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Inseguire obiettivi fa perdere la creatività

Identificarsi totalmente con i propri obiettivi può fare molto male al cervello. Ci sono individui che trascorrono il loro tempo a pensare in continuazione alle cose che devono realizzare. Tanto che quando gli si chiede di fare qualcosa di diverso, rispondono che non hanno tempo perché devono riflettere sui problemi di lavoro.

In questo modo, oltre a non godersi la vita si diventa sempre meno spontanei. Si fanno le cose solo se si intravede un obiettivo: si sale in auto solo per andare al lavoro o per fare la spesa o andare da qualche altra parte.

Non si fa nulla senza un motivo.

Si deve sempre sapere come va a finire. La vita scorre, istante dopo istante, come se si dovesse realizzare un progetto che si ha in mente, come se si avesse sempre davanti una meta, un modello da raggiungere.

Così capita che ci si accorga che il tempo è passato fra affanni e cose da fare, sempre cercando di essere bravi figli, poi bravi genitori, facendo tutto ciò che gli altri ti chiedono di fare. Assorbendo luoghi comuni.

È buona cosa inseguire modelli che ci vengono inculcati? Va bene correre tutta la vita avendo sempre in mente gli obiettivi da raggiungere? In questo modo si riesce a realizzare la vera Natura?…

Spesso chi fa questi ragionamenti si sente dire che sta andando verso la depressione. In realtà correre dietro alle mode non rende felici. Trovare se stessi, invece, apre la porta della felicità. C’è chi pensa che si diventa depressi quando la chimica della nostra anima si è scompigliata e quindi ricorre agli psicofarmaci.

La scienza ci vuole far credere che si diventa depressi indipendentemente dalle cose che si fanno, da ciò che si pensa, dalle decisioni, da modelli che prendono possesso della mente. Non è così.

Un mio caro amico mi confidò di essere “guarito” dalla sua cronica tristezza cambiando i pensieri. Smise di ragionare come aveva sempre fatto, smise di fare le cose in funzione degli obiettivi che si era prefissato e smise di sentirsi appagato solo quando raggiungeva quegli obiettivi. Smise di dirsi “bravo” se faceva le cose bene e smise di colpevolizzarsi quando sbagliava. Ma poi sbagliava davvero? Oppure era proprio quel modello di perfezione che era nella sua testa che lo intristiva?

A un certo punto della sua vita si mise a fare altro, qualcosa fuori dagli schemi che gli piaceva davvero. Così ha imparato a fare le cose stando fuori dal giudizio, senza chiedere consigli ma soprattutto senza un obiettivo.

Fare le cose con la mente libera, porta il cervello a vivere senza modelli e a stimolare la creatività.

Far le cose senza sapere come finiranno, fuori dagli schemi, può liberare la mente da quelle gabbie che portano alla depressione. E se vogliamo liberarci dagli sforzi, facciamo le cose come fossero un gioco.

I nostri gesti sono solo in apparenza casuali e senza senso. In realtà ogni nostro movimento, anche il più banale, impegna il nostro cervello. Ogni nostro gesto si materializza dentro di noi.

Se in ogni cosa che facciamo abbiamo in mente un obiettivo, il nostro cervello entra nella frequenza dello sforzo. Non è vero che ogni giorno è uguale, il fatto è che ci si fissa sulla meta impedendo di essere spontanei e ci si costringe allo sforzo, alla fatica, all’abitudine.

Questo determina la secrezione di sostanze chimiche che provocano ansia, depressione, stress, insonnia.

Allora facciamo in modo di essere presenti, attenti, consapevoli delle nostre azioni almeno una volta il giorno. Facciamo qualcosa di abituale come se fosse un gioco, un rito, un percorso senza tempo, una danza.

Guardiamoci intorno, godiamoci un tragitto, non corriamo, non diciamo le solite cose, stiamo un po’ nel silenzio, assaporiamo il nuovo che ogni istante la vita porta con sé.

Essere presenti ai nostri gesti, è forse uno dei modi più incisivi per salvaguardare la salute mentale.

Un vero e proprio antidepressivo alla portata di tutti.

Maura Luperto