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Piante carnivore ai Giardini di Castel Trauttmansdorff

Dopo la stagione del 2019, in cui il tema dell’anno era “Piante killer – Le carnivore verdi”, i Giardini di Castel Trauttmansdorff hanno arricchito la loro collezione di piante carnivore, una tra le più affascinanti specie del mondo vegetale.

Le piante carnivore, infatti, hanno sempre un aspetto molto bello con foglie luccicanti e colori accesi, e sono dotate di perfetti sistemi di sopravvivenza grazie a intelligenti strategie per trarre in trappola le loro prede.

Sono astute cacciatrici che incantano per la loro bellezza. D’altra parte, trovandosi in ambienti poveri di sostanze nutritive come paludi, torbiere, foreste tropicali o tra i rami di alcuni alberi – posti in cui è disponibile poco “fertilizzante” – le piante carnivore sono state costrette a potenziare la loro capacità di sopravvivenza.

Attirano le loro vittime con la vivacità dei colori e con profumi seducenti, le catturano e infine le digeriscono assicurandosi azoto e altre sostanze nutritive.

I Giardini di Castel Trauttmansdorff, per assicurare le migliori cure a questo tipo di piante e per effettuare il loro inserimento nell’areale, hanno richiesto il supporto di uno dei massimi esperti di piante carnivore, il tedesco Thomas Carow, grazie al quale, nell’aprile di quest’anno, sono state aggiunte nuove piante carnivore nella torbiera nell’area dei Boschi del Mondo, realizzata già nel 2019.

Copyright Giardini di Castel Trauttmansdorff – l’esperto di piante carnivore, Thomas Carow

Sono stati inseriti numerosi esemplari di Sarracenia che, con le particolari foglie tubolari, attirano gli insetti con il loro nettare e li fanno poi scivolare verso il basso lungo le loro pareti. Gli insetti, non avendo a disposizione appigli, non hanno più scampo e vanno naturalmente incontro al loro destino.

Copyright Alexander Pichler – Sarracenia flava con attraenti trappole a caduta e fiori

Sono state aggiunte anche piante di Venere Acchiappamosche (Dionaea muscipola), la carnivora per eccellenza. Questa pianta si chiude in 100-500 millisecondi quando un insetto tocca i tre peli sensoriali almeno due volte nell’arco di 20 secondi. I peli, posti al bordo dei due lembi fogliari, con la chiusura si incastrano tra loro, rendendo la fuga impossibile. Il tempo di digestione di una mosca per la Venere cacciamosche è tra i 5 e i 35 giorni.

Copyright Alexander Pichler – Venere acchiappamosche in fiore (Dionaea muscipula)

L’atto della cattura, per le piante carnivore, è un momento di enorme dispendio di energie, pertanto, è importante che ci siano determinati segnali per cui la preda è assicurata; in caso di incertezza, le energie vengono conservate.
Nella Serra dei Giardini di Castel Trauttmansdorff, inoltre, è stato realizzato un angolo dedicato ad un particolare genere di piante carnivore, le nepenti (Nepenthes), che catturano le loro prede con trappole a caduta, con pareti interne molto scivolose.

Sempre nella Serra, nella zona di ingresso, subito dopo il giardino di bambù, i giardinieri di Trauttmansdorff hanno creato nelle ultime settimane un piccolo paesaggio tepui di pietre senza calce. I tepui sono montagne tipiche del Venezuela, che si elevano per centinaia di metri rispetto alla pianura circostante e sono caratterizzate da una cima piatta dove, per l’isolamento, si sviluppano fauna e flora particolari.

Copyright Giardini di Castel Trauttmansdorff – Heliamphora Huberi

Nel paesaggio tepui di Trauttmansdorff, Carow ha piantato esemplari di carnivore tipici delle montagne del Sud America, come l’Heliamphora huberi, che deve il suo nome al botanico meranese Otto Huber, il quale ha scoperto questa pianta su un tepui nel corso delle sue spedizioni in Venezuela.

Inoltre, in due grandi vasche sulla Terrazza di Sissi, si trovano la Drosera e la Pinguicola, piante carnivore che catturano le loro vittime con trappole a colla.

Nei mesi di maggio e giugno, i Giardini di Castel Trauttmansdorff organizzano interessanti visite guidate per le scolaresche alla scoperta delle curiosità sulle piante carnivore, di quelle che esistono in Alto Adige e che i Giardini di Castel Trauttmansdorff coltivano ex situ contribuendo a salvarle dall’estinzione.