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Da Vivarini a Tiepolo. Nuove acquisizioni per le Gallerie dell’Accademia

Il 22 giugno 2023 le Gallerie dell’Accademia di Venezia hanno aperto al pubblico la mostra Da Vivarini a Tiepolo. Nuove acquisizioni per le Gallerie dell’Accademia, a cura di Michele Nicolaci.

Il pubblico potrà ammirare dieci nuove opere finora inedite perché appartenenti o a collezioni private o inaccessibili, comprate di recente dallo Stato per oltre un milione di euro. Le acquisizioni saranno tutte esposte in un nuovo spazio (Sala XVIa) destinato a mostre dedicate a temi specifici e parte delle cosiddette sale palladiane del museo, appena restaurate e riaperte.

Il patrimonio culturale delle Gallerie si arricchisce così di capolavori come il dipinto inedito Sansone e Dalila della straordinaria pittrice veneziana Giulia Lama; le tre tavole di Bartolomeo Vivarini che si aggiungono a quelle già in collezione del Polittico dei Tagliapietra e un disegno di Giambattista Tiepolo, il primo disegno acquisito dalle Gallerie che raffigura due teste di fantasia.

Inoltre, le Gallerie dell’Accademia sono diventate proprietarie della Coppia di amanti (La dichiarazione) di Bonifacio de’ Pitati; della tela di notevoli dimensioni con Cristo davanti a Caifa di Pietro Ricchi; di una Scena della vita di San Pietro Martire di Antonio Vivarini e di un’inedita e piccola tela di Francesco Fontebasso.

«Si tratta di opere diverse tra loro sia nella tipologia, dalle tavole di polittici rinascimentali ai disegni, sia nella cronologia, dal Rinascimento dei Vivarini al Settecento di Giambattista Tiepolo, ma in ogni caso parliamo di integrazioni molto significative per le Gallerie dell’Accademia» ha detto il direttore Giulio Manieri Elia.
 
Le acquisizioni

Le opere sono state acquisite grazie ai fondi in dotazione alla Direzione Generali Archeologia Belle Arti e Paesaggio e alla Direzione Generale Musei nel triennio 2021-2023 per un impegno di spesa complessivo superiore al milione di euro. Tra le somme più significative ci sono le tre tavole di Bartolomeo Vivarini, verosimilmente appartenenti al registro superiore del Polittico dei Tagliapietra, già conservato alle Gallerie, acquistate in trattativa privata per 500 mila euro.

L’inedita tela di Giulia Lama raffigurante Sansone e Dalila, è stata invece comprata come acquisto coattivo all’esportazione per il valore di 90 mila euro. Il bellissimo foglio recto/verso di Giambattista Tiepolo, il primo che va ad arricchire il Gabinetto Disegni e Stampe del Museo, ha un valore di 34.800 euro.

Ognuna delle opere porta con sé una storia unica e a volte singolare, come il dipinto di Bonifacio de’ Pitati e la piccola tela di Francesco Fontebasso, acquisite dalle Gallerie dell’Accademia da un’eredità fallimentare, ma precedentemente oggetto di un’indagine del Nucleo dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale di Venezia.

Le nuove opere delle Gallerie dell’Accademia
 

  1. Bartolomeo Vivarini

Di particolare rilevanza è l’arrivo di tre tavole diBartolomeo Vivarini raffiguranti i Santi Giovanni Battista, Caterina d’Alessandria, Niccolò da Tolentino, già notificate dallo Stato nel 1920. Secondo una recente ipotesi ricostruttiva apparterrebbero al registro superiore del Polittico di Sant’Ambrogio (1477) della scuola dei Tagliapietra, già nelle collezioni del museo, insieme ad altri due scomparti oggi negli Stati Uniti nei musei di Seattle e di Boston. Grazie alla recente acquisizione oggi si possono ammirare otto tavole su dieci. La mostra offre una prima e suggestiva occasione di ricostruzione del polittico, con le nuove tavole affiancate dalle riproduzioni a grandezza naturale delle due americane.

  1. Giulia Lama

In un Settecento dominato da pittori uomini, spicca l’affascinante figura di Giulia Lama (1681-1747), pittrice veneziana già presente nella collezione delle Gallerie dell’Accademia con il dipinto Giuditta e Oloferne, esposta nella Sala 6. Grazie alla nuova acquisizione il pubblico potrà ammirare Sansone e Dalila, tela datata 1725-1730 circa, che ricompare dopo una rapida segnalazione risalente al 1971 di Rodolfo Pallucchini che la collocava nella collezione di Luigi Galli. L’attuale opera è stata acquistata dalla Galerie Canesso di Parigi nel 2022.
Le vicende di Sansone, eroe ebreo dalla forza sovraumana in lotta con i Filistei, sono narrate nella Bibbia, nel libro dei Giudici. Dopo essersi fatta rivelare dal marito Sansone che l’origine della sua forza risiedeva nei capelli, simbolo della sua devozione a Dio, Dalila lo tradisce, tagliandogli la folta chioma nel sonno e, di fatto, rendendolo indifeso davanti ai soldati Filistei che avanzano in secondo piano. L’opera si segnala come una prova di grande qualità di Lama che predilige spesso temi caratterizzati dall’aspro conflitto dei protagonisti, cui si attagliano, generalmente, forti contrasti chiaroscurali con la giustapposizione di due o tre figure. In tal senso la Lama sviluppa suggestioni seicentesche già riprese e fatte proprie da Giambattista Piazzetta, principale riferimento stilistico della pittrice.

