Archibald Mc Leish una volta disse che una poesia non deve significare, ma essere.
Oggi il nostro viaggio nel processo creativo dietro a una scrittura vede la partecipazione di un nuovo ospite, il professor Andrea Verri.
Andrea è insegnante di materie letterarie, ha svolto un dottorato su Sciascia, ha pubblicazioni scientifiche e didattiche oltre ad aver pubblicato alcune poesie in volumi collettanei, un racconto in rivista, e curato una sezione della rivista di studi sciasciani “Todomodo” (ed. Olschki).
Lascio subito la parola a lui per illustrarci la creazione delle sue opere.
“Per quanto riguarda la creazione del mio libretto di poesie, posso dire ben poco di come si crea un testo perché ho scritto e pubblicato molto poco. Ho scritto uno smilzo libretto di poesie che hanno natura piuttosto narrativa: nel complesso narrano una storia, dei fatti minimi, di scarsa rilevanza e significatività.
In questo caso avevo già la storia definita e mi pareva che potesse essere scritta. È anche molto breve e particolarmente ripetitiva per cui non mi opponeva grandi ostacoli ad essere fermata su carta. Il problema non è stato tanto l’invenzione, quanto la forma nella quale scrivere. Per qualche mese ci ho pensato senza impegnare molto tempo e energie. Alla fine quasi per caso, meglio, quasi per scherzo, è venuta fuori la prima poesia, quindi ho pensato che si poteva provare a scrivere così. Ho steso un veloce elenco dei testi da scrivere e poi, con calma, facendo anche altre cose, ho proceduto a scrivere nell’ordine deciso. Credo, se non ricordo male, di aver seguito lo schema iniziale quasi in ogni suo punto.
Dopo qualche mese, inizialmente per motivi contingenti che non mi farebbe onore raccontare qui, ho deciso di frammentare i testi, spezzandoli in testi più piccoli, quindi ho deciso di mescolarne anche l’ordine. Credo comunque che il testo nel suo complesso, per alcuni aspetti, ci abbia guadagnato.”
Eccovi di seguito una delle poesie che potete trovare in “Leggeri arredi”, Transeuropa, Massa, 2020 (stampa marzo 2021), acquistabile in libreria e presso il sito della casa editrice.
XXI FRANTUME
Va bene, è vero, di proposito
a fianco di te mi sono seduto e
pur tra rumorosi lazzi e risate
tutti si avvidero
(diversamente sarebbero stati ciechi)
che stavo a te troppo da presso, che parlavo
quasi esclusivamente con te, che ero
euforico (ma forse era anche il vino)
e che tutto ciò a te pareva
non dispiacere; ma tu sei un gatto,
però io, come gli altri, non lo sapevo
ancora e tu chi sa cosa, veramente,
pensavi quella sera e soprattutto quando
con la mano sinistra ti accarezzai la caviglia
che il piede avevi posato alla traversa
destra della tua sedia al mio fianco.
Fui discreto io (spero di esserlo stato),
tu subito il piede sotto al tavolo portasti.
Grazie Andrea per averci illustrato la tua ispirazione!