Il sole è alto, tira un po’ di arietta, il giusto per non farmi sentire troppo il caldo che scende dal sole, e che sale dal terreno.
C’è qualcosa di magico in quel manto rosso, che ti trattiene ad ogni passo, ma che nel contempo ti lascia andare più veloce che mai nella tua forza.
Ogni volta che guardo un campionato mondiale o europeo la voglia è sempre la stessa.
Voglio rimettermi quegli scarpini. C’è qualcosa di magico che nasce dall’osservare quei piedi correre, quei giri vorticosi in pedana e gli stacchi che ti fanno volare in alto o in lungo per vincere la forza di gravità.
In questa settimana di Mondiali di atletica la felicità – per le gare – misto tristezza – per i commenti social – è tanta. Scorro i commenti e per lo più vedo persone che giudicano gli atleti in base a una gara, singola, non vedendo il contorno totale.
Una volta ero così anche io, con mamma che ripeteva sempre “tanto gli italiani non vincono mai, arrivano sempre ultimi”. Poi ti appassioni, segui gara dopo gara, dalle più piccole alle più grandi. Vedi le progressioni, i tempi e ti ritrovi a cambiare quel modo di vedere la gara, vedendo la progressione dei risultati, capendo gli infortuni dell’anno, i tempi degli altri atleti concorrenti.
Eh si, perché noi vediamo solo una minima parte di tutto ciò che sta dietro alla preparazione degli atleti e alle gare. Ma in quei dieci secondi, in quelle due ore di gara, vengono riversati giudizi e opinioni, su cose di cui minimamente non si può avere alba, a meno che non si abbia praticato uno sport individuale.
Lo sport individuale… Lo ritengo un grandissimo spartiacque di definizione del carattere di una persona.
Lo sport di squadra rende tutto “più facile”, la responsabilità è condivisa, scendi in campo e sai di non essere da solo, hai dei compagni al tuo fianco, su cui bene o male puoi contare, e con cui puoi condividere gioie e dolori di una partita o di una gara.
Ma lo sport individuale… Lo possono dire quanto vogliono gli atleti, quando vincono attraverso i ringraziamenti, che nella preparazione atletica c’è tutto un team da ringraziare e che non li hanno fatti sentire soli, ma la linea di demarcazione la fa quel manto rosso.
Quando scendi in pista, o in pedana, quel manto rosso ti isola dal resto del mondo.
Sei tu. Il tuo corpo. E la tua testa, con le sue forze e i suoi demoni che non appena fai un passo, emergono.
Atleta non si nasce, al contrario del Signore di Totò, Atleta si diventa. In quell’osmosi amniotica con la pista, con l’adrenalina della gara, del pubblico, e nella consapevolezza che puoi battere o sopperire a quello che passa nella tua testa in quel momento, al minimo acciacco o acido lattico che senti dopo gli allenamenti o le prime gare.
Sei tu, atleta, solo. È lì che nasce l’Atleta.
L’esperienza sulla pista plasma il carattere, è necessario quel contatto con tutto il contorno, con quel rosso fuoco che arde sotto e dentro l’atleta. Con tutti i sacrifici di dieta, ferrea, incontri saltati perché hai le gare, o le preparazioni tecniche, di sacrifici fatti per arrivare lì, in quel manto rosso, che ti costruisce e ti demolisce ogni volta.
Vedo scorrere questa settimana le casacche dei nostri azzurri su quel manto rosso.
Traguardi mai raggiunti prima in un campionato mondiale, per l’Italia almeno, quell’amalgama tra la pista e la passione che, e solo tramite quella, ti fa raggiungere vette alte.
Gli altri sfrecciano più veloci di te. Tu lo sai. E che fai? Molli? Ti sei preparato tutto l’anno per migliorare.
Lo sai che non sarai il primo, quelli corrono più veloce di te. Cosa puoi fare?
Essere il miglior atleta di te stesso che tu sia mai stato.
E allora corri, lanci, salti, come mai hai fatto perché è quella la differenza.
Potrai anche arrivare ottavo, decimo, dodicesimo, al mondo, ma l’importante è aver tirato fuori il miglior Atleta che tu sia mai potuto essere.
Allora, e solo allora gli altri conteranno un po’ meno, perfino i tuoi demoni interiori diventeranno più piccoli e tu, Atleta più grande.
Sei solo in quel fondale rosso.
E puoi solo essere la parte migliore di te, sovrastato da quel fuoco rosso che è la passione per quello sport individuale che ti porta lì, a diventare Atleta con la A maiuscola.
Infili gli scarpini e vai.
Alessandra Collodel