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Ancora un favore alle banche, grazie Stato!

Il professor Maurizio Interdonato* spiega in breve alcuni passaggi del decreto liquidità, che insieme al D.L. Cura Italia e al D.L. Rilancio è uno dei provvedimenti dell’esecutivo per combattere l’emergenza Covid-19. Come e perché tante aziende non hanno potuto avere accesso al finanziamento garantito dallo Stato.

Professore aggregato di Diritto Tributario presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, dottore commercialista e revisore legale. Iscritto all’Albo dei Periti del Tribunale Civile e Penale di Venezia ma anche relatore da molti anni in convegni, master e seminari organizzati da università ed enti pubblici e privati, il professor Interdonato spiega a chiare lettere ciò che non va nella legge n. 40/2020 di conversione del D.L. liquidità recante misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese e,  entrata in vigore lo scorso 7 giugno 2020. Nel complesso, spiccano gli aiuti a imprese, persone fisiche e professionisti che chiedono prestiti fino a 25mila euro (ora portati a 30mila, ma il discorso di fondo non cambia).

LA BEFFA DELL’ISTRUTTORIA CHE SEMBRAVA ININFLUENTE E NON LO È

Partiamo da un dato di fatto. 20 maggio 2020, Casteddu online, quotidiano di Cagliari, racconta come una giovane imprenditrice, con un fatturato di novantamila euro, non sia riuscita ad accedere al prestito dei venticinquemila euro. La banca le ha risposto che non ci sono i presupposti, ma lei sostiene che il presupposto mancante sia proprio la garanzia dello Stato. Ovvero che nemmeno le banche si fidano.

Tra i tanti decreti che sono stati emanati – dice il professor Interdonato – ci sono delle norme che attengono al finanziamento alle imprese, per cui scatterebbe la garanzia dello Stato o chi per esso, senza la necessità che vengano esperite delle particolari istruttorie. In altre parole, lo Stato dice io garantisco quel finanziamento a te banca che lo eroghi all’Azienda, anche se tu hai totalmente omesso l’istruttoria che si fa normalmente per dare un fido a un’impresa. Sappiamo tutti  che la banca non sempre eroga un finanziamento, lo concede solo se ci sono determinate condizioni, grazie alle quali l’impresa è in grado di restituire il prestito e – prosegue – nel momento in cui lo Stato dice io lo garantisco a prescindere dal fatto che tu faccia o meno l’istruttoria, innanzitutto non è come se fosse scritto che la banca sia obbligata a erogare il finanziamento all’impresa senza fare alcuna istruttoria. È scritto solo ti garantisco anche se non l’hai fatta. Ovviamente, le banche non hanno omesso di fare l’istruttoria, la stanno sistematicamente facendo anche se in realtà, guardando a colpo d’occhio il bilancio, potrebbero decidere di erogare il finanziamento grazie a un’istruttoria light.

MA ECCO LA REALTA’ DEI FATTI

Innanzitutto – ci spiega il professore – tutte le piccole imprese italiane pensavano di poter andare in banca, chiedere venticinquemila euro e ottenerli con relativa facilità. Questo non è vero, però lo hanno fatto credere. Le banche hanno sempre fatto l’istruttoria. E questo è il primo punto: perché? Perché la norma non esclude che la banca lo faccia, dice solo ti garantisco anche se non la fai. In più, è emersa una cosa davvero pesante: una banca eroga un prestito in base alla tua capacità restitutoria. Immaginiamo che l’imprenditore sia al limite di quella capacità. Facciamo un esempio: Se tu produci un reddito pari a “Cento” ogni anno, ma sei già indebitato e devi restituire il prestito, con quei Cento devi pagare i costi dell’azienda, pagare il personale ma anche restituire capitale e interessi alla banca. Va da sé – chiarisce il professor Interdonato – che con quei Cento sei al limite e riesci a fare a malapena quanto appena descritto. Quindi: come potrai contrarre un altro prestito? Questo è il punto di partenza. Molte volte, negli accordi internazionali come Basilea, Basilea 1 e 2, sono posti proprio dei limiti alle banche affinché non eroghino finanziamenti che l’impresa non sia in grado di restituire.

D: e allora cosa è accaduto?

