Aumentano i lupi nell’arco alpino. Il “Piano Lupo” li protegga
Un lavoro immenso che ha impiegato tempo e risorse per restituire un quadro positivo: la popolazione di lupi è aumentata e riprende il suo ruolo fondamentale nell’ambiente. Tuttavia molti sono ancora vittime dell’uomo, investiti o uccisi da bracconieri. Rosati: “Auspico che questa notizia non venga strumentalizzata per dare il via libera agli amanti del fucile, sempre pronti a uccidere senza motivo”.
Per la prima volta in Italia è stato effettuato un importante lavoro di conteggio e monitoraggio della popolazione di lupi presente nel nostro territorio. Un lavoro che ha avuto inizio nel 2018 ed è terminato nel 2022, messo in atto dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), incaricato dal Ministero per la Transizione Ecologica, mettendo in campo 3000 persone che hanno percorso a piedi 85mila km per effettuare una stima il più accurata possibile del numero di lupi che vivono nel nostro Paese attraverso avvistamenti diretti e raccolta di segni di presenza come impronte, escrementi, carcasse di ungulati predati e anche di lupi morti.
Il primo monitoraggio nazionale del lupo è stato condotto tra il 2020 e il 2021 seguendo linee guida condivise, che hanno permesso una raccolta dati omogenea e risultati confrontabili su tutto il territorio italiano.
Per la popolazione delle regioni alpine le attività di monitoraggio, di analisi e di elaborazione dei dati sono state coordinate dal Centro referenza grandi carnivori del Piemonte e dall’Università di Torino (DBIOS) nell’ambito del progetto Life WolfAlps EU (coordinato dalle Aree Protette Alpi Marittime e cofinanziato da Fondazione Capellino), in stretta sinergia con ISPRA, responsabile del coordinamento su scala nazionale.
“Finora le informazioni sul lupo sono state raccolte in modo frammentato, è la prima volta che si stima la distribuzione e la consistenza di questa specie su tutta Italia, basandosi su un disegno di campionamento scientificamente robusto, e con una raccolta dati simultanea” afferma Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il coordinamento della fauna selvatica di ISPRA.
In tutto, sono stimati 3.307 (tra 2.945 e 3.608) lupi sull’intero territorio italiano. “Una corretta conservazione del lupo e un’efficace gestione dei conflitti richiedono dati scientificamente robusti – continua Genovesi – i risultati di questo studio forniscono quindi una base di conoscenza essenziale per le istituzioni che hanno la responsabilità della conservazione del lupo”.
È dunque la prima volta che viene realizzata una stima esaustiva a livello delle regioni alpine e su scala nazionale.
Non solo, è una delle prime stime a livello di popolazione ottenute in Europa, quindi di grande valenza internazionale. La stima è stata ottenuta applicando modelli statistici innovativi, messi a punto da un team internazionale di tre Università (Norwegian University of Life Sciences, Università di Torino e Università di Chester) specializzate nello studio dell’abbondanza e andamento nel tempo delle popolazioni animali.
“La notizia positiva è che la popolazione di questi splendidi animali è aumentata dagli anni ‘70, quando era quasi del tutto scomparsa, e pertanto si è provveduto a renderla specie protetta“, commenta l’associaione LNDC Animal Protection. “Gli esemplari stimati ad oggi si aggirano intorno a 3300 in totale: circa un migliaio sulle Alpi e il resto distribuito in tutto l’arco appenninico che percorre la nostra penisola. Come accennato, si tratta comunque di una stima perché un conteggio preciso non è possibile, ma il metodo applicato è complesso e accurato e prevede un margine di errore poco significativo“.
“Sicuramente si tratta di una notizia considerevole per tutto l’ambiente, perché il ruolo del lupo è fondamentale nell’equilibrio degli ecosistemi e anche del contenimento naturale dei tanto temuti cinghiali”, continu Piera Rosati – Presidente LNDC Animal Protection. “Purtroppo l’antropizzazione smodata delle aree montane, habitat naturale di questo prezioso animale, continua a renderlo vittima dell’uomo. Oltre un centinaio di lupi, tra il 2020 e il 2021, sono morti per motivi che nulla hanno a che fare con la loro natura. Molti sono stati investiti da automobili, ma tanti di loro sono stati anche vittime di bracconaggio ad opera di persone ignoranti e incivili, che hanno ancora il pregiudizio del ‘lupo cattivo’ e non esitano a imbracciare un fucile per uccidere senza pietà.”
Quella che per gli amanti dell’ambiente è una notizia importante, ha però già suscitato preoccupazione in alcuni soggetti.
L’Unione Nazionale Comunità Enti Montani, alla luce di questo aumento della popolazione, ha subito evidenziato la necessità di un “Piano Lupo” per proteggere gli investimenti di agricoltori e allevatori, rivolgendosi al MiTE.
“Concordo sulla necessità di un ‘Piano Lupo’, ma solo per proteggere questo nobile animale da chi vuole difendere i propri interessi economici. È bene ricordare la recente modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione italiana, che sanciscono la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, elementi di cui il lupo è parte integrante. Auspico quindi che gli strumenti a difesa degli agricoltori e degli allevatori restino quelli già in loro possesso, ovvero recinzioni ad hoc e cani da guardia, e che l’incremento di lupi non venga utilizzato per dare sfogo agli istinti più bassi di chi vuole avere un semaforo verde per uccidere”, conclude Rosati.