Victor Van Allen, il protagonista della vicenda, è un giovane uomo che ama il quieto vivere. Tutto nella sua vita depone a favore di questa aspirazione, persino il suo aspetto fisico:
Victor van Allen aveva trentasei anni, era di statura leggermente inferiore alla media, tendeva a una soda e diffusa rotondità piuttosto che alla pinguedine […] gli occhi azzurri, grandi intelligenti e impassibili non lasciavano assolutamente capire cosa pensasse o sentisse,
La sua attività, come ci si potrebbe aspettare, è in sintonia con il quadro. Possiede una casa editrice piccola ma di prestigio che dirige senza curarsi dei guadagni che ne può ricavare, dato che gode di una buona rendita. Anche i suoi hobby, del tutto bizzarri, gli si addicono alla perfezione. Vic possiede un piccolo vivaio di lumache destinate al semplice accoppiamento.
Ha una moglie, Melinda, niente di più difforme da lui:
Melinda era testarda e viziata, il tipo di ragazza che si faceva espellere da una scuola dopo l’altra per pura insubordinazione. Melinda era stata espulsa da cinque scuole , e quando Vic l’aveva conosciuta, a ventidue anni, professava una filosofia secondo la quale la vita non era altro che la ricerca di ogni possibile divertimento.
Il suo hobby preferito è passare da un uomo all’altro senza che ciò sollevi le obiezioni di Vic.
Vic lasciava capire […] di non voler considerare la sua condotta altro che una passeggera aberrazione, che andava più che altro ignorata.
Soprattutto per non rovinare l’esistenza della loro unica figlia, Beatrice, che adora il padre e, per quanto in tenera età, sembra avere nei riguardi della madre un atteggiamento di affettuoso compatimento. Questa la situazione iniziale che ha il suo incipit da uno scherzo giocato da Vic all’ultimo degli amanti di Melinda al quale rivela di essere un assassino. Per paradosso, però, la sua bugia scatenerà una graduale serie di conseguenze molto gravi che sfoceranno alla fine nella tragedia.
Acque profonde è uno dei primi libri di Patricia Highsmith. Per chi conosce i tratti salienti della biografia della scrittrice, molto riservata e originale, si ha quasi l’impressione che in questa sua prova d’esordio abbia modellato il personaggio del protagonista, sulla sua stessa personalità, ma solo per alcuni aspetti. La Highsmith è infatti già in questo libro abilissima nel manipolare l’indole dei suoi personaggi e Victor Van Allen non fa eccezione. Uomo noto per la sua capacità di dominarsi e per la profonda umanità con cui gestisce la sua vita, diventerà una specie di serial killer, che, con impressionante freddezza, compirà due delitti efferati ai quali nel finale se ne aggiungerà un terzo di natura liberatoria da un canto, e devastatrice dall’altro.
A differenza di un giallo, dove si propongono al lettore tutta una serie di indizi destinati a condurlo all’assassino, Acque profonde è in realtà un thriller psicologico in cui l’azione delittuosa diventa quasi evento accessorio. Non a caso il titolo, Acque profonde, assume anche una forte valenza metaforica nel parallelismo tra il mare e la psiche umana. Entrambi insondabili e misteriosi, entrambi apparentemente placidi e tranquilli, nascondono nella profondità dei loro abissi la forza scatenante di uno tsunami o della follia omicida.
A questo stadio finale del suo personaggio la scrittrice arriva lentamente, adoperando una prosa lenta e priva di emotività così come lenta e priva di colpi di scena è l’atmosfera che si respira intorno agli interpreti della vicenda, esponenti della società di una provincia americana dove il massimo espediente per combattere la noia è costituito dalle serata tra amici e da notti passate a bere un drink, magari seduti in disparte a guardare le coppie che ballano, come fa Victor che
non ballava mai, ma non per le ragioni che di solito si danno gli uomini che non ballano. Vic non ballava mai semplicemente perché a sua moglie piaceva molto ballare. Sua moglie era insopportabilmente stupida, quando ballava. Riusciva a fare del ballo una cosa imbarazzante.
“La prof”