“Ciao vieni a bere una cosa?”
“Si dai, dove sei?”
“Son là vicino passo a prenderti”
“Vuoi passare per casa? Ci mettiamo in giardino e stiamo un po’ qui, visto il bel tempo?”
Una bella birretta in compagnia non fa mai male, ci si rilassa e si chiacchiera un po’. Ma se può far bene anche al sior Pare perché non condividerla anche un po’ con lui.
Dopo due anni di pandemia, e due anni in più nel bagaglio della vita, il sior Pare si ritrova la quotidianità a cui era abituato cambiata. E quindi i sempre meno frequenti contatti con l’esterno, che un po’ l’età e un po’ la disabilità ti portano ad avere, “ogni occasion xe bona par far festa” come direbbe lui. Così per Siora Fia, ogni occasione è buona per far passare un po’ di gente e un po’ di vita a trovare anche lui e per non lasciarlo troppo da solo a casa.
Guardandole da fuori le cose sembrano così facili e automatiche, ma da dentro capisci quanta costanza e pazienza ci voglia ad essere un caregiver.
Vivere quotidianamente a contatto con una persona anziana e disabile è una passeggiata delicata in equilibrio sul bordo del marciapiede.
L’equilibrio tra la tua vita e quella della persona che assisti, il tuo familiare.
Fare il caregiver significa porre un’attenzione costante alle cose, dalle piccole faccende quotidiane a quelle più grandi che sembrano essere distanti ma non lo sono, e sempre con quel livello costante di attenzione e delicatezza che la costanza richiede.
“Xe come caminar sui vovi in pratica”
trad: è come camminare sulle uova in pratica
Passa dal prendersi cura facendo le faccende e la spesa, all’insegnargli ad usare le nuove tecnologie per renderlo ancora indipendente il più possibile almeno nelle piccole azioni quotidiane.
È tenergli compagnia mentre cucina, senza che si accorga se abbassi il fuoco o mescoli, perché se ne è dimenticato nel frattempo, lasciandogli il giusto spazio perché è lui il re della cucina, ed è il suo regno di pace.
“Cosa cucina lo sceffo oggi?” (trad: cosa cucini oggi chef?)
“Oggi cotoette impanae, te va ben?” (trad: oggi cotolette impanate, ti va bene?)
“Bone! Ti vol che fasso e verdure intanto?” (trad: Buone, vuoi che faccia le verdure intanto?)
“Si dai, cussì no se intrighemo i bisi” (trad: si dai, così non ci pestiamo i piedi)
È accompagnarlo nelle attività, lasciandogli il giusto spazio perché non si senta fragile e anziano da non sentirsi più in grado di fare le cose da solo.
“Pare?”
“Dime Fia”
“Ma secondo tì sta roba posso farla cussì?…”
È la legge del contrappasso: tenergli la mano, come quando lui la teneva a te da piccola, per fargli attraversale la strada o fargli strada in mezzo alla folla della sera di una calda estate.
AC