Aosta. Ad Irina qualcosa non torna. La porta dell’appartamento di via Brocherel, dove fa le pulizie ad ore, è chiusa con una sola mandata. In casa però è tutto in ordine. Dopo avere chiamato ad alta voce la proprietaria senza ricevere risposta, entra in cucina e lì la situazione cambia. Un enorme caos ha travolto ogni cosa. Precipitatasi fuori col terribile sospetto che in casa ci siano ancora dei ladri, chiama la polizia. Il vicequestore, Rocco Schiavone, arrivato sul posto, trova la padrona di casa, la signora Ester Baudo, impiccata al lampadario nell’ultima stanza dell’appartamento rigorosamente al buio. Schiavone a poco a poco inizia a pensare che non si tratti di suicidio. Alcune circostanze sembrano portare a questa conclusione. A prescindere dalla confusione nella cucina e dalla normalità nel resto della casa, la vittima ha il viso tumefatto e i segni sul collo non coincidono per dimensione con quelli del filo del lampadario. Una rapina finita in malo modo? Improbabile:
- Come fanno i ladri d’appartamento ad asserragliarsi in casa, Italo? Non è una banca con gli ostaggi e il resto –
Un omicidio camuffato da suicidio? Commesso da chi?
- Si è impiccata al buio. Come ha fatto? ha abbassato le tapparelle s’è stretto il nodo e s’è lasciata andare? –
[…]
– Non ci sta per nulla– fece Fumagalli – e allora?
- E allora qualcuno le ha fatto compagnia. Le tapparelle le hanno calate dopo che lei si è impiccata, porca troia puttana!
L’autopsia del cadavere apre la strada ad un terribile sospetto confermato da una cravatta regimental, dallo scontrino di un parcheggio e dalla lettura delle pagine di un diario che la vittima ha affidato alla sua fedele amica, la libraia Adalgisa, appassionata di gialli; diario che la donna consegna a sua volta al vicequestore.
Il secondo romanzo di un sequel rappresenta sempre un’ardua prova. Lo scrittore, infatti, deve tenere presente un imperativo categorico: non disattendere le aspettative del lettore. Manzini lo fa proponendo una storia a tratti delicata a tratti brutale; apparentemente semplice, quasi ovvia per cui il lettore ad un certo punto della vicenda crede di avere trovato la soluzione del caso, ma dopo qualche pagina si rende conto di essersi clamorosamente ingannato. Ne La costola di Adamo, il nocciolo della questione ruota attorno ad una camera al buio che diventa il teatro di eventi casuali, imprevedibili e tuttavia collegati in modo da provocarne a sua volta altri che hanno il potere di disperdere rivoli di verità in direzioni diverse. Al vicequestore Rocco Schiavone il compito di rincanalarli, di fare ordine nella sua attività investigativa, ma soprattutto nella sua vita, condizionata da due avvenimenti, altrettanto gravi: il suo trasferimento ad Aosta, motivato da forti pressioni politiche e il lutto mai elaborato per la moglie, Marina. Queste due sotto-trame corrono parallele alla principale spostando il teatro dell’azione tra Roma e Aosta. Ad Aosta c’è la nuova vita, quella affrontata con la solita, ruvida ironia. Con le battutacce
Rocco strinse la mano al dottore, – La ringrazio- e lasciò la stanza che D’Intino divideva con due ragazzi con la gamba in trazione. – In gamba!- disse Rocco ai due adolescenti che gli risposero col dito medio alzato in bella vista.
Le nuove conoscenze
[Rocco] chiuse la scatola di cartone. […] Italo prese la scatola e si avvicinò alla porta.
- Italo? –
- Che c’è? –
- Solo io e te –
- Come sempre, Rocco. Come sempre. – e uscì dall’ufficio.
Le distrazioni
- Ti do le coordinate. Donna, 43 anni, in forma, vende abiti da sposa, è di Aosta, ha gusto ed è pure messa bene economicamente-
Amica intima?-
- Cazzi miei-
- Ricevuto.
A Roma sono legati personaggi, ricordi, nostalgie. Quella per gli amici, ad esempio
Aveva bisogno dei suoi amici […] Pensava a Seba che almeno era venuto a trovarlo. Furio, Brizio. Dov’erano? […] avrebbe dato un dito della mano congelata per una semplice pizza a Trastevere, una sana fumata notturna al Gianicolo, un poker da Stampella.
E poi la vita con Marina che non c’è più
[…] a mezzanotte entra la primavera. Ma da queste parti non se n’è accorto nessuno. Io sì. Dopodomani è il compleanno di Marina. Che è nata proprio a mezzanotte. Per poco non era il 21. Ma per me Marina e la primavera sono sempre state la stessa cosa.
La costola d’Adamo è un libro incentrato sulle donne e sull’amore. L’amore per sempre, l’amore dei sensi, l’amore possessivo, quello malato, l’amore per se stessi.
[…] La donna nasce dall’uomo, anzi ne è proprio un pezzo. E l’uomo impazzisce per la donna, la ama. In realtà ama se stesso. Ama un pezzo di sé, non un altro da sé […] Il maschio è innamorato solo di sé. […] L’appartenenza. Una persona appartiene ad un’altra. Per decreto divino. Ossia la mia vita ha valore perché appartengo all’uomo. Bestie, Case, terreni e donne. Appartengono.
La prof. (al secolo Maria Lucia Martinez)