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Le pietre e l’astrologia in Occidente

Dodici erano le pietre su cui era fondata la Gerusalemme celeste; dodici le pietre del pettorale di Aronne; e dodici sono i segni dello zodiaco. Tra le tante interpretazioni fornire a proposito del valore simbolico delle dodici pietre (dalle dodici tribù di Israele ai dodici apostoli) non poteva mancare una spiegazione astrologica: non bisogna dimenticare che la Bibbia ha assunto anche personaggi ed episodi da altre tradizioni antiche.

L’esistenza di diverse versioni delle Sacre Scritture ha fatto si che non sempre i nomi assegnati alle gemme concordino, non solo a proposito della loro collocazione, ma anche per quanto riguarda la loro stessa natura. Così, per esempio, secondo alcuni autori il diamante faceva parte del pettorale di Aronne, mentre in realtà la tecnologia dell’epoca non avrebbe reso possibile il taglio di una pietra contraddistinta da una simile durezza. L’identificazione di altre pietre si effettua in base al colore, e così sono stati riconosciuti lo zaffiro (azzurro), il rubino, il granato o lo spinello (rossi), basandosi sul fatto che, in astrologia, ogni segno e ogni pianeta sono contraddistinti da un colore, e identificando la pietra proprio a partire da questo colore.

Nel proprio percorso di crescita l’astrologia, scienza in origine assolutamente ermetica, acquistò in breve tempo una veste eminentemente pratica. Basandosi sugli assiomi secondo cui “tutto è vivo” e “ogni cosa partecipa al tutto” l’uso delle pietre in base ai principi dell’astrologia mise in primo piano il loro impiego come amuleti e talismani, consigliando di indossarle incastonate in gioielli, anelli, pendenti, braccialetti, ecc. L’uso delle gemme aveva finalità propiziatorie e si conferiva loro il potere di difendere, con l’aiuto degli astri, la persona che le indossava dalle malattie e dai pericoli.

Anche i grandi personaggi del passato usarono il potere delle pietre, per esempio Giuseppe Balsamo, un avventuriero vissuto nel XVIII secolo, meglio noto come “Conte di Cagliostro“, era solito indossare diversi anelli coordinati con i segni zodiacali che alternava in base alla posizione degli astri. Portava poi numerosi gioielli, che cambiava secondo le circostanze, indossando contemporaneamente quelli corrispondenti al segno propizio in quel particolare mese, giorno e addirittura ora del giorno o della notte in cui aveva intenzione di realizzare delicate operazioni di magia.

Prendendo la Bibbia come punto di partenza, gli studiosi di esoterismo, i cabalisti, gli alchimisti e gli occultisti diedero vita ad una ricchissima varietà di relazioni gemma-Pianeta che spesso sono in contraddizione anche all’interno del sistema ideato da un singolo autore, che attribuisce, per esempio, una stessa gemma a due Pianeti.

Alcuni cabalistici cercarono di introdurre un’impronta metodica, logica e razionale all’interno delle proprie speculazioni. Uno di essi, quello che raggiunse la maggiore fama, fu Cornelio Agrippa (1486-1535). Medico, filosofo e alchimista, fu anche incarcerato per un anno a Bruxelles perché accusato di praticare la magia. Una delle sue opere di cabala più importanti è De occulta philisophia (1510), nella quale svelava alcuni misteri delle arti esoteriche. In una parte di quest’opera Cornelio Agrippa enumera la relazioni esistenti tra le gemme e i pianeti conosciuti, ed è questa la base su cui si sono stabilite tali relazioni.

Al Sole vengono assegnati il crisoprasio, il rubino e il topazio, oltre a tutte le pietre che “imitano i raggi del sole che danno vita a gocce d’oro, come la aeite, che è in comunicazione con il Sole; o quella pietra chiamata occhio del sole perché presenta al proprio interno come una pupilla il cui centro, se esposto ai raggi di tale astro, prende la forma di una stella d’oro; o il carbonchio, che risplende di notte; o l’eliotropio, che possiede la virtù di trasformarsi in sangue se esposto ai raggi solari; o lo zircone, che riceve dal sole la capacità di guarire dagli avvelenamenti e dalla peste…”.

Per la Luna, Cornelio Agrippa indica il berillo, le perle, la pietra di luna, la marcasite argentata “tutte le pietre con riflessi bianchi e verdi”.

Per Mercurio menziona l’Agata, lo smeraldo, il porfiro (porfido), il topazio ” e le pietre multicolori che presentano naturalmente figure sulla propria superficie, o che sono state fabbricate artigianalmente come il cristallo, e presentano una mescolanza di giallo e verde”.

Venere è posto in relazione con il berillo, il corallo, la cornalina, il crisolito, lo smeraldo, il diaspro verde, lo zaffiro “la pietra aetite, quella di lazul (lapislazzuli)”, “e tutte le pietre di piacevoli colori cangianti, bianche o verdi”.

Per il pianeta Marte indica l’ametista, il diamante, la magnetite e la “pietra del sangue” (il diaspro rosso), così come “tutte le varietà di diaspro”.

Giove è collegato con il berillo, lo smeraldo, il giacinto, il diaspro verde, lo zaffiro “e tutte le pietre di colore verde o celeste “. La cornalina, lo zaffiro, il calcedonio, il diaspro marrone, la magnetite “e tutte le pietre terrestri, scure e pesanti ” sono legate, infine, a Saturno.

Un altro cabalista, l’arabo Balemis, nel suo Trattato di astrologia stila un elenco dei legami tra pietre e Pianeti: zaffiro e diamante per il Sole; cristallo per la Luna; magnetite per Mercurio; ametista per Venere; smeraldo per Marte; cornalina per Giove e, infine, turchese per Saturno.

Maura Luperto