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Il Gioco del Diavolo, Scarlett Phoenix

È seduta in macchina. Pronta a entrare in azione. La SDS l’ha assunta per consulenze di sicurezza informatica, ma le ragioni dell’ingaggio sono altre. Lei è l’elemento giusto per la sua abilità nell’infiltrazione e nel pedinamento e per diverse competenze acquisite sul campo. Per l’addestramento vissuto direttamente sulla pelle. Sonia Orlandi possiede una speciale percezione delle cose, riesce a vedere dispiegata davanti a sé ogni variabile. Niente di medianico: semplice analisi ed elaborazione dei dati. Con la nuca aderente al poggiatesta trattiene l’aria nei polmoni in attesa che si manifesti il bagliore, quella sua capacità di captare segnali inaccessibili alla sensibilità comune. La missione, liberare uno spacciatore sequestrato da criminali di bassa lega, è ordinaria amministrazione, ma prelude a roba ben più letale. Un fondo internazionale, traffici innominabili, sangue a fiumi. Il lupo che ha dentro scalpita. Lavorare in quel limbo tra legalità e assenza di regole la eccita e la spaventa allo stesso tempo. Una battaglia che Sonia dai capelli ramati combatte ogni giorno. È ora di andare. Recupera l’arpione sotto il sedile. Sguardo di fiele simile alla pirite grezza, tre lettere d’acciaio le brillano davanti agli occhi. Qualcuno la chiama Reaper. È il momento di lasciar uscire la Mietitrice.

Recensione

Recensione
Il vincitore del premio Altieri lo aspetto ogni anno accampata fuori dall’edicola. Non delude mai. Scarlett Phoenix (alias Claudia Zani, ma, ehi: ssht, è un segreto) porta tra le pagine della storica collana di spionaggio di Mondadori un’eroina che veste indistintamente abiti tattici e lingerie.

Sonia Orlandi è una donna complessa, con un passato alle spalle che in questo primo episodio della serie (perché sarà una serie, vero? Io ci conto) non viene del tutto svelato, ma che nasconde dei segreti.

Il suo primo incarico per la SDS è semplice, ordinaria amministrazione: liberare il giovane amante di una cliente di fiducia della società, preso in ostaggio per una questione di soldi da dei criminali di basso profilo.

Ma quella che doveva essere un’operazione di routine si rivela presto un vaso di Pandora. E Sonia, per affrontarlo, libera la furia che tiene racchiusa in sé — controllata, ma mai sopita.

In un thriller dal ritmo serrato in cui i nemici sembrano moltiplicarsi a ogni pagina, Scarlett Phoenix ci porta
in uno scenario immaginario (ma non troppo) in cui la tecnologia la fa da padrone. L’avventura si sposta agilmente tra scenari diversissimi tra loro, dall’Italia al deserto libico, e tutti sono gestiti con uguale
padronanza dall’autrice.

Ma la parte più interessante è senza dubbio la psicologia di Sonia: la Orlandi (o Reaper) non è un personaggio monolitico, ma un cristallo con mille sfaccettature, che forse nemmeno lei stessa comprende, ma che non reprime: è una donna che ha accolto i propri istinti contrastanti come parte di sé, e che è in grado di camminare in bilico tra le contraddizioni di un lavoro ambiguo, la sua morale, e le violente pulsioni verso cui la trascina la Mietitrice.

La scelta di utilizzare un narratore onnisciente, un po’ in controtendenza rispetto alla prima persona o terza
focalizzata che caratterizzano la maggior parte delle mie ultime letture action, non penalizza tuttavia la narrazione, che procede scorrevole e non concede respiro fino all’ultima pagina.

Denise Antonietti