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L’estate di chi lavora

PERSONAL DISCLAIMER: la colonna sonora per questo articolo è “Estate” di Sergio Cammariere. Ve la metto perché la stagione consente la multimedialità. Se vi piace la musica per leggere i miei articoli, proseguirò nei prossimi numeri della rubrica.

L’estate di chi lavora? Sottopagata e bollente.”
È come guardare il traguardo e non arrivarci mai.

Questa è l’estate di chi lavora.

Avete presente quelli che guardano le foto delle vacanze degli altri sui social? Ecco, ci sono anch’io nella categoria, al netto del fatto che quest’anno sono stata obbligata dall’azienda ad andare in ferie e ne approfitterò per fare la malta a un muro di casa che, in mia assenza, si è sgretolato.
Estate, stagione benedetta da un numero cospicuo di ore di luce, maledetta da un caldo umido del demonio, almeno qua nelle Waste Lands.
Lavorare diventa pesante, ma almeno le strade si svuotano e posso muovermi in media dieci minuti più tardi per andare al lavoro.
Non capisco se questo ragionamento sia sensato o frutto della “Sindrome di Pollyanna”, che ti spinge a cercare (spesso anche insensatamente) il lato positivo di ogni cosa.
Guardo online splendidi paesaggi montani che non vedrò mai dal vivo.
Spiagge dorate che mi fanno sospirare. 
Soffro. 
L’estate dei poveri è questa, non concede tregua e un paio d’ore in piscina già mi sembrano un traguardo inaspettato.

Tutti partono e tu rimani qui a guardare il relax altrui, vedi foto e video di panorami bellissimi e tu al lavoro, perché qualcuno ai piani alti tenta di farti sentire indispensabile per l’azienda quando invece è solo una scusa per fregarti, visto che, per assurdo, la fregatura è sempre dietro l’angolo.
Si lavora, finisce la pazienza e l’energia.
Invece, guardando il lato positivo, quando “laggente” va in vacanza e torna più esaurita e infelice di prima (sì, perché dietro alle foto spensierate si nasconde quello), tu, povera manovalanza, sei felice perché vai a fare aperitivo con altra manovalanza, ma comunque sei felice, e sparli male di chi sarà scontento a vita. Perché le vacanze saranno top, ma aperitivo e risate con gli amici non hanno prezzo.

Questa opinione mi piace, mi fa sentire compresa e membro di una tribù a cui mi sento di appartenere.
Dunque, voi che postate foto di spiagge e montagne alla facciazza nostra, sappiate che il nostro aperitivo sull’asfalto bollente non vale di meno e ci fa pure risparmiare la conclamata “sindrome da rientro”.
Tiè.

PS: ovviamente sto scrivendo tra un turno di lavoro e l’altro, quindi se siete nella mia stessa condizione e avete voglia di una birretta in compagnia, fatevi vivi!

Anna Castelli

Laureata in arte orientale, OSS, scrittrice part-time, matta per i cani e per i tatuaggi. Sicuramente curiosa della vita.