Nel sotterraneo del Museo di scultura antica Giovanni Barracco si conservano numerosi resti archeologici di epoca romano-imperiale.
La scoperta fortuita risale al 1899 nel corso dei lavori di parziale demolizione dell’edificio rinascimentale – che dal 1948 ospita il Museo – demolizione resasi necessaria per l’apertura del nuovo asse viario di Corso Vittorio Emanuele.
A oltre 4 metri di profondità al di sotto dell’attuale piano stradale si osserva una struttura architettonica, costituita da un peristilio di colonne, che in origine – come di consueto – circondava un’area centrale scoperta.
Il cortile porticato, caratteristico elemento dell’architettura greca e romana, sia pubblica sia privata, è conservato per un’ampia porzione, dove restano in piedi varie colonne con basi e capitelli, sia intere che frammentarie. Vi si possono ammirare, inoltre, la superstite pavimentazione marmorea e vari elementi di arredo, riferibili a fontane o bacini e una mensa ponderaria.
Tanto per l’alzato architettonico quanto per la pavimentazione e gli ulteriori elementi, fu profusamente impiegato il marmo, sia bianco sia colorato.
L’edificio subì modifiche e importanti ristrutturazioni nel corso del tempo, per cui furono reimpiegati materiali di recupero, ovvero asportati da edifici in disuso, secondo una prassi diffusa sin da epoca tardo-imperiale. Molti degli elementi così posti in opera risalgono a epoca augustea e giulio-claudia.
La maggior parte delle strutture e, con esse, l’ultima fase di vita documentata, risale invece al IV sec. d. C.
Molto discussa è l’identificazione dell’edificio, sicuramente caratterizzato da una valenza architettonica tutt’altro che dimessa. Secondo un’ipotesi ormai risalente, si tratterebbe di una delle sedi (o meglio, di alcuni suoi ambienti), delle celebri quattro fazioni di aurighi, che competevano nel Circo, sedi a noi note dalle Fonti antiche con il nome di Stabula quattuor factionum. Certamente vi si deve riconoscere un edificio pubblico.
I resti romani presso il Museo Barracco sono di grande importanza archeologica, per l’entità di quanto conservato, per la loro ubicazione nel cuore della topografia dell’antico Campo Marzio e dei suoi sontuosi edifici pubblici, oggetto di intensi studi.