Da questa settimana inizia la sua collaborazione Paolo Abozzi, con le sue “pillole di mental coaching”.
Il “bugiardino” delle pillole di mental coaching
Indicazioni: Stati di scoraggiamento, confusione esistenziale, sofferenza amorosa, ansia del futuro e necessità di “problem solving”. Indicato per bambini (somministrate da un adulto), ragazzi ed adulti.
Posologia: Una lettura al mattino e un ascolto audio di FAVOLE GENERATIVE® la sera prima di addormentarsi.
Effetti indesiderati: Generalmente FAVOLE GENERATIVE® è ben tollerato. Sono stati riscontrati stati di felicità e improvvisa apertura al cambiamento comportamentale teso al benessere.
Controindicazioni: FAVOLE GENERATIVE® è’ particolarmente controindicato a quelle persone che vogliono rimanere nel loro stato sicuri delle proprie idee.
Scadenza e conservazione: La scadenza non è riferita al prodotto ma al lettore che potrebbe far passare troppo tempo prima di utilizzare FAVOLE GENERATIVE® e ritrovarsi dopo molto tempo al punto di prima.
Informazioni sul prodotto: FAVOLE GENERATIVE® è un compendio di aforismi posti in racconto. Le favole e le audio-favole sono realizzate utilizzando un linguaggio a due livelli: per la mente razionale e quella inconscia. Sono disseminate di stimoli motivazionali ed emozionali. Nella realizzazione sono utilizzate tecniche di Programmazione Neurolinguistica (PNL), linguaggio ipnotico suggestivo e simbolico.
FAVOLE GENERATIVE® sono ideate e realizzate da Paolo Abozzi Life Coach, tutti i diritti riservati.
(Puoi ascoltare questa AUDIOFAVOLA GENERATIVA su YouTube IL TESORO NASCOSTO)
Adoro le navi lontane che spezzano l’orizzonte, come una virgola la frase.
Hapanù ha una barca. È bella, è una barca che corre a forte andatura e la prua spacca il mare come un’ascia di legno e sembra che faccia scintille. Dietro ci sono solo scie di bianca schiuma. È qualcosa che può far battere il cuore. Ci sono barche che sono cariche di anni. E tutti i soli, tutte le lune, tutta l’acqua di mare, tutte le tempeste, tutti i venti ci sono passati sopra.
La barca di Hapanù ne aveva viste di cose, ovunque, tant’è che lui era stanco, provato dalle mille avventure e scaramucce, tanto che non aveva più voglia di tornare a solcare il mare. Quel giorno il sole dardeggiava la nave coi suoi raggi tutto il giorno e ogni mattina riapriva su di essa il rotondo occhio ardente pieno di curiosità insoddisfatta. Essa aveva il suo destino, viveva della vita di quegli esseri che si muovevano sopra i suoi ponti e, come la terra che l’aveva confidata al mare, trasportava un’intollerabile carico di speranze e di rimpianti. Ma ora, da molto tempo, era ormeggiata in porto.
Hapanù guardava la sottile linea dell’orizzonte disegnata tra cielo e mare, un sospiro più profondo e sonoro fece voltare il volto di un vecchio pescatore ricurvo a riparare le reti con le sue mani nodose, mani che sapevano di mare e acciughe.
Il vecchio disse ad Hapanù: tra vent’anni sarai più deluso per le cose che non hai fatto che per quelle che hai fatto. Quindi molla le cime. Allontanati dal porto sicuro. Esplora. Sogna. Scopri.
Senza togliere lo sguardo dalla linea dell’orizzonte, Hapanù si rispose:
“Che sia giunta l’ora di abbandonare questa nave e cominciare a essere mare?”
E il vecchio, tornando a cucire le reti, rispose con un unico fiato: “Una nave in un porto è al sicuro, ma le navi non sono fatte per questo.”
Fu un attimo e Hapanù si ritrovò tra le mani il legnoso timone della sua barca, nuovamente a inseguire quella linea tra cielo e mare. Il pensiero è il vento, la conoscenza la vela e l’uomo la nave. Passarono giorni e il sole e la luna si rincorrevano, Hapanù non sapeva dove andare ma sapeva che doveva andare, allontanarsi da quel porto del quale oramai conosceva tutto, troppo.
Una notte, a cavalcioni della prua, con i piedi che giocavano nell’acqua, stava parlando con la virgola della luna quando improvvisamente, grazie al buio vide un bagliore nelle profondità del mare. Non riusciva a togliere lo sguardo da quel bagliore mentre la fantasia correva ovunque.
Era notte, sarebbe stato pericoloso immergersi ma la luna gli disse: “Stare in superficie tutto il tempo e non andare sott’acqua è come andare al circo e guardare lo spettacolo fuori dal tendone.”
Prese un bel respiro e si buttò.
È delizioso restare immersi in questa specie di luce liquida che fa di noi degli esseri diversi e sospesi… Non ci immergiamo per fuggire dalla vita. Ci immergiamo per non farci sfuggire la vita.
L’uomo è sempre stato attratto dalle profondità marine per il desiderio inconscio di ritornare nell’elemento che ha dato origine alla vita. Immergersi nel profondo blu è come tornare nel grembo materno.
Hapanù nuotava, nuotava, nuotava verso il bagliore.
La luce è lenta. Il respiro ritmato. I pensieri densi. Lo spazio lo accolse con forme nuove.
Non è sempre la presenza di un tesoro a spingere gli uomini nella profondità del mare; è qualcos’altro, qualcosa di inspiegabile, anche per loro. Quando sei in mare devi dimenticarti di essere uomo. Quando sei sott’acqua diventi un animale nuovo. Arrivò alla fonte del bagliore: erano i raggi di luce della luna che, fendendo l’acqua salata, si riflettevano sulle monete d’oro che straboccavano da un interrato forziere pieno di ogni ricchezza.
Rimase a guardarlo per un tempo sospeso. Ogni sua cellula era ricca di felicità.
Fece per prendere qualche moneta. Ma nemmeno le sfiorò.
Lentamente riemerse e tornò sulla sua barca
Ancora oggi, quando Hapanù racconta la sua storia ai pescatori del porto, in tanti gli chiedono: “perché non hai preso il tesoro!”
Lui risponde: “Non si scende sott’acqua per vedere o prendere, ma per guardarsi dentro. Negli abissi cerco il mio Io. È un’esperienza mistica, ai confini col Divino.”
Il tesoro è sempre stato presente, dentro di te, ma tu eri impegnato altrove: nei pensieri, nei desideri, in mille cose. Non eri minimamente interessato a quell’unica cosa… e si trattava del tuo stesso essere! La decisione se essere una vittima del mondo oppure un avventuriero alla ricerca di tesori, spetta solo a noi stessi, dipende tutto dal modo nel quale vediamo la nostra vita.
Ci sono talmente tanti che non provano neanche a immaginare quale tesoro giace addormentato dentro le persone.
Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore.
Paolo Abozzi
Liberamente ispirato sugli aforismi di: Fabrizio Caramagna, Fabrizio Caramagna, Joseph Conrad, Mark Twain, John A. Shedd, Alessandro Bergonzoni, Augustus Hare, Paul Claudel, Jacques Mayol, Fabrizio Caramagna, Guillaume Néry, Jennifer Arnett, Dave Barry, Umberto Pellizzari, Osho, Banana Yoshimoto, Paulo Coelho, Gesù.