In quest’epoca andiamo sempre di corsa.
Al semaforo se scatta il verde ed entro 2 secondi non siamo partiti, subito ti suonano il clacson, che poi, cosa ci fate con quei due secondi in più nella vita?
Siam talmente presi dalla velocità che ci siam “inventati” delle pratiche per rallentare, come la meditazione o la mindfullness, perché andiamo talmente veloci che il nostro corpo non ne riconosce più il ritmo.
Abbiamo inventato la corrente, perché corre veloce, elettrica, i fili in rame, la fibra, la fibra ottica per migliorare le performance ed andare sempre più veloci.
E le nostre sinapsi che corrono e devono andare veloci, come quella rete e quella scossa lungo quei fili.
Dobbiamo andar così veloci che nelle mail utilizziamo acronimi di ogni tipo per risparmiare caratteri, e tempo per scrivere, perdendo in chiarezza per la comprensione del messaggio. Tempo che sistematicamente perdiamo cercando il significato dell’acronimo su google, ammettetelo.
Abbiamo “inventato” le palestre perché lavoriamo da seduti, ci spostiamo in auto o in treno e siamo seduti, ed il crossfit e il crossfit strong, che non son altro che gli sforzi che farebbero un uomo o una donna normale scaricando pacchi, muovendo cose o andando a lavoro muovendosi, cose che abbiamo sostituito con delle macchine.
Abbiamo inventato l’auto, da utilizzare al posto dei cavalli, e ci abbiamo messo i cavalli dentro, perfezionando il motore sempre di più, ottimizzandoli per andare più veloci, risparmiare energia e correre.
La nostra vita è una corsa, una corsa dedita alla velocità, all’ottimizzazione del tempo che dobbiamo guadagnare, perché il tempo è denaro, e non sprecare.
E in tutto ciò, l’immagine che io ho dentro di me riguardante una persona felice, è quella di mio nonno, che la domenica partiva da Marghera con la sua bici, un panino e un goto de vin, per andare a Castelminio di Resana (all’epoca Brusaporco) a trovar la sua fidanzata. In bicicletta. Mettendoci non so quante ore.
Se aveva fame o sete, si fermava e si rifocillava.
Non c’erano corse.
Non c’era l’ottimizzazione del tempo.
Esisteva il goderselo.
E questa immagine, ogni volta che le mie sinapsi corrono, su questa rete troppo veloce per un corpo umano, mi distende, mi fa rilassare come nessun esercizio di mindfulness sa fare, elargendo serotonina in tutta me stessa.
Ecco, se vi sentite di corsa, frustrati, tristi, sopraffatti dalla vita moderna, pensate a mio nonno. Sulla sua bici da corsa, con le ruote fini, a far 40km in non so quante ore solo per veder la sua fidanzata.
E poi tutto rallenta, miracolosamente.
Tutto riprende una dimensione umana.
Naturale.
Il respiro va in sincro col respiro degli alberi.
I piedi poggiano a terra sentendosi tutt’uno con delle radici ben piantate.
E finalmente siamo della grandezza a cui l’essere umano è destinato a vivere.
Non più sopra o più sotto, ma dentro ciò che ci circonda.
Alessandra Collodel