Il reparto di Neurochirurgia dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, fondato nel 1972, sinonimo di eccellenza nel panorama sanitario italiano, all’avanguardia nella tecnologia e nelle pratiche chirurgiche, compie mezzo secolo.
Venerdì 6 maggio il Teatro Olimpico di Vicenza ha accolto familiari, malati e personale ospedaliero del San Bortolo per celebrare questo straordinario percorso insieme ai suoi protagonisti.
Una storia avvincente che racconta quanto siano importanti l’assistenza, il progresso scientifico, lo sviluppo tecnologico, la dedizione professionale e una grande empatia nei confronti del paziente.
Pazienti che sono saliti sul palco per portare la propria testimonianza di vita.
Lorenzo Volpin è il Direttore di Dipartimento Strutturale di Neuro-Scienze e Direttore di Neurochirurgia 1 di Vicenza. Insieme a lui, uno staff medico e infermieristico che coniuga professionalità, empatia e amore per il paziente e il proprio lavoro che questo mondo indifferente all’altro sembra aver dimenticato. Come i neurochirurghi Gianpaolo De Luca, Massimo Piacentino e Giacomo Beggio.
“Più di un anno e mezzo fa la diagnosi – spiega un uomo dal palco – avevo i capelli grigi e ora sono ricresciuti scuri. Per fortuna era un linfoma. Ma è il valore della vita che è cambiato. A partire dall’infermiere che un giorno mi ha donato un calendario. Un messaggio di speranza che non dimenticherò mai. Al San Bortolo sei trattato come una persona. E questo voglio dire: siamo persone, non siamo numeri”.
“Io sono nata un’altra volta – racconta una donna – il meningioma mi aveva resa cattiva, la vita era così brutta che non mi interessava più. Dopo che Lorenzo Volpin mi ha operata, ho riscoperto la gioia di vivere”.
Lorenzo Volpin, gli occhi della tigre. “Dopo aver girato tanti ospedali e aver ricevuto tanti rifiuti, sono tornato a casa e ho detto a mia moglie: ho visto gli occhi della tigre”, queste le parole del padre di un altro giovanissimo paziente di 19 anni. Il dottor Volpin ha risposto con la consueta determinazione professionale. Ora il ragazzo è tornato a scuola.
Il primario di neurochirurgia, infatti, è conosciuto come un medico che mai si arrende, cercando soluzioni dove altri hanno desistito. C’è una sete infinita di ricerca, l’umiltà di sapere di non sapere tutto malgrado l’enorme esperienza sul campo quando dice “per i tumori al cervello c’è ancora molta strada da fare, purtroppo” e nella passione in cui spiega alla platea il lavoro del suo reparto, all’avanguardia anche nella cura dell’epilessia e di molte altre patologie cerebrali e vertebro-midollari.
Gli occhi della tigre colpiscono anche dalle parole del suo intervento ‘Modo di essere un neurochirurgo. Persone, risultati, tecnologie, progetti e il vivere un intervento il giorno prima. Il viaggio dell’uomo all’interno del cervello’, in cui ha ripercorso “ questi 50 anni come segno di gratitudine verso tutti coloro che hanno contribuito a questa preziosa evoluzione medica e umana. Credo fortemente nel patrimonio di questo reparto e nelle persone che vi lavorano, nella convinzione che tutto questo crescerà negli anni a venire, ricordando che si agisce sempre per la cura e il benessere del paziente”.
Durante la cerimonia, un lungo applauso ha accompagnato il ricordo del primo direttore Antonio Benedetti e di Costantino Carbonin, dal 1972 al 1980 nel reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Vicenza.
Presenti anche i portavoce dello staff infermieristico, gli strumentisti di sala operatoria e i referenti della segreteria. Momenti significativi quelli donati al pubblico dal pianista Fuoriposto Paolo Zanarella e da Davide Perpenti, già coordinatore infermieristico della neurochirurgia vicentina e cantante lirico per passione.
Ospite della serata il Professor Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del Farmaco e docente emerito di Virologia all’Università di Padova che ha tenuto la lectio magistralis ‘La pandemia Covid19, virologia o rappresentazione?’.