Nell’ex biblioteca del Popolo di Trieste lo studio di Lelio Luttazzi
Manoscritti, rotocalchi dell’epoca, fotografie e dischi raccontano i successi della celebrità triestina.
Con la Biblioteca Stelio Crise di Trieste prosegue il racconto delle meraviglie del patrimonio librario italiano che ogni settimana accompagna i visitatori in un viaggio virtuale alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato grazie a una serie di reportage promossi sui canali social del Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini.
Con un patrimonio di oltre 250mila volumi, custodito nel prestigioso Palazzo ottocentesco Brambilla – Mopurgo, nel quartiere Borgo Giuseppino, la biblioteca ospita oggi 115 postazioni di lettura, sale espositive, una sala conferenze e un giardino aperto agli utenti. Una struttura che permette di ospitare oltre cento manifestazioni culturali l’anno e che legano questa Biblioteca al tessuto cittadino.
“Si tratta di un istituto librario moderno perché è giovane rispetto alle biblioteche pubbliche italiane, quasi tutte di impronta preunitaria – spiega nel video la direttrice, Francesca Richetti – l’originaria Biblioteca del Popolo viene istituita nel 1956 come Biblioteca per tutti, diffusa e divulgativa, entra a fare parte delle Biblioteche pubbliche statali del Ministero nel 1976, ma la vera trasformazione avviene nei primi anni 90, quando nel 1995 partecipa al servizio bibliotecario nazionale e nel ’98 si trasferisce nell’attuale sede, mentre nel 2012 avviene l’intitolazione a Stelio Crise, storico direttore dal 1963 al 1974″.
Precorritrice in un certo senso di quella che è l’attenzione verso Fondi d’Autore, la Crise conserva, tutela e valorizza fondi di personalità del mondo triestino e non solo sin dagli anni ’60: “con i fondi Caligaris e Pollitzer e poi più recentemente con il Fondo Maylander, editore attivo tra il 1906 e il 1932, prima a Trieste e poi a Bologna e Verona – spiega Richetti nel video– ai quali si aggiungono il Fondo Fraulini, fondatore della Società artistico letteraria di Trieste, che raccoglie libri che presentano varie dediche degli autori dei volumi conservati, tra cui quella di Marinetti, il Fondo Pucalovich con volumi dal Cinquecento ai primi del Novecento e così via”.
Più recente la donazione del Fondo Botteri, biblioteca appartenuta a Guido Botteri giornalista, scrittore e tra i promotori del teatro Rossetti di Trieste che è stata donata dai figli.
Ma non solo, è qui che è conservato il Fondo Luttazzi da cui ha preso vita lo studio Luttazzi: “uno spazio espositivo permanente dedicato all’artista Lelio Luttazzi, in cui il visitatore ripercorre attraverso manoscritti, rotocalchi dell’epoca, fotografie, dischi il suo smoking, il suo pianoforte l’attività, i successi cinematografici, radiofonici, televisivi e discografici dell’artista” racconta la direttrice.