Primo capitolo della serie firmata da Alan Bradley, edita in Italia da Sellerio, Flavia de Luce e il delitto nel campo dei cetrioli ci permette di fare la conoscenza di una investigatrice molto particolare.
Flavia è una bambina di undici anni – si può dire bambina? Chiedo, perché Giulia, che ne ha dodici, sicuramente non approverebbe. La sua giovane età, però, non è l’unico elemento che la rende speciale rispetto agli altri detective di carta: Flavia è un’appassionata di chimica.
Siamo in Inghilterra, nel 1950.
Ambientazione e periodo storico molto intriganti; la scrittura risulta raffinata, i dialoghi coerenti e soprattutto ne deriva un’indagine di tipo deduttivo che non si avvale di tecnologia inesistente all’epoca ma ci riporta ai grandi classici del genere.
Flavia, orfana di mamma, vive con il papà, il colonnello Lawrence de Luce, e le due sorelle maggiori, Ophelia e Daphne, di 17 e 13 anni, in una grande casa, proprietà della famiglia da generazioni.
Flavia non ha ricordi della mamma; la chiama per nome, Harriet, perché non ne sente la mancanza, avvertendola come un’estranea di cui a casa non si parla molto. Di Harriet sa solo che è scomparsa quando lei aveva un anno e che suo padre l’ha amata tanto, pari merito almeno alla sua collezione di francobolli.
E proprio il padre e un francobollo sono coinvolti nel primo omicidio in cui Flavia ficca il naso.
Un uomo, sbucato dal passato del colonnello, viene ritrovato cadavere nel campo di cetrioli della famiglia de Luce, ma il giorno prima è accaduto qualcosa di strano: aprendo la porta, la governante ha trovato un frullino stecchito nel cui becco è infilzato un francobollo.
È proprio Flavia a fare la macabra scoperta e non ci sta a essere messa da parte, non tanto perché è una bambina quanto perché è una femmina.
“Mi chiedevo, Flavia” disse l’ispettore Hewitt […] “se per caso potresti farci preparare un po’ di tè”.
Doveva aver notato la mia espressione. “Stamattina ci siamo alzati molto presto. Pensi di poterci rimediare qualcosa?”
Ecco qui. Come al momento della nascita, anche in quello della morte. Senza tanti complimenti, l’unica femmina presente è spedita a far bollire l’acqua. Rimediare qualcosa? Per chi mi aveva presa, per una specie di cowboy?
A bordo della sua fidata bicicletta, Gladys, Flavia percorre Bishop’s Lacey in lungo e in largo, raccogliendo prove e carpendo informazioni sfoggiando sempre un faccino da angelo caduto in Terra.
Solo nell’ala est della casa, quella in cui si trova il fornitissimo laboratorio chimico ricevuto in eredità da uno strampalato zio, Flavia è libera di essere sé stessa: alla riproduzione di esperimenti che trova sui libri, alla sperimentazione e all’estrazione di attivi dalle piante – sua intenzione è compilare un prontuario dei veleni – affianca adesso l’analisi dei ritrovati sottratti agli inquirenti per la risoluzione del caso.
Un testa a testa a prima vista impari, ma il lettore decide immediatamente per chi tifare. E, ci si può scommettere, non rimarrà deluso.
Claudia Cocuzza