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Ca’ Rezzonico, riapre il museo del Settecento veneziano

Ha riaperto al pubblico mercoledì 28 giugno Ca’ Rezzonico, il museo del Settecento veneziano, dopo i lavori di restauro e adeguamento funzionale, finanziati dal Comune di Venezia, dalla Fondazione MUVE e da Coop italia.

I lavori hanno interessato soprattutto il pianterreno, la parte dei servizi di accoglienza per il pubblico, biglietteria, book shop, bar, guardaroba, che dopo l’acqua granda del 2019 avevano bisogno di un completo ripensamento.

Con l’occasione sono stati rivisti gli impianti, soprattutto quelli di illuminotecnica, con un’attenzione da un lato al risparmio energetico e la sostituzione delle luci alogene con quelle a led, dall’altro a mantenere l’originalità del palazzo, con interventi ‘discreti’ rispetto al contesto. Il restauro del Museo ha consentito anche alcune modifiche degli allestimenti proponendo al pubblico opere prima conservate nei depositi o frutto di lasciti testamentari.

Un intervento di restauro molto rapido – ha sottolineato la presidente della Fondazione Muve Maria Cristina Gribaudi durato solo 8 mesi, grazie all’importante donazione di 450mila euro da parte di Coop e di tutte le cooperative di consumatori, erogata attraverso il sistema dell’Art Bonus e al supporto dell’Amministrazione comunale che ha sostenuto il progetto e messo a disposizione del personale“.

La presidente Gribaudi ha evidenziato l’approccio di Museo internazionale che ha guidato l’intervento di restauro con la gratuità di tutto il piano terra: dall’imbarcadero di Ca’ Rezzonico chiunque ha la possibilità di avere a disposizione il giardino attrezzato con giostrine a tema per i bambini, lo Spazio ‘700 con giochi inclusivi e accessibili a tutti, il nuovo bar con affaccio sul Canal Grande. “Uno spazio da vivere per tutte le persone, realizzato da personale interno alla Fondazione Muve, attraverso cui restituire a cittadini e famiglie il sogno del Settecento veneziano“.

Il Museo di Ca’ Rezzonico apre per la prima volta al pubblico nel 1936 quando il Comune di Venezia, dopo una lunga trattativa, riesce ad acquisirlo dai precedenti proprietari che ne avevano fatto la loro dimora. “Fu comprato per salvarlo da altre destinazioni che ne avrebbero alterato l’impianto urbanistico, conservando il suo splendore e rendendolo accessibile a tutti” ha spiegato il responsabile della sede museale Alberto Craievich. “Per le sue caratteristiche – l’architettura di Longhena e poi di Massari, le sue decorazioni con affreschi del Tiepolo, Crosato, Guarana – era perfetto per ospitare il Museo del ‘700 veneziano, di gran moda in quegli anni per ricordare il tempo felice, quello che tutti sognavano, che nell’era delle macchine veniva vagheggiata come una mitica età dell’oro irrimediabilmente distrutta dalla Rivoluzione francese. Uno spazio emozionale in cui si vedono degli straordinari capolavori immersi nella ricostruzione d’ambiente del ‘700 veneziano“.

Il passaggio successivo – è stato inoltre annunciato – riguarderà il restauro del soffitto del salone da ballo e le facciate laterali. Un intervento complesso ed ambizioso, del costo di circa due milioni di euro stanziati dal Comune, che durerà ben più di un anno, ma darà la possibilità al pubblico e agli studiosi di ammirare gli affreschi dai ponteggi.

La manutenzione di Venezia ha bisogno di tante risorse – ha sottolineato il sindaco Brugnaroe devo dire che in questi anni sono stati molti i mecenati che hanno avuto a cuore le sorti della città, offrendo contributi per tutelarla e restaurare il patrimonio artistico che la contraddistingue. Dal 2015 sono arrivati oltre 28 milioni di euro. È un piacere vedere che ci sono imprese private – a cui va il nostro ringraziamento – che continuano a testimoniare un impegno per le future generazioni e spero ce ne siano molte altre che vedano le ricadute sociali positive di questi interventi. Il nostro obiettivo è continuare ad alzare il livello di accoglienza in tutte le realtà culturali cittadine. Stiamo lavorando al restauro di Palazzo Ducale, su Palazzo Correr, sul Museo del Vetro, a Murano. Decine di milioni di euro sono stati investiti a Forte Marghera e ora avvieremo i lavori all’ex emeroteca di via Poerio, al Palaplip, al Museo del Centro Candiani: tre spazi che daremo in gestione alla Fondazione Musei. Una grande nuova scommessa, questa volta in sinergia con i sindacati e Vela, sarà inoltre la valorizzazione del capannone del Petrolchimico, che diventerà luogo di dibattiti, poesia, musica sempre legati al mondo del lavoro“.