Passione: è il sentimento che muove ognuno dei personaggi di Il mistero Caravaggio.
La passione per l’arte e per un pittore in particolare, Caravaggio; passione che diventa ossessione e accomuna i buoni e i cattivi: da un lato Pietro Romano – padre di Toni, capitano dei carabinieri protagonista della vicenda e lui stesso militare in pensione – che ha fatto del ritrovamento della Natività lo scopo della sua vita; dall’altro uno spietato serial killer, che non teme di sconfinare da un continente all’altro pur di recuperare opere del Merisi che ritiene gli appartengano di diritto.
Ma la passione è anche quella che spinge un personaggio verso un altro, o, al contrario, lo allontana: la passione che porta al tradimento e condanna al senso di colpa, quella malata e morbosa, che non si pronuncia perché è “sporca”, quella sopita che respinge, crea incomprensioni e allontana.
E poi c’è la passione, fortissima e palpabile, della Stancanelli per la Sicilia.
L’indagine è avviata dal ritrovamento del cadavere di un clochard all’interno di una grotta, nel cuore della città: l’omicidio sembra legato a un furto avvenuto poco prima nel vicino convento dei Cappuccini. Ben presto, però, il particolare della mano destra mozzata lo collega a un altro, avvenuto a Milano, in cui vittima è una nota gallerista olandese.
Cos’hanno in comune un senzatetto e una ricca imprenditrice?
Il fil rouge che unisce questi due crimini a una serie di altri delitti in giro per i continenti – Olanda, Russia, Giappone – è rappresentato dalle opere di Caravaggio.
L’autrice costruisce un thriller che prende spunto da fatti storici – quali la permanenza del pittore milanese in Sicilia e la scomparsa di alcune delle sue opere, tra cui appunto Natività – che rielabora e romanza dando vita a una narrazione intrisa di suspense ma anche di aneddoti interessanti legati alla cultura e alle tradizioni della Sicilia. La formazione classica della Stancanelli e il suo sostrato culturale sono evidenti e rappresentano un valore aggiunto per la Collana Giungla gialla di Mursia, che unisce le regioni d’Italia attraverso la scia sanguinosa del crimine: la tensione della narrazione è allentata, quando necessario, da excursus sulle origini di culti e leggende locali o da descrizioni puntuali di meraviglie architettoniche.
Come già accaduto con Mistero siciliano, in cui la vicenda ruota intorno alla figura di Archimede, la scelta di legare un giallo ambientato in epoca contemporanea a un grande personaggio storico risulta vincente perché permette di sperimentare un intreccio molto godibile tra Storia e modernità, tradizione e tecniche d’indagine all’avanguardia.
L’epilogo, a cui si giunge passando in rapida successione attraverso un fortissimo all is lost e un altrettanto estremo timelock, risulta spiazzante, intenso e fornisce un cliffhanger per un potenziale sequel.
Claudia Cocuzza