Sogni o non sogni

Non tutti i sogni sono, sogni.

Esistono visioni oniriche di stato ansioso, manifestazioni di ansie, angosce, desideri repressi, e visioni oniriche a carattere mantico. Solo queste ultime possono essere definite a pieno titolo “sogni”.

Artemidoro, pioniere di questa arte divinatoria, le distinse in “sogni del corpo ” e “sogni dell’anima”. Quando emozioni e paure sono intense, spiegava, “accade si scorgere immagini che non esprimono una predizione del futuro, bensì un sintomo della realtà “.

Se è del tutto naturale che “il pauroso veda ciò che teme, che un affamato mangi, chi ha sete beva e uno troppo sazio vomiti o rischi il soffocamento“, è anche vero che “quanto appare alle persone che hanno qualche preoccupazione è assolutamente sprovvisto di significato mantico“.

Il corpo paralizza l’anima, unica legittima artefice del sogno divinatorio, nelle oscure tenebre delle passioni.

Per sperimentare una visione autentica è necessario mettere a tacere impulsi, bisogno e esigenze fisiologiche. Come riuscire nell’intento?

La prima regola, tramandano i libri sacri, è andare a dormire dopo essersi cibati moderatamente; niente carne né tantomeno alcool, ma soprattutto pace della mente.

Solo a queste condizioni ” la parte del senno e della ragione brillerà in tutto il suo splendore, e sarà attenta è pronta ai bisogni, la cui visione saprà cogliere con equilibrio e chiarezza“.

Sogni del corpo o sogni dell’anima. Quando rivolgersi, per una lettura delle visioni oniriche all’analista e quando invece ricorrere all’oneirocrata? Invenzioni della fantasia o premonizioni?

Difficile districarsi tra le insidie del rebus. Non esiste un metodo infallibile per riconoscere un vero sogno dal falso: l’unica guida è l’esperienza, che insegna, puntuale e inesorabile, a trarre insegnamento dai propri errori.

Potrà capitare di sottovalutare immagini notturne apparentemente inconcludenti, fino a snobbarne il significato mantico o viceversa di sopravvalutare una rappresentazione ben strutturata e convincente, caricandola di valenze divinatorie.

Azioni “personali” come mangiare, dormire e bere sono considerate, nell’antica tradizione, volgari fantasie del corpo, mentre emozioni genetiche come godere, addolorarsi, ridere o lamentarsi vengono riconosciute presagio di prossimi importanti avvenimenti.

Ma ogni regola che si rispetti riserva le sue eccezioni. Mangiando soddisfiamo certamente un’esigenza fisiologica, ma il cibo è anche un nutrimento spirituale. Alcuni alimenti sono ricchi di significati simbolici e, di conseguenza, la loro presenza nelle visioni notturne può fornire indicazioni che sarebbe controproducente trascurare.

Il pane, per esempio, è molto più di un semplice concentrato di carboidrati. “Avere il pane” significa poterlo acquistare, quindi possedere un lavoro e mezzi di sostentamento. Inoltre, nella tradizione, “dividere una pagnotta” con qualcuno è promessa di fedeltà e imperitura amicizia.

Nelle scritture questo cibo può compensare i torti subiti e placare i mali dell’anima: “Beati coloro che nutrono gli affamati di giustizia con la distribuzione del pane“.

Senza contare che il fatto stesso di trovarsi alla stessa tavola e condividere il medesimo pasto stabilisce tra i commensali un vincolo indissolubile: un antico monile egizio, raffigurante due coccodrilli nell’atto di addentare lo stesso pesce, ammonisce a questo proposito: “rimanga unito chi mangia lo stesso cibo“.

La questione è quindi molto complessa. “Non esiste una chiave universale di lettura dei sogni: nessun pass par tout è in grado di penetrare meccanicamente i segreti dell’avventura onirica“.