“Il consumo di alcuni prodotti che comunemente riempiono le nostre dispense ha un grande impatto su molte specie animali”, spiega il WWF.
Prendiamo per esempio il Giaguaro: la gran parte della soia coltivata viene utilizzata come mangime per polli, maiali e altri animali. La produzione di soia sta devastando il suo habitat, portando il giaguaro al limite dell’estinzione.
Oppure la Farfalla Monarca, essenziale impollinatore degli ecosistemi forestali. Negli ultimi vent’anni ha subito un declino fino al 90 per cento delle sue popolazioni a causa della deforestazione per far posto alle coltivazioni di avocado. “La buona notizia – commenta il WWF – è che possiamo mangiare avocado bio e a chilometro 0, contribuendo a salvare le farfalle”.
Il cercopiteco è una delle scimmie diventate ormai molto rare nell’Africa sub-sahariana, per l’eccessiva coltivazione di cacao. Il colibrì, noto per la bellezza del piumaggio e l’enorme varietà di specie, sta rischiando di estinguersi a causa delle coltivazioni intensive di caffè che stanno distruggendo l’habitat forestale.
Anche lo squalo è a rischio estinzione, viene pescato in grandi quantità per il consumo delle sue bistecche. Forse non tutti sanno che l’Italia è tra i maggiori consumatori al mondo e d’Europa di carne di squalo, come il palombo, la verdesca, lo spinarolo o il gattuccio, che spesso confondiamo come pesce spada. “L’etichettatura errata dei prodotti a base di squalo è un problema enorme – termina il WWF – in quanto espone i consumatori a rischi per la salute e consente anche alle specie in via di estinzione di entrare nel mercato”.