Il Codice Atlantico, la più vasta raccolta al mondo di disegni e scritti autografi di Leonardo
È composto da 1119 fogli che abbracciano la vita intellettuale di Leonardo per un periodo di oltre quarant’anni – dal 1478 al 1519 – spaziando tra i temi più disparati: da schizzi e disegni preparatori per opere pittoriche a ricerche di matematica, astronomia e ottica, da meditazioni filosofiche a favole e ricette gastronomiche, fino a curiosi e avveniristici progetti di marchingegni come pompe idrauliche, paracadute e macchine da guerra.
È conservato sin dal 1637 nella Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Le vicende di cui il Codice è stato protagonista nel corso dei secoli sono estremamente complesse e talvolta perfino avventurose.
Esso venne allestito alla fine del Cinquecento dallo scultore Pompeo Leoni, che era riuscito con molta difficoltà a recuperare una parte degli studi autografi di Leonardo dagli eredi di Francesco Melzi, il fedele allievo a cui il Maestro aveva affidato i propri scritti in punto di morte. Il curioso nome “Atlantico”, che sembra suggerire strani e misteriosi contenuti, gli venne attribuito in realtà per le sue dimensioni; infatti, i fogli su cui Leoni montò gli scritti di Leonardo erano del formato utilizzato all’epoca per realizzare gli atlanti geografici.
Il Codice venne poi ceduto da un erede del Leoni al marchese Galeazzo Arconati, che a sua volta lo donò nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana, garantendone in questo modo la conservazione e la trasmissione alle generazioni future.
Nel 1796 la preziosa raccolta venne requisita e trasferita a Parigi in seguito alla conquista di Milano da parte di Napoleone e rimase al Louvre per 17 anni, fino a quando il Congresso di Vienna non sancì la restituzione di tutti i beni artistici trafugati dal Bonaparte ai legittimi paesi di appartenenza. Un curioso aneddoto racconta che l’emissario per la restituzione delle opere d’arte nominato dalla casa d’Austria (sotto la quale era tornata la Lombardia) scambiò il prezioso Codice per dei manoscritti in cinese a causa della tipica grafia inversa del Maestro. Solamente grazie al provvidenziale intervento dello scultore Antonio Canova, il Codice Atlantico venne incluso nell’elenco di opere da restituire all’Ambrosiana.
Nel 1968 il Codice venne sottoposto a una radicale opera di restauro presso il monastero di Grottaferrata nel Lazio, durante il quale venne rilegato in dodici massicci volumi. Questa scelta comportò diversi problemi conservativi e di studio in quanto, per poter effettuare analisi comparative dei fogli, era necessario consultare più volumi contemporaneamente oppure dover esaminare più disegni posti in punti diversi dello stesso tomo.
Per superare queste oggettive difficoltà, nel 2008 il Collegio dei Dottori dell’Ambrosiana decise di avviare un’operazione di sfascicolatura dei 12 volumi del Codice e il posizionamento dei singoli fogli all’interno di passepartout appositamente studiati per garantirne la migliore conservazione e allo stesso tempo per facilitarne l’esposizione.
Nello stesso periodo, venne intrapreso un grandioso progetto di esposizione dell’intero corpus della raccolta: a partire dal settembre 2009 i fogli vengono esposti a rotazione nell’antica sala di lettura della Biblioteca Ambosiana, la Sala Federiciana, in mostre tematiche della durata di tre mesi.
Ora il codice è alla portata di tutti gli appassionati grazie a Leonardo//thek@ il progetto sviluppato dal Museo Galileo di Firenze in collaborazione con la Commissione Vinciana, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, la Royal Library di Windsor, la Biblioteca Leonardiana di Vinci e l’Ente Raccolta Vinciana.