Non mi stancherò mai di dirlo, Venezia è una città completamente fuori dai canoni usuali, figuriamoci di conseguenza i Veneziani!
La passione per le arti e per la musica è molto diffusa, questo probabilmente anche perché, essendo una delle poche città in cui la censura aveva poco potere, molti artisti nei secoli si sono sempre rifugiati in Laguna.
Meno noto forse è che i veneziani amano follemente la montagna, e di conseguenza i cori alpini.
Fu cosi, che ancora nel 1967 il Maestro Lucio De Mattia, creò con altri appassionati di musica di montagna il “Coro Alpino Veneziano“.
Il Sior Pare era ancora nel coro della Parrocchia ma dopo l’unione con il coro dei ragazzi e il cambio del Maestro non era più la stessa cosa e il gruppo originario si era disgregato.
Un giorno un suo compagno di coro gli propose di entrare anche in un altro gruppo. Erano in cerca di nuovi coristi. Da Venezia si erano spostati a far le prove a Marghera e avevano avuto un po’ di defezioni. Subito il Sior Pare si illuminò.
“Un coro de Venexiani che canta canson de montagna e canson de Laguna… xe un fià un ossimoro, ma beo ciò! ( Un coro di veneziani che cantano canzoni di montagna e canzoni di Laguna… è un po’ un ossimoro, ma bello però)”.
In questo caso fu il Sior Pare a trascinare il suo vicino di casa nel nuovo coro e a ricambiare il favore.
Fu così che, dopo esser andati a vedere le prove e un loro concerto, nel settembre del 1995 si unirono senza pensarci un attimo al “Coro Alpino Veneziano”.
Questo aveva una lunga storia, concerti internazionali, scambi con altri cori europei e statunitensi. Avevano pure registrato un disco! Non si trattava più di cantare di fronte a 100 persone a messa, ma qualcosa di molto più ampio.
Facevano sempre una sola sera di prove, ma poi avevano concerti in giro quasi ogni weekend soprattutto nel periodo di Natale. Il repertorio era vastissimo. Dai classici canti di montagna si era passati anche a canzoni tipiche della tradizione lagunare per poi aggiungere canti di Natale e canzoni tradizionali straniere. Come la celeberrima russa “Kalinka” in cui tutto il pubblico veniva coinvolto, e “Laulu Suomen” finlandese. Fino al giorno in cui mi arriva a casa tutto baldanzoso:
“Ciò, varda quà… gavemo un toco novo da studiar! Xe de i to amighi Conicci! El xe de uno maeà che ga da curarse… (Ehi, guarda quà… abbiamo un pezzo nuovo da studiare! È dei tuoi amici giapponesi (Conicci da konnichiwa = buongiorno in giapponese)! Tratta di uno malato che si deve curare…”
“Sior Pare, cossa ti xe drio farneticar? Che canson giapponese ti ga da imparar!?!” (Sior Pare, cosa stai farneticando? Che canzone giapponese devi imparare?!?)
“Ciò, no eo so mi, ma continua a dir “Sa curà, sa curà” el sarà stà maeà!” (Eh, non lo so io, ma continua a dire “si è curato, si è curato” sarà stato malato!)
Tra tutti i brani della terra, proprio uno dei brani tradizionali giapponesi più famosi al mondo: “Sakura” Ciliegio. Ovviamente ha voluto la traduzione e tutte le pronunce esatte da far vedere al resto del coro.
Una sera, post prove, tornò a casa tutto gasatissimo:
“No ghe credarè mai! Registremo un dischetto! Da settimana prossima tachemo e prove e dopo i ne registra e pubblica! ” (Non ci crederete mai! Registreremo un Cd! Da settimana prossima iniziamo le prove e dopo ci registrano e pubblicano!)
Il Sior Pare era davvero molto orgoglioso di essere entrato a far parte di questa formazione canora. Aveva la sua divisa che trattava con somma cura, i raccoglitori con tutti gli spartiti e i testi ben divisi, il registratore di audiocassette con cui poi faceva le prove a casa. Si sentiva quasi un professionista! Senza contare con quanta fierezza mostrasse a tutti i Cd pubblicati!
Dopo un susseguirsi di concerti in giro per l’Italia, nel maggio 2001 andarono in Tournée in Ungheria, dove c’era un coro gemellato con loro da molti anni. Portarono con loro anche le rispettive mogli e, incredibile ma vero, pure la Siora Mare si unì al gruppo. Se ne tornarono a casa tutti contenti e pieni di bei ricordi.
Purtroppo gli anni passano per tutti e trovare nuove leve non è mai facile, così anche questo coro alla fine si è sciolto. Lasciando però tante bellissime esperienze nei cuori di chi ne faceva parte e lo seguiva.
E il Sior Pare? Sfoggia tuttora fiero i suoi Cd, gli spartiti, le foto, le locandine dei vari concerti intonando un’aria o due. Certe passioni non finiscono mai.
Anna Bigarello