In questa situazione Covid – ci spiega – le imprese sono andate in banca, pensando di poter ricevere il finanziamento senza istruttoria. Perché, da come era stata presentata, sembrava fosse una cosa semplicissima, senza istruttoria e molto veloce. Va specificato che l’istruttoria di una banca può durare anche un mese.

ED ECCO IL “GIOCO” DEL PRESTITO A DECURTAZIONE DI ALTRI DEBITI

D: stiamo praticamente dicendo che l’imprenditore “ingenuo” va nella sua banca, convinto che l’essere conosciuto come persona seria, magari in difficoltà momentanea ma seria, sia un punto a proprio favore e invece no. Ma c’è il danno oltre la beffa, è corretto, professore?

Immaginiamo che, da un’istruttoria veloce, si sia evidenziato che eri al limite con la tua capacità di indebitamento perché avevi già delle sofferenze, magari verso la stessa banca cui ti sei rivolto. E immaginiamo che la tua capacità di indebitamento sia proprio dell’importo del finanziamento e che tu, prima del Covid, sia già indebitato per ventimila Euro. Cosa hanno fatto alcune banche? Hanno detto “ti do i venticinquemila euro del nuovo finanziamento, ma tu rientri dei venti! Questo ha fatto sì che la banca rispettasse i principi del decreto, coprisse immediatamente il debito vecchio, ma si è presa la garanzia dello Stato su tutti i venticinquemila e non solo sui cinque in più,. È questo il punto. Tant’è che qualcuno ha detto che questo decreto è più salva banche che salva imprese”.

D: In estrema sintesi?

Intanto – ci dice il professore – è falso affermare che non dev’essere fatta l’istruttoria. È a discrezione della banca e non è impedita in alcun modo dalla norma. Inoltre, le banche hanno usato la questione dei venticinquemila euro per chiudere vecchie posizioni non garantite dei richiedenti, aprendone magari altrettante di poco superiori, ma garantite dallo Stato. Succede così che il cliente non abbia immediatezza di liquidità o addirittura non abbia proprio alcuna liquidità, perché il finanziamento va a coprire debiti pregressi. Ma se l’imprenditore fallisce, lo Stato rimborsa la banca.

D: ma così le aziende si trovano comunque in difficoltà, con una liquidità molto spesso ridicola, visto che hanno chiuso per tre mesi. E l’aiuto alle persone dov’è?

Non c’è! Ma va evidenziato un altro punto fondamentale: i tassi d’interesse. In alcuni Paesi stranieri, il prestito è stato concesso allo 0.5 percento. In Italia, per i prestiti fino a venticinquemila Euro è previsto un tasso di interesse che oscilla tra 1.2 e 2 percento. Se lo scopo è dare liquidità alle aziende in un momento dove l’impresa cessa di avere i propri flussi ordinari di entrata di cassa, che derivano dai ricavi della propria azienda, evidentemente la mancanza di liquidità è un nodo importante. La prima manovra che è stata fatta in Germania e in altri Paesi europei, proprio per questo, è stata dare un contributo a fondo perduto. In Italia, no. Prima di tutto – prosegue– bisogna pensare prima alla circostanza che il blocco di tre mesi, per certe  imprese, dalle piccole alle medie, significa totale mancanza di entrate a fronte di uscite non tutte bloccate. In quasi tutti i Land tedeschi sono arrivati quattordicimila euro subito, a fondo perduto. L’indebitamento serve fino a un certo punto.

Per concludere, esce un dato assai preoccupante per l’economia del nostro Paese: tra cinque mesi ci sarà il crollo – conclude il professor Interdonato – sopra i cinque milioni di fatturato, poi, siamo veramente all’assurdo. L’effetto Covid nei bilanci delle imprese si può verificare oggi, ma potrebbe realizzarsi domani o fra mesi. Tu, se sei uno Stato, queste cose devi conoscerle, devi sapere come funzionano le singole imprese. Invece si è risolta la questione con l’accetta, e non va per niente bene.

*Attualmente presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia è titolare dell’insegnamento di: Diritto Tributario Avanzato A – Fiscalità dell’Impresa (L-Z), Diritto Tributario Avanzato B – Fiscalità Internazionale e delle Operazioni Straordinarie (L-Z) e La Tassazione del Lavoro in Prospettiva Comparata e Transnazionale. È docente presso il Master executive di I livello in Commercio, fiscalità ed arbitrato internazionale -IBATAX – di Ca’ Foscari Challenge School.