Oggi, 18 marzo, è la Giornata Mondiale del Riciclo. E, come da tradizione, CONAI annuncia la prima previsione di riciclo in Italia per l’anno in corso. «Nel 2023 dovremmo raggiungere il 75% di imballaggi riciclati» spiega il presidente Luca Ruini. «Molto dipenderà comunque dalle quantità immesse sul mercato, che sono strettamente legate all’andamento dei costi delle materie prime e dell’energia»
Per l’anno in corso il tasso di riciclo degli imballaggi rispetto all’immesso al consumo è previsto in crescita: il risultato nazionale dovrebbe raggiungere il 75%. L’equivalente di circa 11 milioni di tonnellate di pack avviati a riciclo.
È la prima stima che, come ogni anno, CONAI rende nota in occasione del 18 marzo, Giornata Mondiale del Riciclo. Un risultato che supererebbe di dieci punti percentuali quel 65% che l’Unione Europea chiede ai suoi Stati membri entro il 2025.
«L’Italia dovrebbe chiudere il 2023 con una quantità di imballaggi immessi sul mercato superiore a quella dei livelli pre-pandemia» afferma il presidente CONAI Luca Ruini. «Prevediamo che la ripresa dei consumi, nonostante il cambio nelle abitudini e nello stile di vita degli italiani generato tra il 2020 e il 2021 dalla pandemia, farà superare i 14 milioni e mezzo di tonnellate di packaging sul mercato. E le nostre prime proiezioni, basate su dati previsionali, autorizzano a stimare che ne ricicleremo il 75%».
Una percentuale in crescita rispetto a quelle degli anni precedenti. Anche se «la situazione internazionale e l’aumento del costo della vita non lasciano tranquilli» spiega Ruini, «e potrebbero avere un impatto sui consumi maggiore di quello che stimiamo oggi. E, poiché il calcolo si basa sulle quantità di imballaggi immesse sul mercato, le percentuali di riciclato potrebbero variare».
Ma nonostante tutto, dopo la crisi pandemica che pur non ha frenato le raccolte differenziate e il riciclo, anche il 2023 dovrebbe essere segnato da una nuova vitalità in questo comparto.
«La prudenza è d’obbligo» commenta il presidente Ruini. «Ma gli italiani si rivelano sempre più bravi nel differenziare correttamente i rifiuti. Lo sono stati anche durante i mesi del lockdown e delle restrizioni del 2020 e del 2021. La crescita delle raccolte differenziate urbane e il contributo dei flussi commerciali e industriali potrebbero quindi sorprenderci».
Nel dettaglio, l’anno iniziato da poco dovrebbe vedere avviato a riciclo oltre il 77% degli imballaggi in acciaio, il 67% degli imballaggi in alluminio, più dell’85% degli imballaggi in carta e cartone, circa il 63% degli imballaggi in legno, quasi il 59% degli imballaggi in plastica e bioplastica, e l’80% circa degli imballaggi in vetro.
«Dobbiamo continuare a impegnarci, soprattutto in vista dei nuovi obiettivi comunitari di cui CONAI è garante per l’Italia» conclude Ruini. «Il nostro Paese è già leader in Europa in questo settore, con un pro-capite di riciclo degli imballaggi che ci vede al primo posto. Un primato che va difeso e che deve portarci a fare sempre di più. È necessario un cambio di paradigma: le nostre città devono essere viste come miniere urbane che producono risorse, non scarti. E non possiamo smettere di lavorare per promuovere l’ecodesign: lavorare per immettere sul mercato dei pack sempre meno impattanti è fondamentale. È anche grazie alla prevenzione se un maggior numero di imballaggi, oggi, non è più sinonimo di maggiore inquinamento».