La Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani è il nuovo borgo artistico culturale e d’inclusione sociale a Venezia. La storia di una stradordinaria donna che ha scelto di dedicare la sua vita all’arte e ai talenti in difficoltà.
Dietro ogni storia c’è sempre una persona. Dietro la Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani c’è anche una storia d’amore, lunga tutta una vita: “Giorgio mi chiedeva sempre cosa volessi come regalo, ai compleanni, agli anniversari, anche senza una ragione. Invece di un gioiello, chiedevo il rifacimento del soffitto, i telai delle finestre, la pavimentazione, il restauro di questa casa, che ora è diventata, in sua memoria, un borgo artistico culturale nella sua Venezia, la città che gli diede i natali e che tanto amava”.
Armanda Boffa Marchesani passeggia tra “le corti”, i giardini comunicanti, unici nel loro genere, a pochi passi da Campo dei Carmini, in Fondamenta Rossa. In questi luoghi, proprietà di famiglia sin dalla fine del 1800, Armanda e Giorgio hanno trascorso molte stagioni felici.
Negli anni hanno visto passare i giovani studenti diretti a Cà Foscari o San Sebastiano. Quando Giorgio è mancato Armanda ha deciso di ripartire dai suoi giardini dedicando il proprio impegno e lavoro al servizio di persone talentuose in difficoltà.
Nasce così il borgo artistico culturale della Fondazione Giorgio e Armanda Marchesani, con il preciso scopo di valorizzare l’arte come forma di comunicazione e d’inclusione sociale.
È questa la mission della Fondazione: la dedizione all’altro con il cuore aperto a bambini e giovani in difficoltà per malattie importanti.
È il caso dei giovani talentuosi dell’Associazione Artismo Venezia: questa straordinaria donna ha dato in comodato d’uso gratuito permanente laboratori e locali dove esprimere se stessi in assoluta libertà e serenità.
A Milano, invece, la Fondazione ospita in un appartamento i genitori dei bambini ospedalizzati seguiti dall’Associazione OBM Ospedale dei Bambini Milano Buzzi Onlus, che opera in forma diretta porgendo aiuto a famiglie in ristrettezza che assistono i piccoli pazienti ricoverati.
Il mese di aprile vede l’inaugurazione di due mostre che parlano di Sogni, curate dal Direttore Artistico della Fondazione Anna Caterina Bellati. Nell’estate del 2020 Bellati conosce Armanda Boffa Marchesani: da questa collaborazione intensa e dallo scambio culturale e affettivo nascono le mostre nella sede in Fondamenta Rossa a Venezia.
I SOGNI DEL GIARDINO
23 aprile – 26 giugno 2022
“Questa mostra racconta in filigrana la storia di una donna e del suo giardino. Lo ha costruito in un lungo tempo e gli ha affidato negli anni speranze, segreti, dispiaceri, piccole vittorie, ricordi. Fino a trasformarlo nel libro di una vita. Dodici artisti di chiara fama dedicano al suo progetto le proprie opere, raccolte oggi nei luoghi dove tutto è cominciato”.
Così Anna Caterina Bellati descrive “I Sogni nel Giardino”, mostra di opere d’arte originali, che andranno a popolare i giardini della Fondazione per trasportare i visitatori nel Sogno di Armanda Boffa Marchesani, oggi finalmente diventato realtà.
Antonio Abbatepaolo, Martin Emilian Balint, Alberto Bortoluzzi, Marco Cornini, Paola Giordano, Ettore Greco, Margherita Leoni, Luciano Mello Witkowski Pinto, Marialuisa Tadei, Sara Teresano, Dany Vescovi e Dania Zanotto sono gli artisti le cui opere accompagneranno i visitatori lungo i giardini, in un viaggio quasi onirico a esplorare l’anima più intima della Fondazione.
I COLORI DEI SOGNI
24 aprile – 26 giugno 2022
“Con questa mostra, la Fondazione dedica una personale a Daniele Marcon”, spiega Anna Caterina Bellati. “Questa pur minima raccolta di dipinti porta a Venezia il progetto artistico del vicentino il cui processo evolutivo, partito dall’astrazione pura del neoplasticismo di Mondrian, è approdato in lunghi anni di strenuo lavoro all’espressivismo ancestrale della cultura papua, e quindi alla vitalità coloristica intrisa di mistero delle civiltà orientali. Colore, forma, armonia, composizione sono stati il dettato di una vita spesa per la pittura. Il rapporto tra linee, fasce di toni alternati o degradanti l’uno nell’altro e la superficie dell’opera, possono costruire o ricostruire il mondo. Nel caso di Marcon un mondo visitato e succhiato durante i molti viaggi che hanno nutrito e plasmato i temi del suo lavoro. Alla luce di una ricerca mai paga di sé, questo artista silenzioso e audace ha saputo traghettare la concezione universale di compenetrazione dello spazio, in una dimensione quasi ascetica di interiorizzazione della natura”.