  1. Antonio Vivarini

Lo scomparto di Antonio Vivarini, raffigurante una scena della vita di San Pietro Martire, faceva parte probabilmente di un polittico smembrato, già documentato nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo. L’opera San Pietro martire nella sua cella conversa con tre vergini (1450 circa) colpisce per la vivace caratterizzazione del gruppo di figure e per la smaltata qualità cromatica della stesura pittorica. L’altra acquisizione del più anziano dei fratelli Vivarini, è la piccola tavola raffigurante San Benedetto (1440-1445 circa). In questo caso di particolare interesse è la sua storia collezionistica, essendo appartenuta alla collezione Manfrin, raccolta dalla quale provengono alcuni capolavori fondamentali del museo acquistati nel 1856, come LaVecchia di Giorgione.

  1. Bonifacio de’ Pitati detto Bonifacio Veronese

Un intenso dialogo amoroso, soggetto fino ad adesso assente nella collezione del museo, è raffigurato nella Coppia di amanti (La dichiarazione) di Bonifacio de’ Pitati, risalente al 1527-1528 circa. Già nella collezione dei principi di Hannover, si tratta di un’opera rara del pittore veronese Bonifacio de’ Pitati (1487-1553), artista a capo di una fiorente e importante bottega a Venezia nella prima metà del Cinquecento, nota soprattutto per le importanti decorazioni ufficiali. Bonifacio è pittore ben documentato in museo (sala XII), ma che trova in questo lavoro un’intonazione diversa, ispirata alle scene amorose di derivazione giorgionesca e palmesca. Il dipinto permette di conoscere un aspetto meno noto e di grande qualità dell’ampia produzione di de’ Pitati.

  1. Pietro Ricchi

Innesto di notevole importanza per le collezioni seicentesche delle Gallerie dell’Accademia, è la tela con Cristo davanti a Caifa, di notevoli dimensioni, dell’artista lucchese Pietro Ricchi (1606-1675). Pittore girovago, Ricchi sostò a lungo a Venezia e nel Veneto, lasciando tracce della sua intensa attività. Nell’opera acquisita (1635-1645 circa), l’autore dà prova di una delle sue opere migliori, ispirata a lontani modelli caravaggeschi “a lume di candela”. Dalla fine di giugno sarà temporaneamente in museo anche la sua Giuditta, proveniente dal Castello del Buonconsiglio di Trento (visibile in sala 3), un’occasione preziosa per mettere a confronto due capolavori dell’artista.

  1. Francesco Fontebasso

La piccola e inedita tela montata su tavola diFrancesco Fontebasso (1709-1769), di guizzante e fresca stesura, s’intitola Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria e Estasi di santa Teresa d’Avila e risale al 1730-1733 circa. Potrebbe essere identificata con il bozzetto preparatorio (o con l’opera stessa) citata nella guida sulle pitture veneziane di Anton Maria Zanetti il Giovane che colloca l’opera nella sagrestia di San Paternian (1732). L’accostamento tra i due soggetti iconografici potrebbe essere dovuto alle precise richieste della committenza, forse attratta dal comune misticismo di due episodi: da una parte il visionario “matrimonio” tra santa Caterina d’Alessandria e il Bambino Gesù, dall’altra il deliquio amoroso di santa Teresa d’Avila in contemplazione della visione di Cristo.

  1. Giambattista Tiepolo

Chiude cronologicamente la mostra il bellissimo studio, recto e verso, di Giambattista Tiepolo, datato 1750 circa. È il primo foglio del maestro a entrare nella raccolta grafica del museo. Con pochi magistrali tratti e leggere ombre a inchiostro acquerellato, l’artista definisce due splendide immagini di uomo e ragazzo. Si tratta delle cosiddette “teste di fantasia”, un genere che godette di grande apprezzamento nella Venezia del Settecento.
La presenza di due frammenti di carta stampata sul retro della cornice consente di ricostruire l’interessante storia collezionistica del pezzo appartenuto, tra gli altri, ad Antonio Canova e ai collezionisti inglesi Edward Cheney e Richard Owen.

  1. Sebastiano Mazzoni

Già inclusa nell’allestimento permanente del museo e quindi non esposta in questa mostra, la sensazionale Strage degli Innocenti di Sebastiano Mazzoni (1611-1678). Si tratta di un frammento di notevoli dimensioni proveniente da un telero della chiesa di San Trovaso, acquistato nell’aprile 2021 e inaugurato nell’agosto dello stesso anno.
 
La Sala XVIa
L’esposizione, visitabile fino al primo ottobre, inaugura il nuovo spazio della Sala XVI, parte delle cosiddette “sale palladiane” del museo, recentemente restaurate e riaperte, destinato ad esposizioni di dimensioni ridotte, quali ad esempio “dossier” dedicati a specifiche opere e artisti, restauri effettuati, prestiti temporanei.