Tra la miriade di dialetti parlati in Cina, c’è una lingua rimasta segreta per anni e utilizzata solamente dalle donne: il Nu Shu.
Questa scrittura fu inventata in una remota area dello Hunan, nel Sud-Est della Cina. Questa zona era abitata dall’etnia Yao, originariamente matriarcale. Tuttavia,dovendosi adattare al regime patriarcale della Cina Imperiale, le donne iniziarono a subire il volere dei padri e dei mariti.
In questo ambiente, in cui vigeva l’analfabetismo forzato, le donne non si persero d’animo e crearono un originale e unico sistema di scrittura, un alfabeto, rimasto segreto per secoli e avvolto quasi nella leggenda.
Al momento delle nozze, veniva donato alle future spose il “Terzo Libro”, ovvero una raccolta, di solito in stoffa e ricamata a mano, di poesie canzoni interamente scritto in Nu Shu che portavano con sé una volta lasciata la famiglia di origine.
Le donne comunicavano tra di loro attraverso questo alfabeto, per raccontarsi avvenimenti, per confidarsi pensieri. Veniva letto sotto forma di canto durante i loro incontri, in un cucina o ai lavatoi. Oppure ricamato in fazzoletti o tovaglie, disegnato nei ventagli.
Era l’unico modo che avevano queste donne, accumunate dalla stessa sorte, di trasformare la vita quotidiana in una sorta di fuga colorata contrapposta al grigiore della vita quotidiana.
Le parole segrete liberavano emozioni profonde e rivelavano il risentimento nei confronti della dominanza maschile e la malinconia di tutti i giorni.
Questo linguaggio venne ignorato per secoli, finchè verso il 1950 venne messo sotto i riflettori in quanto si temeva si trattasse di un codice segreto di spionaggio internazionale, senza però riuscire a decifrarlo.
Dopo aver appreso che era una lingua segreta delle donne, per timore e sospetto, numerose lettere, trame, ricami e altri manufatti furono distrutti e alle donne fu proibito di praticare le usanze di Nu Shu. Di conseguenza, le catene generazionali della trasmissione linguistica furono spezzate.
Nel 2004 andò a mancare l’ultima donna in grado di parlare questa lingua, tuttavia grazie al lavoro di alcune ricercatrici dell Hunan sono stati recuperati 2800 caratteri ed è stato possibile tradurre interi volumi.
Sono caratteri che simboleggiano la tenacia e la forza di donne che vivevano in difficoltà, che subivano soprusi, che erano trattate solamente come oggetti.
Era una rivincita per quelle donne, perché il Nu Shu era forse l’unica cosa di cui erano davvero proprietarie.
Ed è per noi, un simbolo di lotta contro la discriminazione che purtroppo è ancora molto radicata nel nostro mondo.
Michelle Manias