Seconda prova sul campo per la brigadiera Titta Longano, chiamata a indagare su una vicenda che appare dolorosa sin dalle primissime battute: in una via del centro storico di Napoli viene ritrovato il cadavere di Mirko Rizzuti, un giovane che praticava il kiama parkour.
Sembra un incidente e il caso sta per essere archiviato come caduta accidentale ma Titta tituba, vuole vederci chiaro anche perché, come dicono gli amici di Mirko, lui era un traceur esperto, mica un novellino. Allora temporeggia, aspetta il riscontro del medico legale, e fa bene: quello che scoperchierà è un mondo nero, sordido, terribile.
Ma andiamo con ordine.
Paola Iannelli fa parte della folta e talentuosa schiera dei noiristi partenopei, motivo per il quale conosce bene il territorio su cui fa muovere i suoi personaggi.
“Ogni quartiere di Napoli ha un’anima buia, nello spazio di pochi metri cambia tutto, la lingua, le abitudini, i riferimenti musicali, il codice comportamentale.”
La vicenda si svolge dunque a Napoli, tra il quartiere Chiaja San Ferdinando e i quartieri spagnoli – dove Titta vive -, ma non solo: parte della storia tocca Tenerife, l’isola scelta da Mirko e i suoi amici per gli allenamenti e per la cura dello spirito.
La narrazione sfrutta un punto di vista molteplice, reso possibile da una moltitudine di personaggi, ben caratterizzati e a loro volta caratterizzanti, quasi un coro, a volte vociante, altre discreto, che accompagna e sostiene lo svolgersi dei fatti: o’ Lord, un piccolo malavitoso con il vezzo di indossare giacche da camera in seta pura e foulard in tinta, mentre dalla porta del suo basso tiene sotto controllo il quartiere; Tamara, la rocker dal passato oscuro, dal cui nome viene il titolo del romanzo; il giornalista Gegè; il vice brigadiere Aristide Sommella e il maresciallo De Mattei, che, insieme a Titta e al medico legale, costituiscono la squadra investigativa; Francesco Rizzuti; Seby, Lorenzo, Cross, ovvero gli amici, quasi “fratelli”, di Mirko.
E sono proprio questi ultimi, insieme alla vittima, i veri protagonisti: quattro ragazzi le cui vite si intrecciano, loro malgrado, con quella di altri personaggi, in una spirale di vicende d’amore e vicissitudini familiari che ci spingono giù, fino a sprofondare negli abissi più neri.
E poi – o sopra tutti, in base a come la vediamo – c’è la brigadiera Longano.
Titta è l’investigatore che Paola sceglie per portare avanti l’indagine, ma non si può dire che sia la protagonista in senso stretto: protagonista è la vicenda nera che viene raccontata, e la Longano diventa uno strumento tramite il quale l’indagine viene svolta, non il personaggio attorno a cui ruota la storia. Titta con il suo lato oscuro, con i suoi silenzi, i suoi gesti, la sua tenacia; mezzo e non fine.
Amarga, dicevamo, richiama il nome di Tamara – leggendo, scoprirete perché -, ma ha una duplice valenza: è “amarezza” in spagnolo e capiremo che in questa storia, dove già amara è la morte di un ragazzo, tutti perdono qualcosa e che l’indagine in sé non è così importante quanto lo spunto di riflessione – più di uno, in realtà – per il lettore.
Che chiude queste pagine con un sospiro, amaro.
Claudia Cocuzza