Home / Attualità  / Buone azioni dal mondo  / I lettori raccontano  / Interviste dal Cielo: Nonna mi manchi… come si sta lassù?

Interviste dal Cielo: Nonna mi manchi… come si sta lassù?

Mia nonna è sempre stata la mia roccia, mi ha cresciuta fin da bambina ed è grazie a lei se oggi sono la persona che sono. Mi ha insegnato a superare tutte le sfide, ad avere coraggio, ad affrontare le situazioni senza nascondermi. Mi ha insegnato che la vita non è fatta solo di rose e fiori e bisogna essere forti e determinati per superare tutte le sfide  al meglio. Lei purtroppo è venuta a mancare l’01/01/2021. Il mio dolore in questo momento è indescrivibile, un pezzetto del mio cuore si è sgretolato e faccio molta più fatica a controllare le mie emozioni. Personalmente non sono sicura di credere nella vita eterna, nel regno dei cieli o nel paradiso ma se tutto questo dovesse esistere, sono certa che a lei sia riservato un posto speciale e spero solo che riesca a sentirmi da lassù e che voglia fare quest’intervista con me.

Come hai passato la tua infanzia ? E la tua adolescenza?

Sono nata a Castello Tesino in provincia di Trento. La mia famiglia non era ricca, si mangiava quello che si poteva e quando si poteva;  inizialmente andava bene così poiché rispetto ad altri ero molto fortunata. La mia può essere definita la vita di Heidi: a casa avevamo tanti animali, capre, montoni, galline e cani. Mi sono sempre piaciuti gli animali e la montagna è sempre stata parte di me. In inverno faceva molto freddo, la neve era alta e le strada scivolose e la scuola era molto lontana da casa; io, ad esempio, dovevo fare 7 kilometri all’andata e 7 al ritorno. Per quanto difficile, mi piaceva andare a scuola, amavo studiare e anche se a quel tempo era tutto diverso, chi aveva l’opportunità di frequentarla doveva ritenersi molto fortunato. Io purtroppo non l’ho finita, per questioni economiche mi sono fermata in prima media e sono andata a lavorare in Belgio per portare un po’ di soldi alla mia famiglia e per diventare a mia volta autosufficiente. Inizialmente ero un po’ spaesata: a 15 anni non avevo mai visto luoghi diversi da casa mia ma devo dire che mi è piaciuto lavorare lì, mi sono ambientata,  ci sono stata un po’ di tempo. Il tutto mi ha resa più autonoma e questo mi ha fatto crescere molto.

Com’è stato tornare in Italia?

Diciamo che è stato diverso da come me lo aspettavo. Mi sono dovuta adeguare ma non ho avuto problemi ad adattarmi. Ho trovato lavoro in una fabbrica, i colleghi non mi piacevano particolarmente e gli orari erano uno peggio dell’altro ma finché si portavano soldi a casa andava bene qualsiasi cosa. Lì ho conosciuto Sergio, tuo nonno adess l’è diventà un po’ mona ma 40 anni fa l’ era un bel giovinot (adesso si è un po’ rincitrullito ma 40 anni fa era un bel giovanotto). Lavoravamo in fabbrica, insieme io e lui ci divertivamo da morire, da giovani andavamo a ballare tutti i venerdì, stavamo insieme quanto possibile e anche quando c’era pieno temporale uno dei due prendeva la bicicletta per trovare l’altro. Ci siamo sposati giovani e abbiamo avuto due bambini prima Serena tomare (tua madre) e poi Stefano.

Okay nonna passiamo alle cose forti, di’ la verità mi raccomando. Cos’hai pensato  quando sono nata io? Eri felice?

