Quindici autori, tutti siciliani doc a cui abbiamo fatto il test del DNA, in questa antologia danno vita a quindici racconti gialli ambientati tra i faraglioni di Aci Trezza e la Siracusa di Cicerone, tra il barocco della Val di Noto e il Cassaro di Palermo, tra il mar delle Eolie e i calanchi gessosi del Platani, tra il “Bellini” di Catania e le vanedde dei paesini, tra le anse dell’Anapo e la Valle di Pantalica, per raccontare una terra solare e complicatissima, la Sicilia, e per raccontarsi. Un viaggio alla scoperta dei profumi più penetranti dell’isola, tra luoghi noti e meno noti, accompagnati da personaggi di carta che si vorrebbe conoscere davvero, fosse solo per gustare
un rosolio al fico d’india o vedere il mare di Polifemo incendiarsi al tramonto, tra barche tirate a secco e rezze abbandonate sulla rena infuocata.
Recensione
Non credo di essere l’unica a pensare che un’antologia come questa fosse necessaria.
Da tempo ormai nel resto d’Italia e nel mondo in generale, il giallo siciliano ha il volto di Andrea Camilleri. E ci mancherebbe, non poteva essere altrimenti.
Ma la Sicilia non è solo Camilleri. Come non è solo stereotipi di mafia, cannoli e arancini (o arancine, fate voi, non voglio scatenare una guerra).
La Sicilia è molto, molto di più, e questa raccolta – di fiori locali, per restare fedele all’etimologia – lo racconta.
Scava nelle radici storiche, rovista nelle maglie della cronaca, sotto i banchi delle pescherie. Si parte da lontano, a narrare l’isola.
Con il racconto di Annalisa Stancanelli risaliamo all’indietro nel tempo al celebre processo di Cicerone contro Verre, ma troviamo anche episodi meno noti, come quello che narra Maria Elisa Aloisi nel suo “Villa Scabrosa”; l’epoca fascista ne “I cannoli di Piana” di Vincenzo Vizzini e i suoi strascichi nel dopoguerra di Antonio Genovese.
E poi l’eredità di Salvatore Quasimodo nel racconto del curatore della raccolta, Roberto Mistretta.
Non manca l’attualità, nella quale alle tradizioni si affiancano nuovi interrogativi sociali su questioni di genere, il rapporto con gli stranieri, e i drammi a cui portano sia l’eccessiva diffidenza che la cieca fiducia. Di questo e molto altro si parla nei racconti di Maddalena Battaglia, Salvo Di Caro, Dario La Rosa, Giorgio Lupo, Alessandro Miceli, Rosario Russo, Gaudenzio Schillaci, Daniele Scrofani.
Non solo: l’umanità della Sicilia c’è tutta, dai pescivendoli visti con gli occhi di un forestiero nel racconto di Simona Godano, fino al l’omicidio “d’élite” di una nota violinista al teatro Bellini, raccontato da Maria Lucia Martinez.
Anche io che non sono siciliana ho percepito come vi sia tra Catania, Ragusa e Palermo un approccio diverso alla vita, al racconto, e alla morte.
Se volete fare un viaggio nel cuore della Sicilia, lasciatevi accompagnare dagli autori di “Giallo Siciliano”.
Denise Antonietti