidati in un percorso emozionale che, partendo dagli inizi della manifattura pratese, li condurrà nel cuore delle fabbriche moderne, apprezzate per qualità e varietà dei lavorati e per l’investimento in processi produttivi rispettosi della natura che hanno reso Prato “Città per la circolarità”.

Un “dentro e fuori” dalle fabbriche, tra eventi culturali, spettacoli, trekking urbano e momenti per le famiglie, nella città del Museo del Tessuto, del Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci e del Mumat – Museo delle macchine tessili di Vernio, modello di imprenditorialità, cura dell’ambiente e progettazione culturale. Ogni sabato dell’ultimo fine settimana del mese TIPO – il cui slogan è “Fabbriche raccontano storie” – propone spettacoli in luoghi della produzione tessile solitamente non aperti al pubblico; la domenica ci si muove sul territorio provinciale, per scoprire il patrimonio di architettura industriale e di ex fabbriche rigenerate con progetti di innovazione urbana. In programma anche laboratori didattici per bambini nei musei aderenti al progetto (Museo del Tessuto, Centro Pecci, Mumat).

TIPO è promosso da Comune di Prato, Fondazione Museo del Tessuto, Fondazione CDSE Centro di Documentazione Storico Etnografica; Comuni di Cantagallo, Carmignano, Poggio a Caiano, Montemurlo, Vaiano, Vernio; in collaborazione con ACTE (Associazione Comunità Tessili Europee), Visit Tuscany e Prato Turismo. La direzione artistica degli spettacoli in programma è a cura di Fonderia Cultart.

LA STORIA DELL’INDUSTRIA TESSILE DI PRATO

Prato è il più grande distretto tessile industriale d’Europa ed è un punto di riferimento in ambito internazionale per la qualità dei tessuti realizzati, con lavorazioni di alto livello pensate per le grandi maison della moda di tutto il mondo. Inoltre è un polo fortemente innovativo, che ha da tempo introdotto una filosofia green nelle proprie produzioni, a partire dal recupero delle materie prime.

Ma com’è nata l’industria tessile a Prato? Nel corso dei secoli, nei lanifici e nelle piccole imprese artigiane si sono lavorati “cenci” di lana provenienti da tutto il mondo, materiali di scarto rientrati nel ciclo produttivo per essere trasformati in tessuti di qualità, pronti al confezionamento. L’arte del riciclo a Prato parte da lontano, dal Medioevo, quando per la produzione delle stoffe si recuperavano i vecchi vestiti dei contadini e le balle dei mulini. Alla base dell’industria pratese c’erano 58 mulini e un sistema idraulico – le cosiddette “gore” –, nato in epoca romana e consolidato nel Medioevo: 53 km di gore che dal Cavalciotto di Santa Lucia raggiungevano il fiume Ombrone, attraversando tutto il territorio.

L’Ottocento fu l’epoca dei lanifici a ciclo completo , dove entravano i cenci o il cascame di lana meno pregiato, base per il nuovo processo di lavorazione: dalle fasi di orditura, cardatura, filatura e tessitura, si passava a quella della nobilitazione, la rifinizione, fiore all’occhiello della produzione pratese, per poi arrivare al tessuto finito. L’impannatore, imprenditore pratese, seguiva tutto il processo, attento anche alla scelta dei colori delle stoffe, al disegno e alla “mano”, cioè all’altezza e alla morbidezza del prodotto. Gli anni ’50 del Novecento furono quelli del mito dei piccoli artigiani pratesi, quelli degli stracci provenienti soprattutto dall’America e quelli del recupero delle divise della seconda guerra mondiale.

Le fasi di lavorazione, fino a quel momento interne ai lanifici, con la crisi di sovrapproduzione post guerra furono esternalizzate e portarono alla Prato dei telai nei garage. Ancora oggi il processo produttivo dei tessuti a Prato è basato anche sul riuso e sull’economica circolare; la materia prima continua ad arrivare da tutto il mondo e i prodotti finiti sono tessuti acquistati dalle più importanti case di moda per confezionare i propri capi.