Sinisa Mihajlovic è morto a soli 53 anni. Lo annuncia all’ANSA la famiglia del tecnico serbo:
“La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessandro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato“.
Il fortissimo giocatore prima e tecnico poi, aveva annunciato la malattia in conferenza stampa nel 2019: “Ho la leucemia, ma la batterò giocando all’attacco“. Il serbo era stato quindi ricoverato a Bologna dove allenava e lì ha iniziato una battaglia che è stata d’esempio per molti. Di forte ispirazione anche la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2022 ospite di Zlatan Ibrahimovic:
“È stata una malattia perfida, non pensavo mi succedesse qualcosa del genere: ti cambia la vita e ti cade il mondo addosso. Per tre giorni ho subito il colpo, poi mi sono ripreso e ho cominciato a pensare positivo, dal primo momento in ospedale ero convinto che avrei vinto“
Nonostante la malattia e i pesanti cicli di cure, era stato sempre vicino alla squadra, presentandosi anche a sorpresa in panchina nella prima trasferta del campionato. Nel marzo scorso annuncia il ritorno della malattia e a settembre viene sollevato dall’incarico e sostituito da Thiago Motta.
Dieci giorni fa era comparso a sorpresa alla presentazione del libro di Znedek Zeman, ultima sua uscita pubblica.
Come giocatore ha vinto la Coppa campioni del 1990 con la Stella Rossa di Belgrado e poi in Italia ha giocato con Roma, Sampdoria, Lazio e Inter. Indimenticabili le cronache di Anna Marchesini e le gag sul suo cognome “Mihailovicisitimi” riprendendo il tormentone del suo personaggio, la Signorina Carlo.
In Italia ha iniziato la carriera da tecnico come vice di Mancini all’Inter, per poi prendere la sua prima panchina da allenatore al Bologna. Poi Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Torino, una comparsata allo Sporting Lisbona, prima del ritorno nella sua Bologna. È stato anche Commissario Tecnico della Serbia tra il 2012 e 2013.
Leggendarie le sue punizioni, di cui detiene il record di realizzazioni (28) in Serie A a pari merito con l’altro specialista Andrea Pirlo. Come le sue battute, per lui, cresciuto durante la guerra:
“È fatica alzarsi alle 4 e andare al lavoro alle 6, farlo tutto il giorno e non arrivare a fine mese. Questa è fatica vera. Essere capitano del Toro è solo un orgoglio e un piacere“
Mi piace immaginarlo lì, a combattere di nuovo in campo, con quel suo sinistro potente e unico.
Grazie, Sinisa.
Anna Bigarello