Con 33.569 voti on line la settima tappa del viaggio all’insegna della valorizzazione dei beni culturali dell’Azienda veneta arriva nella bellissima città partenopea.
Sarà il MANN Museo Archeologico nazionale di Napoli, tra i più antichi e importanti musei archeologici al Mondo, ad accogliere la settima tappa del bellissimo percorso all’insegna della bellezza che Rigoni di Asiago, in collaborazione con Fondaco Italia, ha intrapreso nel 2015 in occasione dell’EXPO di Milano.
“La natura nel cuore di ….” è diventato un progetto vincente nel segno della responsabilità sociale d’impresa e della sostenibilità, temi oggi in voga ma, spesso, molto vaghi, differentemente dalla concretezza del restauro di un’opera d’arte che è sotto gli occhi di tutti.
Sette città, da Nord a Sud, attraverso le quali Rigoni di Asiago sta realizzando un “museo itinerante” lungo lo stivale per offrire alle persone che viaggiano un modo diverso di vedere ed interpretare l’arte, di apprezzare opere che purtroppo non godono della giusta attenzione, tanto è vasto il patrimonio del nostro Paese.
Dopo Milano, Venezia, Roma, Matera, Firenze e Bergamo, oggi è il turno di Napoli, illustre e prestigiosa capitale dell’arte a cui Goethe nel suo celebre “Viaggio in Italia”, compiuto alla fine del ‘700, ha dedicato il motto: “Vedi Napoli e poi muori” per sottolineare l’unicità delle sue bellezze artistiche e paesaggistiche.
A beneficiare della sensibilità di Rigoni di Asiago questa volta sarà una bellissima fontana in porfido rosso collocata nel “Giardino delle fontane”, uno dei due grandi cortili interni che rendono lo spazio monumentale così bello ed accogliente per migliaia di visitatori che ogni anno arrivano da tutto il mondo.
La “grande tazza” in porfido rosso è una vasca di fontana, in latino labrum, rinvenuta dalle Terme di Caracalla a Roma durante gli scavi condotti dalla potente famiglia Farnese nel corso del XVI secolo. Si tratta di un manufatto molto raffinato, probabilmente commissionato da un imperatore romano per un edifico pubblico. L’oggetto si data alla prima metà del II secolo d.C., tra l’età di Traiano e quella di Adriano. In quell’epoca, infatti, era particolarmente diffuso l’uso del porfido.
La vasca è registrata nell’inventario di Palazzo Farnese a Roma dal 1644 (in Campo dei Fiori, attualmente sede dell’Ambasciata di Francia in Italia). Come il resto della Collezione Farnese, l’opera fu ereditata da Carlo di Borbone per via materna e nel 1789 fu registrata nell’inventario del Museum Herculanense di Portici.
Compare, allo stato di frammenti, nell’inventario del 1796 del Nuovo Museo e Fabbrica della porcellana di Napoli, per essere infine restaurata nel 1808, per la prima volta, con integrazioni in gesso e trasferita definitivamente al Real Museo Borbonico, di cui il MANN è l’erede.