Robe che me schope il cor, par non parlar de to nonno. To mare l’era giovane e to pare l’era un fiantin pimpinot (Robe che mi venga un colpo, per non parlare di tuo nonno. Tua mamma era giovane e tuo papà era un bamboccione). Avevamo paura; tua mamma era molto piccola e stava ancora facendo l’università, pensavamo non riuscisse  a portare a termine gli studi perché un bambino non è un giocattolo ed è difficile da crescere.  Quando abbiamo capito la sua determinazione, siamo stati contenti. Par dirte,  il giorno in cui te si nata l’era notte fonda, me chama to mare che la me dise che le se era rotte le acque, mi pinse tutte le luci e tire ma gomitata a to nonno che il casca dal lett (Per dirti, il giorno in cui nata era notte fonda, mi chiama tua mamma che mi dice che le si sono rotte le acque, io accendo tutte le le luci e tiro una gomitata a tuo nonno che cade dal letto)!

Come cade dal letto ?

Sii l’ha fatt un tonfo…robe che il se cope. Dopo essersi tirato su il me fa: n’den dove ? (Sii ha fatto un tonfo… robe che si ammazzi. Dopo essersi tirato su, mi fa: dove andiamo?) Ci siamo vestiti e siamo arrivati da Fontanafredda a Udine prima di tua madre che era a Codroipo. Sembrava una barzelletta ma è stato molto divertente. Come se non bastasse, quando ti ho presa in braccio la prima volta to nonno me gha dita : “sta tenta che non la te casche!!”  e mi : “do fioi li ha cresudi il papa?” (tuo nonno mi ha detto: “stai attenta che non ti cada!!” e io: “i tuoi figli li ha cresciuti il papa?”).

Dopo siamo state sempre insieme, vero nonna ?

Altroché, eravamo sempre petade (eravamo sempre appiccicate). Dove mi spostavo io c’eri anche tu, mi seguivi sempre così ho deciso di crescenti come me, in mezzo agli animali e alla campagna. Questo secondo me ti ha aiutata molto, hai sempre capito quando era il caso di non chiedere nulla e quando si poteva, e questo non ti ha fatta crescere troppo viziata.

La tua vita non è stata facile, che consiglio daresti agli altri?

Penso sempre che quel che l’è da far se fa (quel che c’è da fare, si fa), è un po’ il mio motto. Non se pol mia buttare giù (non ci si può mica buttare giù).. Anche io ho avuto paura, il primo male era cattivo, (tumore) la malattia era ferma da tempo ma tutto a un tratto è ripartita. Ma io sono più forte e ho vinto, ormai però mi dispiaceva lasciare l’ospedale così dopo qualche visita mi hanno trovato un male ai polmoni. Così ven fatto quello che l’ era da far e via (così abbiamo fatto quello che era da fare e via); è stato più complicato questa volta, il dolore si faceva sentire ma anche se un po’ più forte sopportavo. Poi è arrivato il coronavirus e lì, per quanto forte sono, ha vinto lui.

Nonna mi manchi..  come si sta lassù?

Mi mancate anche voi, pensa che mi manca anche sgridarti, mi manca urlarti che non metti mai a posto, che lasci i cassetti aperti, che sei appiccicosa come l’attac (la colla) perché mi vuoi dare sempre i bacini. Adesso un po’ la mancanza dei baci e abbracci la sento. Nell’ultimo periodo mi cantavate sempre “ Willy, Willy combina guai ” e qua mi sa che un piccolo guaio l’ho combinato. Guarda che da qua vedo to mare (guarda che da qua vedo tua mamma)… ma sta imparando a cucinare o sbaglio? Ah Dio, speren non dia fogo alla casa. E to nonno ? Dighe di sveiarse fora che l’è proprio da casa de riposo. (Ah Dio, speriamo che non dia fuoco alla casa. E tuo nonno? Digli di svegliarsi fuori che è da casa di riposo) E tu… beh sei un po’ come me… fai quello che è da fare e cerca di mantenere su un po’ tutti. Vai avanti, che io ci sono sempre.

Grazie nonna,  per tutto quanto, sei la parte migliore di me.

Eleonora D’Ascoli